Sessualità e Respiro

La necessità di migliorare la tecnica del respiro mi ha offerto l'opportunità di entrare dentro la mia dimensione più intima e confrontarmi con i miei limiti. La sensazione, subito dopo il corso era di sostanziale stanchezza sia fisica che psicologica. Assente l'euforia che invece era presente nel training. E' come se fossi stato "sbattuto" come un tappeto o "rivoltato come un calzino" ho fatto fatica a ritrovare una dimensione di equilibrio e coesione, avvertivo una scissione tra il corpo e la mente e questo mi poneva in una condizione di separazione dalla realtà esterna. Col passare dei giorni invece ho avvertito un ritorno energetico e un riallineamento con la realtà esterna ma qualcosa è cambiato dentro, la sensazione è di avere raggiunto un ulteriore livello di espansione, e al contempo di avere più confidenza con la mia interiorità oltre che con il mio corpo, questa nuova attitudine mi consente ora di analizzare la realtà più da testimone che da soggetto coinvolto, una maggiore comprensione degli altri. Il rapporto con l'altro è meno funzionale e più disinteressato. Altro elemento importante, stavolta l'ego è restato al suo posto non c'è stata l'esaltazione dell'altra volta ma più umiltà, ho compreso che non è poi così importante far conoscere agli altri cosa si è fatto e come si pensa di essere diventati. Infatti la constatazione forte è che non si diventa assolutamente nulla, quello che avviene è unicamente una riscoperta di una dimensione che è già tua solo più chiara, ne diventi sempre più consapevole. Ti avvicini al tuo centro. Il tema fondante del corso era ritrovare il bambino che è in noi. In altre parole incontrare il centro della propria sessualità o energia primordiale. Un percorso che utilizza il respiro come chiave per aprire la porta verso quella dimensione. L'impressione evidente è che si utilizza una piccolissima parte della propria potenzialità, perché si respira poco e male. Il respiro ha aperto spazi e percorsi interni impensabili e inimmaginabili prima, si coglie subito il fatto che, a fronte di una tecnica relativamente semplice del respiro, il risultato interiore è sorprendente. Non sono mancati momenti catartici in cui mi sono confrontato con le mie emozioni più profonde, emozioni che esplodono incontrollate e vengono espulse dal corpo più spesso con violenza raramente con dolcezza e danno la misura della quantità di accumulo di "scorie" che

ho dentro. La rabbia, l'aggressività, la paura, il piacere, il pianto, il riso, emergono in modo spontaneo. Anche qui c'è da osservare come si faccia fatica a lasciarsi andare totalmente all'emozione, la mente si oppone come se potesse perdere il controllo da un lato e dall'altro smuove il senso di vergogna, di orgoglio tutte le classiche difese che sorgono quando si cerca di violare dei divieti e dei blocchi del fare e del volere. Il respiro deve letteralmente aprirsi un varco con la forza, tanta è la contrazione e la opposizione che il corpo oppone al passaggio a all'apertura del percorso energetico. Ricordo di aver fatto molta fatica, in un esercizio in cui si doveva aprire il perineo. Dopo circa mezz'ora di "sforzi" e di applicazione della tecnica, ho sentito come un cedimento all'altezza del basso ventre è subito dopo una sensazione di fluido e di rilassamento nella zona del perineo e subito è subentrata una sensazione gradevole e piacevole. Ho subito realizzato che quello che impediva al respiro di passare erano proprio gli sforzi fatti per farlo passare!!. Cedere è la parola magica, lasciar accadere, due cose che mettono in crisi il controllo e quindi la mente e l'ego. Alla fine dell'esperienza mi è venuta una irresistibile voglia di ridere per la incredibile ovvietà della sensazione che andavo scoprendo e per la identificazione immediata e naturale del bambino che è in me all'accostarsi del respiro alla zona perineale. E' stato come un lampo uno squarcio, uno spazio improvviso nel quale ho intuito o concepito, non saprei usare altre parole, la corrispondenza tra il senso di me e il senso di me bambino. Come un ritorno a qualcosa di già conosciuto che suscita ilarità perché ci si aspettava chissà cosa e invece si scopre di "sapere già". La perdita di controllo innesta una sensazione di smarrimento ai limiti della paura e del panico e questo irrigidisce il corpo impedendo all'energia di circolare liberamente, di qui la sofferenza e la "lotta", se a questo si aggiunge la singolarità delle sensazioni che si provano quando si attiva una certa quantità di energia si può comprendere il timore di lasciare che accada. In particolare questa condizione l'ho sperimentata nel respiro circolare, dove il corpo viene caricato come un accumulatore di energia e questa è così tanta che comincia a forzare lo spazio cellulare e molecolare del corpo al punto da far provare una sensazione di forte formicolio negli arti prima, poi nel volto e infine in tutto il corpo, e come se qualcosa volesse fuoriuscire dalle membra che cominciano anche a vibrare o almeno questa è la sensazione. La prima volta questa sensazione mi ha creato sconcerto e timore, perché non sapevo cosa mi sta accadendo e avevo paura di sentirmi male per cui istintivamente trattenevo il respiro o cominciavo a battere sul tappeto braccia e gambe, come per "risvegliarle" o meglio riprenderne il possesso o ancora cercare di far uscire ed espellere quella sensazione fastidiosa che sembra invaderle gonfiandole a dismisura. Dopo un attimo di smarrimento e con l'aiuto di un'assistente ho continuato a respirare ma anche a battere sul tappeto, il corpo si si è scosso da se e ha scaricando una grande quantità di aggressività e di rabbia per tutta la durata della sessione, fino a quando cioè non è cambiata la musica e si è tornati lentamente al respiro normale. A quel punto l'energia è defluita attraverso le dita delle mani e dei piedi, come fosse un rivolo d'acqua e subito dopo è subentrata una sensazione di sprofondamento in me stesso o meglio era come se mi adagiassi e mi spalmassi sulla mia colonna vertebrale, mi sentivo un vuoto-pieno che si immerge in se stesso. Questa è

stata per me l'esperienza più "traumatica" di tutto il corso, tutti gli altri esercizi e meditazioni invece pur impegnandomi molto dal punto di vista psicofisico non hanno creato problemi a livello di resistenza e opposizione. Ricordo con piacere gli esercizi sul corpo, sulle sue posture e sulle principali tecniche di impostazione del respiro. La complessità di alcune meditazioni come quella sulla sperimentazione delle emozioni: la rabbia, l'aggressività, il pianto, il riso, il gioco; l'imitazione degli animali (gatto e cane) il gioco dei bambini, il gibberish. Non sono mancati momenti di grande emozione e di espansione energetica, coincisi quasi sempre con le meditazioni base (dinamica e kundalini) e soprattutto con i momenti di danza che per me è un potente stimolatore energetico naturale, nel danzare e muovere il corpo provo un senso di espansione e di gioia irresistibili e come era successo per il training ho sperimentato livelli di resistenza fisica che non pensavo di raggiungere. In particolare ho raggiunto l'apice della gioia e quasi beatitudine una sera nella meditazione white robe, nella parte danzata e con l'utilizzo del mantra "Osho". Particolarmente coinvolgente e forte il setting che prevedeva il dialogo con la propria sessualità, momenti di garante tensione e di gestalt che ha spiazzato letteralmente la mente, una lotta sottile tra il tentativo di quest'ultima di "aggiustarsi" la rappresentazione e il diretto, crudo, destabilizzante, in senso positivo, impatto con una parte di te con la quale non hai difesa, non puoi mentire e che vivi con grandissimo imbarazzo. Devo dire che sono riuscito ad essere abbastanza diretto evitando di mediare e di aggiustare il dialogo, sono stati comunque momenti di grande impasse soprattutto quando si creava la nuda sensazione a specchio che non ti permetteva di scappare nei vicoli della mente ed eri costretto a guardare la tua nudità e costretto ad essere totalmente sincero con te stesso, ammettendo l'inammissibile e confessando l'inconfessabile. Per quanto riguarda poi il rapporto con gli altri, ho sentito la differenza rispetto al training di luglio, a parte il fatto che c'era una disparità tra maschi e femmine i primi erano il doppio delle seconde, non ci sono stati esercizi o meditazioni basate sulla polarità tranne forse la respirazione a coppie, in cui si è ruotato. Per il resto il lavoro era quasi tutto con se stesso e la presenza degli altri aveva la funzione di creare un campo energetico nel quale lavorare in modo più contenuto, protetto ed efficace. Si è infatti creato un forte spirito di gruppo e grande scambio energetico, a metà del corso c'era tanta coesione nel gruppo che quando siamo arrivati all'ultimo giorno era presente in tutti nessuno escluso la sensazione che si fosse creato un cerchio di intesa e di compenetrazione che era "un peccato" o una "violenza" spezzare.