L'accordo: prima giornata

In tempi di sperimentazione e di ricerca, ogni esperienza diventa importante. Negli ultimi tempi sta aumentando la frequenza degli incontri e dei seminari di un giorno o due, organizzato da operatori in sinergia tra loro. Non fa eccezione questo stage del 23 e 24 giugno.

Il primo giorno, quando si deve partire, è sempre quello critico, tutto fa fatica, alzarsi un po' più presto, preparare l'occorrente, scegliere l'abbigliamento giusto ecc.. Viene su un senso di stanchezza antagonista alla voglia di partecipare. Queste dinamiche però sono ormai conosciute e si fa presto ad esorcizzarle. Sabato 23, ore 9,00 si parte in tre, stavolta Pavan ha dato forfait, c'è l'ormai immancabile Rosaria, che d'ora in poi chiameremo Rosy e Luiza, la brasileira che era venuta con noi anche a Kokopelli. Andiamo sotto casa sua perché ha portato con sè di tutto un po' e non riesce a raggiungerci al luogo di ritrovo.

La vediamo uscire dal cancelletto della sua casa, figura snella, danzante; la pelle bruna, il passo felino, lo sguardo apparentemente perso nel nulla, l'espressione seriosa, quasi triste, da "saudade". Ci scorge e la sua espressione cambia, accenna un sorriso e il suo sguardo è pieno di gratitudine. L'appuntamento è alle 9.30 poco prima di Piandisco' sulla Setteponti. Ci fermiamo forse nell'unico grande spiazzo che si trova lungo la bellissima strada che corre lungo tutto il perimetro del Pratomagno, ci attende il padrone di casa che con la sua "navetta" ci porta qualche centinaio di metri più in alto percorrendo una sterrata molto ripida e piena di curve. Con noi salgono altre tre persone. Dalla lista di prenotazione i partecipanti dovrebbero essere all'incirca una ventina.

Da qualche tempo stiamo meditando in luoghi aperti e boscosi ma non è solo perché l'estate ormai iniziata lo suggerisce, ma è come se il nostro percorso debba prevedere ora un contatto con la natura più intenso e diretto. Del resto è da quest'inverno che frequentiamo un gruppo che lavora sull'animismo e sul contatto con le energie sottili della natura. Lo stesso gruppo che ha organizzato questo evento. Ci aspettano due giorni intensi di lavoro e meditazione con Ruy, Lucia, Pino e Guido che è anche l'autista di questo improvvisato pullmino.

Il posto non ha nulla da invidiare ad una scenografia tipica d'ambientazione magica, sufficientemente fuori e lontano dai centri abitati. Una struttura di campagna ma non contadina, alberi, un giardino, ampi spazi e una veduta mozzafiato sulla valle dell'Arno. L'angusto viale d'ingresso ci fa comprendere il perché del trasbordo, non c'entrano più di tre macchine in fila indiana, la casa è del tipo villetta a due piani, con ampio giardino, su tre livelli, il primo, più in basso, confina con le poche case che ci sono in zona, il secondo livello è un bel prato, delimitato da un lato da un cespuglio ben curato, dall'altro uno sbalzo porta al terzo livello, più piccolo degli altri due, di là da quello, il bosco.

Lo spazio che attira subito l'attenzione, quando si arriva è un affascinante tempio naturale, formato da pioppi e cipressi, cresciuti uno accanto all'altro a formare un cerchio quasi perfetto, al centro sotto la naturale cupola formata dai loro rami incrociati, un tavolo di pietra circolare, forse una macina di granaio e tre panchine di legno grezzo che lo circondano, il terreno è ricoperto di un manto d'edera dalle foglie verdissime e fittamente affastellate, che salgono lungo i rami a formare un rivestimento morbido a mo di parete. Dopo aver sistemato le nostre cose, raggiungo il tempio e mi ci collego, lì avverto subito un'energia molto forte, che mi attraversa tutto, dalla punta delle dita delle braccia sollevate in alto, alla pianta dei piedi nudi che sembrano sprofondare nel tappeto di foglie. Penso che migliore accoglienza e contatto con il luogo non si possa avere.

Il tempo è ideale, cielo limpido, luminoso; sole pieno e cocente, che gioca a luci e ombre con gli alberi. Il prato ampio, curato, invita a mettersi a piedi scalzi. Al contatto diretto con la terra ci si è disabituati nella vita di tutti i giorni, ora invece c'è l'opportunità di sentire la freschezza dei fili d'erba, il gradevole solletico di ramoscelli e foglie sotto la pianta dei piedi. Inizialmente provo un certo disagio ad accettare quella sensazione, infastidito dai sassolini, dai pezzetti di rami, dai bruscoli e altro ancora. Col passare del tempo però le sensazioni di fastidio diminuiscono e comincio ad avvertire una piacevole aderenza alla terra, il passo diventa più consapevole, ci sono in ogni passo, il contatto mi rimanda ad un legame atavico, un messaggio di bentornato.

Il sole si mostra particolarmente affezionato alle scale d'ingresso della casa ed esalta il buio, quasi pesto, del vano della porta, oltre la quale s'intravede una cucina, escono a turno la padrona di casa, Silvia, e a seguire altri che erano dentro. Pino e Lucia si stanno organizzando nei pressi di un gazebo, costruito con pali e tavole di legno, sembra una reception allo spazio dove lavoreremo in questi due giorni. Nella parte bassa del giardino due grossi vasi d'argilla, con piante d'oleandro, dividono lo spazio in tre parti; nel mezzo, tappeti e tappetini e sopra di questi, cuscini colorati di varie fogge e grandezze, studiatamente sparpagliati e appoggiati gli uni sugli altri in apparente disordine, completano il colpo d'occhio da harem, lenzuoli bianchi appesi tra i rami a guisa di separé con sopra appuntati i fogli con il simbolo del Reiki. Un effetto spettacolare, un forte impatto, così come le numerose candele profumate e colorate e le file di torce infisse nelle balze di terra che delimitano il perimetro della parte mediana del giardino, al centro del quale, c'è il "totem", un alberello giapponese detto albero dei fazzoletti, perché, ci spiega Guido, mette fuori dei fiori a forma quadra, sottili e bianchi, come fazzoletti appunto.

Non resta che aspettare di esserci tutti e nell'attesa ci si muove negli spazi per sperimentare e saggiare il posto. Alle dieci in punto si comincia con Lucia e la sua Biodanza. Movimento e introspezione che consentono alla mente e al corpo di rimettersi in contatto con dimensioni più istintive e tribali. Benché ci sia ancora ombra sul prato, il caldo si fa sentire e si fatica un po', all'inizio l'energia è come impacciata, bloccata; man mano che si susseguono gli esercizi, le gambe, le braccia, e infine tutto il resto del corpo, diventano fluidi, si danza con sempre maggiore scioltezza, s'incontra l'altro, si scambia, si gioca, ci si guarda, si comunica, il respiro si espande e diventa più profondo. Al termine di quasi due ore di lavoro, la sensazione è di essersi ricollegati con sè stessi, una centratura fluida, ci si muove con più armonia, c'è collegamento con gli altri. Le ronde a cerchio, il tenersi per mano, il confronto, hanno aperto un canale di comunicazione, uno spazio che unisce.

La pausa pranzo giunge gradita, c'è abbondanza e varietà d'alimenti, preparati con cura e amore un po' da tutti. Si cercano dei punti di gradevole frescura per accomodarsi e godersi il pasto, ma è anche il momento per una prima condivisione. Tutti i partecipanti già si conoscono perché fanno gruppo anche in altri eventi, quest'intervallo è però un'occasione per conoscersi ancora meglio ed entrare ancora più in sintonia. Mi ritrovo a mangiare tutto il tempo in piedi, è una mia scelta, trovo sia importante comunicare con più persone possibili e poi l'energia attivata con la sessione appena conclusa, mi sospinge ad occupare gli spazi, anche stare al sole non è più così disagevole. Abbiamo quasi due ore a disposizione e mi dico che vanno utilizzate per comunicare, guardarsi intorno e perché no stare anche soli con sè stessi.

Tutto il giardino diventa uno specchio di riferimento, il contatto con la terra ora è diventato più naturale neanche le pietruzze danno più fastidio è come se la pianta del piede si fosse ammorbidita e assumesse la forma di tutto ciò che calpesta, segno che il corpo è rilassato, espanso, morbido come gomma. Sostare sotto gli alberi, accanto ad un compagno in silenzio, abbracciare o anche sfiorare qualcuno che s'incontra, diventa un fatto naturale, c'è una sottile sensazione di gioia e di benessere che chiede di essere condivisa. Ci sarebbe tanto da dire, ma anche il dialogo silenzioso con sè stessi è importante in questi momenti, osservare di lontano come si muovono gli altri, senza giudizio, da testimone, da specchio. In questi momenti è facile avvertire l'energia degli altri, entrarvi in contatto, sentire le sensazioni che sono dentro questi corpi distesi o seduti, che si muovono intorno al tavolo da pranzo o che si rifugiano negli angoli del giardino, si può percepirne quasi i pensieri, il respiro, una vera comunione a distanza che suscita tanta tenerezza e gioia insieme. Anche la comunicazione verbale prende i suoi tempi, non è cercata, accade da se, incrociandosi con gli altri, o soffermandosi all'ombra o accanto al tavolo per versarsi da bere, anche lo scambio degli sguardi può essere sufficiente, qui non c'è da andare da nessuna parte, non c'è da raggiungere obiettivi, mi trovo a pensare su come sarebbe più autentico vivere in questo modo. Nella misura in cui accetti e vivi questa reciproca concessione e condivisione d'energia e di spazi, tanto più avverti un moto d'espansione calma e rilassata.

D'improvviso c'è un movimento e come una brezza di vento muove le foglie, così iniziano ad agitarsi i corpi che erano ormai quasi tutti fermi e distesi nella calura, tra qualche minuto inizia la sessione del reiki, con l'armonizzazione. Pino è già in fermento e si muove tra tutti con i suoi appunti, cerca con lo sguardo, più che con la parola, di esortare il gruppo a raccogliersi nella parte bassa del giardino dentro l'harem di cuscini e veli. Dopo qualche esitazione ci si avvia. C'è sufficiente ombra in questo spazio, anche se alcuni rami più radi, lasciano filtrare dei raggi di sole accecanti e cocenti, con sottile strategia si cerca di accaparrarsi il posto più fresco senza però movimenti bruschi o assalti all'arma bianca.

Alla fine siamo in cerchio? In realtà molti si sdraiano placidamente sui tappeti e cuscini astutamente raddoppiati.

Si parte con una lunga introduzione teorica su cos'è il Reiki, un cenno sull'energia, la descrizione sommaria delle tecniche e altro ancora. Oggettivamente il buon Pino non è favorito dall'orario. Siamo in condizioni proibitive per seguire una spiegazione verbale, il caldo, gli effetti della digestione perciò si fa fatica a restare attenti e vigili! In ogni caso il messaggio arriva lo stesso. Brevissima pausa per i bisogni fisiologici e si passa alla parte pratica, a questo punto, però si sceglie di spostarsi sulla parte alta del prato, dove c'è il totem.

Allora comincia un allegro lancio di cuscini e tappetini che volano come enormi farfalle colorate e cadono silenziosamente e morbidamente sul prato ma anche su chi incautamente sta già occupando lo spazio e un modo per darsi una scossa, un ritorno a giochi dell'infanzia che sortisce il suo effetto, quando Pino c'esorta a sdraiarci siamo sufficientemente svegli! Si passa all'armonizzazione detta altrimenti attivazione, Pino ci spiega che sarà in due parti, una si svolge oggi e l'altra, a completamento, domani. Prima di sdraiarci però intoniamo, per alcuni minuti, un mantra dolcissimo e armonioso che serve a creare le condizioni, vibrando dentro i nostri corpi, perché si attivi l'apertura del canale che ci metterà in contatto con l'energia più alta.

Lo spazio è sufficientemente ampio siamo sistemati in ordine sparso, anche se in modo naturale si formano file parallele, il sole comincia a declinare, le ombre degli alberi si allungano sempre di più e ci coprono con la loro frescura si è levato anche un filo d'aria che ci risolleva lo spirito. L'operatore si muove a scatti tra di noi, sento il fruscio dei suoi passi sull'erba, poi il silenzio, comincia l'attivazione singola, c'è un sottofondo new age che accompagna le operazioni, alla fine giunge anche il mio turno, sento il passaggio delle mani, un sussurro quasi impercettibile, dei soffi, pochi contatti diretti, qualcosa percorre il corpo, riconosco il flusso energetico che più volte ho sperimentato nei moduli di tantra e ancora prima nella pratica di qi gong, qui la sento arrivare da qualche parte fuori di me, mediata dall'operatore, negli altri casi invece ero io a manovrare e a dirigerla e proveniva da dentro di me.

La voce di Pino ci avverte che l'armonizzazione è terminata, si riaprono gli occhi e ci si mette seduti. Ognuno con i suoi tempi e con l'accortezza di farlo senza scosse, si rimette in piedi, la posizione da sdraiati è durata a lungo, poi si saprà che è trascorsa più di un'ora. Ci guardiamo l'un gli altri per vedere se si prova qualche sensazione particolare, ci s'interroga, ma se qualcosa è accaduto questa è un'esperienza individuale e unica perciò non è possibile confrontarsi e condividere. Non c'è tempo, incalza la sessione sulle tecniche di comunicazione e sulla consapevolezza, Guido che la dirigerà, ci concede un intervallo sufficiente per riprenderci e fare le nostre cose.

In tutta sincerità sono un po' perplesso su questa sessione, ho pensato a qualcosa di teorico, di difficile "digestione", ma quando si comincia la cosa si fa immediatamente interessante perché c'è sì teoria ma alternata ad esercitazioni pratiche ed efficaci, intense nella loro brevità e semplicità, un'essenzialità zen. Contatto diretto attraverso i mezzi di comunicazione naturali come per es. la voce, supportate da tecniche di respiro e meditazione guidata. Un viaggio nei recessi dell'ego, una scoperta dei trucchi e degli inganni che escogita e la conseguente applicazione di tecniche per evitarlo e tenerlo all'angolo. Una sessione snella, essenziale, esperenziale ed efficace, ci sono momenti di tensione emotiva e anche di commozione, quando sono recitati dei versi poetici a supporto delle tecniche e dei concetti che si vanno sperimentando. Al termine non rimane molto nella testa e questo vuol dire che le cose dette e fatte sono "entrate" subito, direttamente dentro, assimilate anche nella memoria del corpo, una fisicità teorizzante o una teorizzazione fisica, non saprei meglio definire quest'esperienza per me nuova e molto interessante, alcuni passaggi e dinamiche li riconosco, perché sperimentati in altri moduli, alcune tecniche mi sorprendono per la loro semplicità nello stimolare l'intuizione, nel creare il testimone, nel realizzare patti e accordi con la propria energia, legandola all'identità e al nome. Quando Guido ci dice che abbiamo finito, a me sembra sia trascorso un attimo, di essere stato sempre qui e ora......Inoltre ora comprendo più a fondo l'importanza e il senso del cambiamento del nome, quando ho preso il sannyas.

Si passa alla fase finale di questo primo giorno di stage, sarebbe il turno di Ruy con la sua meditazione "La Via del Sal", ma il sole è ancora alto, quindi abbiamo tempo e lo dedichiamo a libere condivisioni su tutto quello che abbiamo fatto nel corso della giornata.

Si aspetta che si faccia buio. La Via del Sal è una meditazione guidata che richiede molta concentrazione e interiorizzazione, le figure di riferimento devono essere evanescenti, non individuabili, lo stesso conduttore sta in penombra, si ascolta la sua voce come se provenisse da un'altra dimensione.

Intanto le sessioni che si sono succedute hanno prodotto una spirale d'energia e di sinergia tra tutti i partecipanti. L'attesa viene perciò utilizzata in modo costruttivo, si condivide, si medita in solitudine, si scherza e ride, ci si aggira pensierosi. Ad un tratto qualcuno mette su una musica, lenta, struggente, si inizia a danzare, o ci si raduna sotto il gazebo in ascolto. Decido che è la musica adatta per sperimentare il latian, che mi accade per una decina di minuti. Si forma un gruppo che vuole dare un saluto al sole che è ormai sulla linea dell'orizzonte ed è di un colore rosso fuoco. S'improvvisa una celebrazione che diventa intensa e commovente a mano a mano che il sole scompare dietro un velo di nubi. Ora le ombre velocemente si allungano su tutto il giardino, si accendono le candele, i lumi colorati e profumati, le grandi torce ai lati della radura. Ruy prepara il suo pc, prova e sceglie le musiche, poi si guarda intorno e suggerisce di aggiungere un altro punto luce sullo steccato ad ovest, per creare un perfetto rettangolo di luci che chiudono questo spazio. Il verde luminoso del prato ora è un grigio indistinto, l'erba comincia a raffreddarsi sotto i piedi nudi, rimandando una gradevolissima sensazione di sollievo dopo tanta calura.

Si sta levando anche una brezza, mentre si costruisce la Via del Sal: un tappeto rosso, cosparso di sale, lenzuola bianche ai due lati e cuscini colorati a formare due file contrapposte. La meditazione la conosciamo ma in quest'ambiente, all'aperto, al limitare di un bosco, sulla terra nuda, e con luci di fuochi ha tutt'altro impatto. Ci siamo, Ruy ci chiama e ci fa sistemare uno di fonte all'altro a coppie e dà il via al lungo viaggio guidato sulla strada della proiezione astrale, le immagini interiori, evocate dal conduttore, diventano sempre più vivide, più reali. Siamo nel vuoto desertico della nostra dimensione interiore, una visita alla struttura fisica del corpo, cui segue una ricostruzione e rigenerazione cellulare che passa attraverso il contenuto catalizzante e purificatore dell'energia della terra e degli altri elementi. E' impressionante stare lì distesi nella penombra ad osservare noi stessi fuori del corpo. Percorso da profondi brividi quando sono evocati gli elementi, in particolare il vento che, come a comando, soffia più impetuoso ogni volta che Ruy lo nomina, sopra di noi le fronde degli alberi passano dal sussurro al grido con un movimento ondulatorio che più che vederlo, s'indovina dietro le palpebre socchiuse.

Ad un certo punto al culmine della vibrazione energetica quando gli elementi, la musica, la terra, l'energia di tutti, si fondono in un'alchimia magica, il conduttore c'esorta ad alzarci mantenendo e alimentando questo stato di concentrazione e fusione energetica e di scambiare con le persone che stanno di fronte, c'invita ad allungare le braccia a toccare le mani dell'altro come a chiudere un circuito. Al tocco un'onda di gioia si sprigiona, mista ad un piacere quasi estatico, restiamo così per alcuni minuti fino a quando ci dice di formare un ponte di braccia sotto le quali a turno si passa per ricevere poi il tocco d'apertura del sesto chakra, della visione globale e dell'intuizione. Al termine di questo rito la sensazione e di essere stati in una dimensione altra, permane una sorta di stordimento che impedisce di "tornare". Solo dopo diverso tempo, lentamente, si riacquista la sensazione d'essere tutti fisicamente in una dimensione spazio temporale conosciuta, intanto sopra le nostre teste splendono, con un'intensità insolita, una miriade di stelle, una rete fitta e pulsante che si disegna nel buio.

La giornata è terminata, a gruppi si va via, non senza aver prima gustato un buon gelato offerto da Paolo e Ruy e uno scambio intenso e prolungato d'abbracci. L'appuntamento è per domani per la seconda parte di questo stage pieno di sorprese. Lasciamo la casa che è quasi mezzanotte, Guido ci riaccompagna alle nostre auto e ci raccomanda puntualità per l'indomani.


L'accordo: seconda giornata

E' Domenica mattina, alle nove in punto siamo già sotto casa di Luisa, viene giù con le sue cose, l'inseparabile beauty-case marrone, stracolmo, ci sono le immancabili gomme da masticare e stavolta ha aggiunto una primizia, ce la mostra contenta come una bambina, tanti rametti di coloratissimi ribes rossi, dello stesso colore del top che indossa.

Lungo il percorso ci parla un po' di se e della sua storia, si sta creando un bel legame di amicizia e di fiducia reciproca, l'intesa è bella in particolare con Rosy. Anche stavolta siamo in perfetto orario, nove e trenta al solito posto, dove ci attende Guido.

Si sosta qualche minuto in attesa degli altri, scorgiamo in fondo alla Strada Stefania che arriva da Castelfranco a piedi, la salutiamo e agitiamo le mani, crede che la nostra sia un'esortazione e comincia a correre, ridiamo e le gridiamo di fermarsi, ci raggiunge trafelata e sudata, oggi sembra e forse lo è davvero una giornata più calda di ieri.

Arrivano anche gli altri e si va su. Ora la strada sembra più breve perché già la conosciamo, in auto c'è uno scambio vivace di battute, il ghiaccio si è rotto (e vorrei vedere con questo sole), il lavoro fatto il sabato ci ha avvicinato, ha creato un canale di comunicazione. Quando imbocchiamo il vialetto che porta alla casa il passo è vivace, c'è voglia di continuare il discorso interrotto la sera prima. Due persone mancano, una nuova arriva di lì a poco. Calorosa l'accoglienza di chi è già sul posto, Luisa dispensa Ribes a tutti e si rammarica perché alcuni chicchi si sono schiacciati dentro il suo amato beauty-case. Sotto il sole quei chicchi che Luisa ha tra le mani e che mostra contenta sollevandoli in alto, sembrano brillare di una luce particolare, come rubini.

Oggi il programma cambia, i conduttori si sono scambiati di turno, comincia Pino, che era stato un po' penalizzato ieri. Completerà l'attivazione Reiki, stavolta quindi poche chiacchiere e molta azione. Si sceglie il lato basso del giardino, i cuscini invitano a distendersi, un po' meno il sole che in quello spazio sembra indugiare più del dovuto. Ci sistemiamo alla meglio, distesi si occupa più spazio e quindi siamo molto vicini. La seduta si prolunga per un tempo che non riesco a calcolare, so solo che ogni tanto devo muovermi e spostarmi perché il sole tra un ramo e l'altro mi abbaglia, anche se ho gli occhi chiusi e mi batte inesorabile sul viso. Rosy che mi è accanto, riesce a stare tutto il tempo nella posizione iniziale senza battere ciglio, dopo mi dirà che era anche sdraiata proprio su una radice di albero! . Vedo la sua pelle lucida di sudore ma non molla. Devo ammettere che è più concentrata di me che mi distraggo spesso e lotto a più riprese con mosche e soprattutto formiche che mi salgono su per il collo. Alla fine vinco io e trovo anche il modo con piccoli spostamenti strategici di incrociarmi con un ramo che mi fa ombra. La procedura è lunga, Pino sosta diverso tempo con ognuno, comincio a contare quante persone mancano al mio turno, confesso che sbircio per rendermi conto della posizione del conduttore e che giro sta facendo. Alla fine quando sto per capitolare all'attacco dell'ennesimo insetto, giunge il mio turno. Stavolta mi concentro e ascolto le sensazioni, i messaggi che mi arrivano, i passi, le posture, il tocco delle mani, c'è più forza oggi nel rito e il sole sembra essere la fonte diretta di quell'energia che Pino ci sta donando con tanto amore. Prima che il giro termini e con esso, il rito, molti di noi si mettono seduti, non è stato facile stare distesi tanto a lungo. Al termine ci sono applausi sinceri e sentiti verso il conduttore che è madido di sudore e stanco ma ha la felicità sul volto e la gioia negli occhi.

Ancora un po' stordito dal prolungato rituale, faccio fatica a ritrovarmi, poi mi accingo a godermi una meritatissima pausa. Gli altri fanno lo stesso ma per la gran parte intanto si gode una bella sigaretta! Sotto il gazebo o nei posti comodi all'ombra.

Siamo alla pausa pranzo e sul tavolo c'è il mondo, le portate sembrano non finire mai, si succede uno via l'altra, vari tipi di carne cotta in modi diversi, primi piatti a base di riso, formaggi gustosissimi, c'è anche la polenta fritta con dentro una filante mozzarella, e insalate e affettati......troppa roba, neanche per sogno! Alla fine il tavolo sarà pulitissimo e vuoto.

Manca ancora molto alla ripresa pomeridiana e una voce di dentro mi dice di andare verso il tempio, lì avverto subito una frescura particolare, mi avvolge un campo di energia che mi protegge da tutto il resto. E quando l'ombra circolare degli alberi mi accoglie, ho l'impressione di entrare in uno spazio sacro, di attraversare una porta del tempo che introduce a un'altra dimensione. Mi siedo su una delle panche ma l'equilibrio è instabile, il terreno è irregolare e devo appoggiarmi alla ruota di granito che è gradevolmente fredda e sicura. Resto lì un tempo indefinito, condivido con Fiorella e Rosy la piacevole sensazione di rilassamento ed espansione, anche il suono delle nostre voci ha un tono diverso e quello che comunichiamo sembra scaturire da un punto profondo dentro di noi e non dalle nostre menti.

Usciamo lentamente da quella dimensione quantica, fuori c'è molto caldo, la luce ci investe e il sole ci abbaglia. Giro un po' in cerca di non so cosa, passo e ripasso più volte davanti al tavolo e assaggio di tutto un po', evitando rigorosamente la carne. Anche stavolta sto in piedi, mi piace condividere e ascoltare, osservare e riflettere, mentre assaporo l'irresistibile riso di Luisa, ricco e speziato e quello di Fiorella delicato ed eterico con i suoi fiorellini viola. Ritorno più volte al tavolo alla fine non so quale dei due ha prevalso nelle mie scelte, sono tanto diversi ma così incredibilmente complementari! Alla fine mi prende una sorta di sonnolenza, e dopo essermi guardato intorno, sulla parte rialzata del giardino scorgo un'invitante sedia sdraio. Senza fretta, ma con determinazione, mi guadagno forse il posto all'ombra più ambito. Resto lì disteso e mi godo una leggera brezza che si alza ogni tanto e, di lontano, osservo tutta la scena, un colpo d'occhio sulla casa, sul prato sottostante; lo sguardo indugia a lungo sul totem che se ne sta impassibile al sole; metto a fuoco Luisa che cerca caparbiamente di trovare un posto all'ombra per Rosy poi desiste e da una mano a sparecchiare, poi torna all'assalto di nuovo, l'ha fatta! Rosy ha la sua sedia e la sua ombra. Qualcuno mi addita come per dirmi, tu si che sei furbo, invidiando la mia postazione. Sarei rimasto così ancora a lungo, ma la sonnolenza si è chetata, e soprattutto si avvicina il momento della ripresa delle "ostilità"; come faremo così "pieni" a sopravvivere alla prossima sessione?

La sessione con Guido fila via fluida e gradevole come il giorno prima, si approfondiscono i concetti, si arricchiscono le tecniche e gli esercizi, c'è in particolare l'esercizio a coppie con lo scambio del nome sulle ali del respiro che è particolarmente intenso e toccante, una circolarità che rompe le barriere e mette in comunicazione e

soprattutto in comunione con l'altro, non mancano citazioni storiche e soprattutto poetiche, che affondano dentro con dolcezza e decisione e aprono spazi di gioia, così forti, che non si può trattenere le lacrime. Si rinforzano i patti con sè stessi attraverso gestualità e memorie corporee. Tutto ciò finalizzato all'ottenimento di una condizione ottimale e di equilibrio nei momenti in cui si devono prendere delle decisioni vitali. Le condizioni del dopopranzo non influiscono sull'effetto della sessione, anzi ogni traccia di appesantimento scompare. Quando arriva il nuovo break, si è ben carichi e pronti ad affrontare il resto della giornata. Seguono nel programma, una meditazione di Ruy e in chiusura la biodanza di Lucia.

Il sole è ancora alto ma l'ombra si sta allungando sulla parte centrale del giardino. Ci muoviamo in ordine sparso, poi, un richiamo silenzioso agisce su noi e ci fa avvicinare alla zona del totem portando i cuscini, ci sistemiamo su due file, assumendo ognuno la posizione più comoda. Poi come suo solito Ruy all'improvviso si avvicina e inizia a parlare. Non della meditazione però, ma un breve riassunto della sua vita, delle sue scelte, gli studi, le origini sciamaniche della sua famiglia. L'accento suggestivo, un esaltante e a volte divertente miscuglio italo portoghese, il tono di voce, le pause e il ritmo, quel muoversi in modo felino in mezzo a noi, fa salire la tensione e l'energia. Ci invita ad alzarci e a formare un cerchio proprio intorno al nostro totem; s'inizia a girare in tondo, la meditazione è iniziata, non sappiamo cosa accadrà, cosa faremo e questo ci fa concentrare e cercare equilibrio, in questo modo lentamente lo spazio tempo scompare e si accede alla dimensione del "sentire" e del contatto. I nostri sguardi si posano sull'esile tronco dell'albero dei fazzoletti e fissando lo sguardo scompare tutto quello che è intorno, l'attenzione è al centro del cerchio. A ogni giro l'anello si salda, fonde e crea al suo interno un campo energetico ricco di potenzialità. Istintivamente le braccia si protendono e le palme delle mani si orientano, verso quel centro magnetico che è il totem.

La voce di Ruy a tratti è un sussurro, in altri momenti un canto, poi sale di tono, evoca e invoca. Difficile comprendere alcune parole ma non è importante ascoltare o capire, ciò che conta è che il suono entri in profondità in modo diretto. Si continua a girare, ora i passi si stanno radicando nel movimento circolare e si apre la zona del cuore. Quando ciò accade, inizia la seconda fase; Ruy ci chiama per nome e uno per volta ci invita a entrare nel cerchio. Ora si rivela tutto l'effetto terapeutico e liberatorio di questo rituale; chi sta al centro è irradiato e invaso dall'amore che viene dagli altri, e si apre per ricevere, gli sguardi s'incrociano, si crea una sinergia magica gestita dalla voce cantilenante del conduttore.

A ogni cambio al centro si avverte una diversa intensità energetica, così come cambia il tono di voce, che in certi momenti è più acuto e apre solchi profondi in ognuno di noi dai quali emerge prepotente tutto l'amore di cui siamo capaci, si trabocca, si diventa gioia che si scioglie in lacrime e in risa. Viene il mio turno, sono in tensione ma una volta nel centro m'invade il silenzio, la pace, il vuoto, e in quel vuoto mi ci espando e perdo, mi arriva intenso l'amore degli altri e si unisce al mio, una voce dietro di me esorcizza e scioglie le ultime resistenze allora la gioia trabocca, un tocco lieve della mano sulla spalla, mi dissolve, esortandomi ad andare via libero, mi riunisco al cerchio e mi sembra di essere aria.

Ora tocca a Luisa, va al centro col suo passo "danzato", arriva a ridosso del totem e si arresta, immobile, statuaria ma fluida, nei suoi occhi c'è amore, gratitudine, malinconia. Il suo sguardo, profondo e intenso, incontra i nostri via via che le passiamo davanti e v'indugia a lungo, provocando brividi intensi. Sento che è la sua meditazione, fatta su misura per lei, per la sua la figura snella e armoniosa, per i suoi capelli ricci e lunghi, per la sua pelle scura esaltata dal top granato e dalla gonna gitana, tutto richiama dimensioni e istinti atavici e tellurici. Quel mix di gioia e dolore si trasformano d'improvviso in lacrime che sgorgano veloci e copiose, scivolano silenziose lunghe le guance, e disegnano lucidi rivoli che si rincorrono. Tutta la bellezza e l'armonia si sprigionano da qual volto che non muta espressione, solo gli occhi hanno luce diversa. Si continua girare e quel girare è sempre più intenso ora diventa un vortice, una spirale che ci avvicina sempre più a lei. Ruy ora alza il tono di voce, pronuncia le sue strane parole con forza e potenza le è accanto alza le braccia, impone le mani e ci esorta a riversare su lei tutto l'amore di cui siamo capaci. Come attraversata da un'onda Luisa, si scuote, oscilla. Riconosco il guizzo del serpente, la kundalini che si snoda e chiede spazio, le sue gambe sembrano cedere, qualcuno rompe il cerchio e corre a sostenerla. Il pianto ora si libera in ognuno di noi mentre continuiamo a girare senza fermarci, per sostenere con grande energia chi sta nel centro. Tutto ciò che ci circonda, la casa, gli alberi, il prato, il totem, noi tutti, è un unico cuore che pulsa e diffonde tutt'intorno: libertà e guarigione.

Quando il rito termina, esplode un urlo: "Siamo liberi, liberi!" lo gridiamo l'un l'altro guardandoci increduli; poi salti di gioia, e abbracci al centro del prato.

C'è del tempo prima dell'ultima sessione e lo prendiamo tutto per elaborare la forte emozione, che in ognuno di noi si stempera in modo diverso, c'è chi rimane attonito, chi si "ritempra" con dosi di nicotina, chi chiacchiera a voce alta, altri girano a vuoto, qualcuno, però non ha retto la grande tensione a tutto quello che si è smosso dal fondo e piange lungamente senza potersi frenare, è assistito da Ruy che lo abbraccia e lo libera toccandolo in varie parti del corpo.

Io trovo una sedia e mi ci lascio cadere, stavolta me ne resto seduto e tranquillo, dentro di me un crogiolo, un forno alchemico, un laboratorio di emozioni che voglio godermi in santa pace. Guardo gli altri, sembrano esausti, forse un po' stanchi, molti affollano il solito gazebo, c'è un gruppo che lo prende sistematicamente d'assalto a ogni fine sessione e agli intervalli. Mi rendo conto di non essermi seduto nemmeno una volta intorno a quel tavolo e, quando quello spazio si svuota perché Lucia ci chiama per l'ultimo step, approfitto e mi siedo per qualche attimo per sentire come ci si sta, cosa si prova, ma non ricevo "risposta" per cui mi alzo e mi unisco al gruppo.

Si torna a lavorare col corpo in modo dinamico, ci si muove, si danza, c'era la sensazione prima di iniziare, di non farcela, di grande stanchezza, ma è un'impressione, uno stop dell'ego che riprende prepotentemente il suo posto perché è stufo di rimanere al palo. La carica che ci ha trasmesso l'ultima sessione è però ancora viva e quindi va

subito a collegarsi con la giocosità e la fluidità degli esercizi che seguono. C'è differenza dal giorno prima, il corpo risponde subito alle sollecitazioni, si muove senza problemi e poi c'è un elemento in più, la connessione con la terra, con tutto ciò che c'è intorno, con gli altri. Più fluido e naturale il contatto fisico, il confronto crea meno disagio, siamo dei fanciulli che giocano, liberi, sul prato, anche se una madre, un tantino severa, ogni tanto ci "sgrida" e ci richiama all'ordine....in verità un pizzico di anarchia e di ribellione emerge ogni tanto nel gruppo, ma è il segno che siamo in contatto coi nostri bambini interiori. Poi il ritmo cambia diventa meditazione in movimento, con "L'uomo di Leonardo" a braccia larghe e gambe divaricate si dà vita a una forma geometrica, ci si espande e si accoglie restando radicati alla terra. E ancora il rito dell'acqua, delicato e intenso, formiamo un cerchio, e partendo da Lucia che li riempie, ci si passa un bicchiere d'acqua colmo, stando attenti a non versarne, ricevendolo con gratitudine e porgendolo con amore, quando tutti abbiamo in mano il bicchiere, formiamo le coppie e inizia la seconda parte del rito quella più intensa e toccante, l'offerta dell'acqua, si pronuncia il nome del partner insieme a una formula, c'è comunione di sguardi nell'atto del porgere e del ricevere e vi si legge gratitudine e amore. Il sole è radente e illumina il volto della mia partner, lo colora di toni pastello, esaltandone la dolcezza espressiva, lo scambio e fluido, delicato, circolare; è la polarità energetica. Polarità che si trasforma, di lì a poco, in un abbraccio lungo e intenso. Poi gli esercizi finali, gli applausi festosi ai conduttori chiudono la sessione e lo stage.

Siamo ai saluti c'è un po' di nostalgia, succede quando c'è il distacco dal luogo e dai compagni coi quali si è lavorato tanto intensamente. Sembra di lasciare una parte di sè. Poi ti accorgi, invece, che tutto è già dentro, che sei cambiato, cresciuto. Questa è solo una tappa del percorso che non si ferma mai, ci saranno altri momenti, nuove sperimentazioni. Mentre ci salutiamo e ringraziamo a vicenda, si pensa già a un prossimo stage. Quando la navetta di Guido ci riporta giù, c'è ancora tanta luce, anche il sole oggi è nostalgico.