Un giorno per caso

02.05.2019

Il cielo è di un giallino che sfuma nel grigio, è la sabbia del Sahara, che impuntura tutte le auto e le superfici vetrate utilizzando rade e deboli gocce di pioggia.

Ci avviamo con passo veloce verso la nostra meta, la mostra Fotografia Europea 019, tema: Legami, Intimità, Relazioni, Nuovi Mondi.

Si svolge in un antico convento Benedettino nel centro storico di Reggio Emilia, la cui ristrutturazione ha mantenuto intatto lo stile originario, i muri sono intonacati a grezzo così come la pavimentazione di un pervadente colore sabbia del deserto, c'è ancora odore di cemento e calce freschi. Una costruzione imponente di tre piani più un sotterraneo. Tutti utilizzati per la mostra. Le opere, prevalentemente foto, sono appoggiate dappertutto alcune a pavimento, altre ai muri, altre affisse alle pareti, lasciate volutamente spoglie, faretti e luci creano un effetto laboratorio in allestimento.

Le opere esposte ed i temi trattati, suscitano sensazioni ed emozioni diversissime in relazione al grado di empatia verso quella particolare tematica.

C'è uno stand, dedicato al magreb, in particolare al Libano, che suscita commozione, compassione e solidarietà.

In un altro le foto utilizzano tecniche digitali avanzate, immagini che si dissolvono in scie coloratissime, grandi figure maschili e femminile, appoggiate alle pareti, scomposte in un caleidoscopio di colori e riflesse, con colori in contrasto, a specchio con altre appoggiate al pavimento.

Lungo i corridoi altre foto che hanno partecipato al Master sono dei veri capolavori, suscitano sensazioni forti e contrastanti che si alterano da un'immagine all'altra creano cortocircuiti emotivi che fanno riflettere.

Sosta prolungata nello stand successivo, proiettano un cortometraggio che si ispira alle immagini della sonda che ha raggiunto un buco nero scomparendovi. La pellicola è un collage di immagini e di colori alternato a scene tratte da film anni 30 in particolare alcune scene da Frankenstein, e flash che rimandano agli anni 60-70. L'opera termina con la proiezione di esclamazioni concitate con sullo sfondo l'immagine della luna.

Quello che mi arriva da questa esperienza visiva colorata, vivace, dinamica a tratti misteriosa e toccante è la conferma che la vita è sperimentazione e che va assaporata in tutte le sue sfumature, come suggerisce in una delle scene più intense lo stesso Frank alla ragazza che gli chiede consigli su come vivere la propria vita. Lei essere umano lo chiede ad un "mostro" assemblato e alimentato dalla corrente. Ma è proprio la limitatezza dei momenti di vita artificiale che gli vengono concessi che lo rendono consapevole della necessità di cogliere tutte le sfumature dell'esperienza quando gli se ne offre la possibilità. Di fronte ha una donna evidentemente delusa dalla vita perchè incapace di apprezzarne la bellezza e l'unicità.

In un certo punto del filmato compare un inciso di uno scienziato giapponese, che in breve afferma che "l'umanità si è preclusa il futuro, è imprigionata in un loop che l'obbliga a ripercorrere sempre le stesse vie e rifare le stesse esperienze generando quindi sempre gli stessi effetti".

Questa impasse è generata dalla paura dell'ignoto e del nuovo, che ha come conseguenza l'incapacità di attingere alla dimensione creativa, e generare situazioni ed esperienze del tutto nuove e originali.

Per far questo, e qui subentra il simbolo della sonda che scompare nel buco nero, è necessario avere il coraggio di passare il limite dello scontato e dell'abitudinario, lasciarsi inghiottire da una apparente dissoluzione per potersi trasformare nel nuovo. L'immagine dei mondi, delle galassie, delle stelle e dei pianeti che vengono via via attirati in quella voragine scura sta proprio ad indicare la necessità di quei mondi, di quelle galassie di quelle stelle, di terminare il proprio ciclo ormai esausto e trasformarsi attraversando la soglia di un apparente nulla, di uno stand by profondo, in qualcosa di nuovo e di diverso, una rinascita, che può accadere solo se ripassi nello spazio del divino e della creazione, ritornando alla vita con imprinting e messaggio autentici ed inediti.      

Per l'uomo equivale alla morte fisica, che spaventa, per via dell'attaccamento a questo mondo e a queste immagini, una paura che impedisce di accettare il cambiamento e la trasformazione, che ti imprigiona in una parvenza di sicurezza e certezza, un delimitato spazio di comfort che non vuoi abbandonare. Sintomo evidente di una totale inconsapevolezza di chi realmente sei. Ti senti qui per caso e alla mercè del capriccio degli eventi. Sei in grado di esprimere solo ripetizioni e modelli imitativi, perchè conosciuti, collaudati e apparentemente controllati. Concepire il nuovo e il diverso, significa accettare l'idea di dover gestire situazioni sconosciute e sopratutto attivare la tua parte creativa, questo può accadere solo se abbandoni il consueto e affronti la catarsi della trasformazione e del cambiamento, il buco nero appunto.

Il cambiamento e la trasformazione non passano però sempre attraverso la morte fisica, possono accadere con la sperimentazione e la ricerca, mettendo in discussione modelli predefiniti, e provando soluzionì diverse e alternative. Prima però occorre approdare alla conoscenza di se di quella parte nascosta che ha in se la capacità creativa senza i limiti imposti dalla mente e dall'ego che prediligono il conosciuto e lo sperimentato, la lezioncina imparata a memoria e ripetuta infinite volte con più o meno varianti sul tema.

Lo stand che segue con i suoi video conferma questa tesi, viene rappresentata un interazione tra l'uomo e il robot. Nel buio più totale lampeggiano immagini colorate e in penombra braccia umane si muovono fluide collegate intuitivamente ad un corpo danzante nel buio, di fronte una creatura robotica che muove le sue piccole braccia metalliche ad imitazione dell'altro. Immagini suggestive, avvincenti, che lasciano il segno.  

In un altro video la danza avviene in piena luce e ai movimenti si aggiunge il dialogo, domande e risposte, queste ultime sono impressionati grida meccaniche, come se la creatura volesse comunicare, senza riuscirci. Nei movimenti e nell'espressione, si legge il desiderio di esprimere la propria identità. L'uomo come ricercatore e sperimentatore crea un alter ego, fatto a sua immagine e somiglianza, per interagire, nella sostanza con se stesso, come in un riflesso animato e attraverso questa interazione riconoscersi. Un passo verso la consapevolezza di essere al contempo creatore e creato.

La luce grigia del cielo si ricompatta con il cortile della struttura creando un effetto di unicità, siamo fuori, negli spazi spogli, si alterano improvvisati divanetti bassi composti da pancali ricoperti da materassini di stoffa neri, tavolini da bar e relativi sedie di un giallo ocra sparsi alla rinfusa. Il vento di scirocco è ancora lì ad agitare rami di alberi giovani che tra qualche anno faranno ombra a questo selciato che in estate raggiunge sicuramente temperature proibitive. La sabbia è ancora lì prigioniera di un groviglio di nubi, attende di liberarsi quando queste si scioglieranno in pioggia.