Speculazioni in movimento

19.05.2017

Tutto ha inizio quando comprendi di essere un tramite o meglio un testimone che osserva e riferisce. Osservi la realtà esterna, la vivi con totalità al punto di perderti in essa, poi il gusto, il piacere o anche la sofferenza e il dolore generati dall'esperienza li elabori e li rimandi come messaggio, come reportage, alla coscienza che ha generato tutta l'esperienza, te compreso. Difficile da accettare, la mente non può concepire una tale immedesimazione consapevole. Tutto è esterno e la coscienza è qualcosa di troppo sottile, impercettibile per essere reale e comunque sarebbe sempre qualcosa che ti ha generato e quindi altro da te. Vediamo però cosa succede se sperimenti la condizione del testimone. Tu affermi, mediato dalla mente, che esiste un passato e un futuro e un qui e un la. Ieri hai mangiato in quel ristorante o hai fatto un viaggio, domani andrai a lavorare. Nel momento in cui però fai questa affermazione sei qui nel presente e né tu né altri vedono il ristorante in cui sei stato o il viaggio che hai fatto, né il lavoro che farai domani. Ciò che appare sei te che affermi queste cose. Sei in auto e dici sto arrivando da tale luogo e sto andando in talaltro, anche in questo caso nel momento in cui fai questa affermazione non c'è né il luogo da cui sei partito né quello in cui stai per andare. Dietro di te o davanti a te non ci sono immagini della tua auto o della tua persona che formi una scia che possa confermare che qualche istante prima eri in un altro posto e che tra qualche istante sarai in un altro. La sola vera sperimentazione è il qui e ora. Ed è sempre qui e ora, l'istante dopo che lo hai affermato, ed ogni volta è diverso e unico, ciò che accade è il cambiamento e la trasformazione. Muti costantemente e infinitamente nel solo istante possibile, qui e ora. Una spirale che si avvita su se stessa e non si sposta mai (prova a immaginare una foto di te fanciullo sulla quale si sovrappongono altre istantanee di momenti successivi fino ad arrivare ad adesso, noterai un cambiamento continuo della forma che però resta sempre nello stesso punto). Lo spazio e il tempo servono unicamente alla mente per creare le condizioni per l'esperienza. Come un regista ha bisogno di un copione, di attori e di una scena per girare un film. Come un direttore d'orchestra ha bisogno dello spartito, degli orchestrali e di strumenti per generare il suono di una sinfonia composta da un musicista. L'attore recita e per dare vita al personaggio vi si immedesima totalmente al punto da pensare di esserlo, questa è la fase funzionale all'esperienza nel ruolo con le relative sensazioni fisico/emotive, poi l'attore si "ricorda" di esserlo e diventa consapevole di stare recitando. La comprensione che ne consegue da vita al testimone che "invia" il messaggio alla fonte che ha generato l'esperienza in questo caso l'autore del copione. A sua volta l'autore assiste tramite l'attore alla rappresentazione della sua creazione riconoscendo i contenuti della sua opera. L'autore è al contempo, colui che ha scritto la commedia, il regista, l'attore, il palcoscenico. L'attore è la funzione che permette all'autore di rimanere pienamente inserito nell'esperienza. Per una visione ancora più essenziale: la Coscienza si scompone in infiniti frammenti in cui è ugualmente presente nella sua totalità, da questi frammenti c'è il "ritorno" del messaggio e del senso dell'esperienza di essere frammento, questo permette alla Coscienza di "ricordarsi" di essere la sua stessa origine. L'inconsapevolezza è una condizione necessaria per poter essere consapevole, come faresti ad essere consapevole di essere consapevole se non ci fosse un parametro che lo riflette, il suo esatto opposto. Nell'esperienza quindi non c'è discontinuità, non c'è qualcosa che termina e un'altra che comincia, non c'è ieri e domani, non giorni, mesi ed anni, come non c'è un prima di venire al mondo né un dopo, vi è solo e unicamente trasformazione e cambiamento, e tu sei consapevole solo di essere ciò che sei in un determinato istante nel quale riesci a sentire questa continuità e arrivi a comprendere che sei un'unica cosa. Allora anche la nascita e la morte fanno parte dell'esperienza. Come un giro di spirale, nella prima metà del giro vai verso l'esperienza, nella seconda metà ritorni alla fonte. Questa rappresentazione la puoi osservare nella proiezione del cosmo, nelle profondità dello spazio vagano strane composizioni pronte ad espandersi al minimo imput creativo, potenziali fonti di galassie e mondi, sistemi solari e pianeti e quindi di vita; e buchi neri che riassorbono tutte le esperienze concluse riportandone l'essenza alla fonte che le ha generate. La mente a questo punto è costretta a fermarsi perché siamo in uno spazio in cui non soccorrono parole né concetti. Cessa il pensare ed inizia il "sentire".
In viaggio sulla A1 19.3.17