Soli con se stessi

03.08.2012

Occorre perdersi per ritrovarsi, perdersi alle abitudini, alle dipendenze, agli schemi mentali, ai desideri e ai rimpianti, ai progetti e alle rinunce, agli amori impossibili. In questo modo si cade in un pozzo apparentemente senza fondo, si abbandona l'io, la personalità con la quale ci si relaziona all'altro e alla realtà esterna.

Fermarsi a riflettere o anche solo ad ascoltare quello che si sente dentro, in mezzo ai rumori della vita, può essere doloroso soprattutto se permangono i pensieri e si sperimenta un senso di abbandono e di solitudine. In realtà non si è soli, c'è qualcuno o qualcosa che rimane ed è chi osserva e prova tutti questi sentimenti e sensazioni, se si ha la capacità di spostarsi nello spazio di chi sta osservando e sperimentando, si scopre che la solitudine non è una condizione negativa.                                                                                            

Perché da quel punto di osservazione si è con tutto e tutti e non si ha la necessità di legarsi o dipendere da qualcosa, pur decidendo di vivere e sperimentare quel qualcosa. Perdersi in ciò che è altro da se è solo un alibi, un rifugio temporaneo per la mente impaurita, il Cuore può sorridere solo se lo si vuol far sorridere e questo accade quando si entra in quello spazio da soli, senza l'aiuto di nessuno, ritrovarsi nel cuore porta il sorriso e la gioia. 

Nessuno può sapere meglio di se stessi che cosa è bene e che cosa è male. Osservare una strada da percorrere e per di più attraverso un riflesso non aiuta, se mai si può definirla via, questa è dentro se stessi, quindi di fronte al riflesso ed è fatta di scelte, responsabilità, sperimentazione senza il timore di cosa possa accadere ed accettare tutte le conseguenze del proprio agire, dagli errori si impara, dall'esperienza si comprende quanto si è in sintonia con quello che sta accadendo.