Scelte coraggiose

08.02.2013

Affrontare un percorso di cambiamento e di trasformazione da soli è un problema in relazione alla capacità di confronto con se stesso e di verifica della proprie condizioni. Le cose si complicano quando si è in convivenza, vedi il post "Le due velocità" . Diventano, decisamente difficili nel caso di una donna incinta o che ha un figlio appena nato. Non tanto per quel che riguarda il percorso interiore e l'analisi delle proprie condizioni che si possono affrontare con una consulenza individuale (anche se in certi casi per agire su blocchi e condizionamenti è necessario ricorrere a tecniche corporee e di respiro che in certi casi appaiono piuttosto impegnative), quanto per un lavoro totale e in profondità su se stesso. Nel caso della donna incinta, questa seconda opzione è forse completamente da scartare, nel caso invece della donna con neonato o bimbo in tenera età, si pone il problema della disponibilità di tempo e di "libertà", per potersi dedicare al proprio percorso, specie se si tratta di training residenziali di una certa rilevanza e intensità, senza tuttavia trascurare la funzione di madre. I figli più grandi possono essere affidati temporaneamente ai parenti, ma questo non è possibile con i neonati e i bambini in tenera età. In questi casi non c'è altra soluzione che attendere qualche anno prima di cominciare a lavorare su se stessi.

Però, come si è detto in altre occasioni, i treni passano una sola volta e potrebbero non esserci altre opportunità. La struttura familiare appare sempre più inidonea, ridotta nel numero di componenti, con la conseguenza di non poter contare sull'appoggio degli stessi. Nelle famiglie contadine, perlomeno, il nucleo era numeroso, spesso convivevano nello stesso spazio almeno tre generazioni, non mancavano quindi le figure di riferimento cui affidare i bambini. In quel conteso, per lo più i giovani lavoravano e gli anziani si occupavano delle incombenze domestiche e accudivano i bambini, in ogni momento, essendo costantemente presenti. Con l'evolversi dei tempi e delle situazioni storiche, le famiglie sono, diventate sempre più "ristrette", le generazioni tendono a rimanere separate, le vecchie poi, spesso sono vissute come condizionanti e, a lungo andare, diventano un "peso". La famiglia sembra in fase d'involuzione per avere ormai assolto al suo compito e terminata la sua funzione storica. 

Il ritorno a spazi condivisi e allargati sembra essere l'alternativa. Un esempio di spazio allargato e condiviso, che è già sperimentata e sperimentabile è la Comune, intesa in senso olistico, ecosostenibile, e socio-economica-solidale. Su questo argomento ho effettuato una ricerca sul web e sono emerse queste indicazioni interessanti.

"La capacità di Immaginare il futuro" (www.buonenotiziebologna.it ) che riporta un progetto nato e portato avanti in Italia a partire dalla primavera del 2010 "un piccolo nucleo di famiglie e cittadini emiliani e toscani ha dato il via ad un percorso di progettazione partecipata per la realizzazione di un ecovillaggio ispirato ai principi della permacultura, agricoltura naturale, cohousing e decrescita felice. Al gruppo si sono presto uniti anche nuclei provenienti da L'Aquila, Roma e Napoli. Lo scopo è quello di creare una collettività socio-economica-solidale autosufficiente dal punto di vista energetico, idrico ed alimentare. Per rispondere con azioni concrete alla crisi economica, culturale ed ambientale che caratterizza i nostri tempi. 

Una straordinaria esperienza di condivisione, per restituire agli individui la capacità di immaginare il futuro. Nello stesso periodo, è stata individuata una proprietà ideale allo scopo, una vallata protetta di 34 ettari nel comune di Subbiano, in provincia di Arezzo. Sul sito insistono tre casali da ristrutturare per un totale di 1200 mq. calpestabili ed un'area edificabile per la costruzione di nuovi interventi in bioedilizia per un totale di 3600 mq. calpestabili. Nell'ecovillaggio potrebbero trovare quindi posto fino a 30/40 nuclei famigliari. Al momento il primo gruppo di insediamento è composto da 7 nuclei e procederà, inizialmente, compatibilmente con i costi, ad una prima fase che prevede l'acquisto e il recupero dei casali dove potrebbero trovare posto fino a 10/12 nuclei. La permacultura è un sistema di progettazione per la creazione di insediamenti umani sostenibili, ed è allo stesso tempo un sistema di riferimento etico-filosofico ed un approccio pratico alla vita quotidiana......

Il cohousing è un nuovo modo di abitare con spazi e servizi condivisi tra persone amiche e/o
individui che si è scelto e con cui si è progettata una comunità residenziale. Chi vive in cohousing ha una vita più semplice, meno costosa e meno faticosa decidendo innanzitutto cosa condividere.
La Transizione è un movimento culturale impegnato nel traghettare la nostra società industrializzata dall'attuale modello economico profondamente basato su una vasta disponibilità di petrolio a basso costo e sulla logica di consumo delle risorse a un nuovo modello sostenibile non dipendente dal petrolio e caratterizzato da un alto livello di resilienza. In ecologia la resilienza è la capacità di un sistema di adattarsi e sopravvivere a eventi esterni anche di tipo fortemente traumatico. Nelle attività di Transizione la resilienza è la capacità di una comunità di affrontare le difficoltà e i cambiamenti derivanti dal raggiungimento del Picco del Petrolio (riduzione della disponibilità di energia, problemi economici e finanziari, difficoltà di approvvigionamento di cibo, deficit di servizi fondamentali) senza subire traumi e degenerazioni".

Qui si tratta di veri e propri progetti alternativi che consentono di far fronte alla crisi che sta già toccando il vecchio modello di convivenza e creare condizioni nuove e altre, per assicurare letteralmente la sopravvivenza su questo pianeta. Se a questa riorganizzazione sociale si va ad aggiungere, anche un'impostazione olistica (come pare che sia), allora i problemi sollevati all'inizio di quest'articolo potrebbero trovare davvero una risposta. I passi storici verso questo modello, che sta sempre più prendendo piede nell'immaginario collettivo, sono riconducibili a particolari momenti di crisi esistenziale e di sistema che nel passato hanno dato, vita a movimenti parareligiosi e o politici. Che poi con il passare del tempo hanno lasciato il posto a impostazioni laiche e di pura sperimentazione e ricerca, sganciate dalla radice politica che ne offuscava la limpidezza e ne soffocava la naturale crescita ed espansione.

Sempre dal web: "Storia del fenomeno comunitario: vita nelle comuni, tra antifamilismo e protoecologia"

"Il fenomeno delle comuni, in Italia, inizia ad avere una buona consistenza agli albori degli anni '70. È figlio, come abbiamo visto, di una culturabeatdi importazione ma anche della "nuova stagione comunitaria americana" - soprattutto di matrice hippy e libertaria - cominciata nella seconda metà degli anni '60. Le nuove comuni, in America, sono piuttosto diverse dalle precedenti comunità, che si svilupparono, come abbiamo visto, tra la fine del Settecento e la seconda metà dell'Ottocento. Donata e Grazia Francescato, in un testo del 1975, Famiglie aperte: la comune, analizzano le differenze: «Le comunità dell'800 sono utopistiche, si pongono cioè per definizione come modelli per il resto della società: il loro accento è sul sociale. Le comuni di oggi [...] hanno scopi più limitati, hanno fatto tabula rasa delle visioni grandiose ― percorse da una profonda fede nel futuro - che animavano le comunità del passato. Il concetto tradizionale di "salvezza" è stato barattato con quello più modesto di "crescita personale", la retorica religiosa o politica ha ceduto il passo a quella psicologica. Tale nuova e più limitata dimensione del movimento odierno rispetto a quello ottocentesco è riscontrabile anche nella struttura fisica delle comuni: quelle dell'800 erano comunità piuttosto ampie, con centinaia di membri di tutte le età, quelle di oggi sono gruppi spesso limitati ad una decina di membri, nella maggioranza giovani o giovanissimi». (Donata e Grazia Francescato, Famiglie aperte: la comune, Feltrinelli, Milano, 1975, p. 43)

Il movimento di liberazione della donna ed il nascente movimento ecologico contribuiscono, notevolmente, al consolidarsi di questa nuova stagione comunitaria. L'istituzione famiglia, in ambito femminista (soprattutto, stando a quanto scrivono le sorelle Francescato, presso alcune correnti del femminismo americano), viene questionata come spazio di inferiorizzazione e vessazione, quotidiana, della donna mentre la comune viene identificata come interessante alternativa possibile. (!) Di conseguenza, anche le comuni italiane degli anni '70 nascono come strutture alternative alla dimensione familiare classica e come laboratori in cui questa possa essere, in vari modi, disarticolata.Lungo gli anni '70 gli esperimenti comunitari si moltiplicano; dalle spontaneistiche case aperte, pronte ad ospitare chiunque ne faccia richiesta alle più o meno strutturate "comuni urbane", fino alle comuni rurali, sperimentazioni ancora più radicali, figlie di un'istanza esplicitamente separatista e proto-ecologica. L'ostilità verso la città, nell'analisi delle sorelle Francescato, era un elemento particolarmente caro agli hippies, assieme al rifiuto del sistema ed alla diffidenza nei confronti della tecnologia. 

Altro spunto interessante è il brano che segue, tratto dal web e, come quello precedente, dal sito "Viverealtrimenti.blogspot.com" che accenna a quella che è l'attuale impostazione dell'idea di Comune, adatta ai tempi e al cambiamento epocale.
"Comunità ed Ecovillaggi" "Comuni", "comunità", "ecovillaggi", tre termini per uno stesso bisogno esistenziale: vivere una vita diversa o, per riprendere il titolo di un vecchio testo: "vivere altrimenti". Pensando alle comuni non possono non venire alla mente i colorati anni '60 e l'innocente retorica delpeace and love. Sono meno immediate le associazioni quando si parla di comunità, termine francamente generico, cui [...] [nei casi presentati in questo sito] viene affiancato l'aggettivo "intenzionali". In ultimo: ecovillaggi; senz'altro il termine più recente (che si tende ad utilizzare con una frequenza sempre maggiore, probabilmente per l'urgenza di una decisa conversione ecologica), mutuato dall'ingleseeco-villages, utilizzato per la prima volta da Robert e Diane Gilman nel testoEco-villages and Susteinable Communities(The Gaia Trust, 1991). Volendo offrire una definizione "formale", "gli ecovillaggi sono insediamenti umani che integrano varie attività, non producono danni all'ambiente naturale, si basano sullo sviluppo olistico e spirituale dell'uomo e possono continuare indefinitamente nel tempo".

Un'impostazione di vita basata tutta sulla tecnologia esasperata e sul profitto, condizionata da idee religiose e politiche che separano e isolano, sta portando inevitabilmente all'alienazione, al consolidamento e alla cristallizzazione di condizioni di degrado, di destrutturazione sociale e personale, la perdita sempre più acuta del senso di se, lo "smarrimento" del motivo per cui si è vivi, Motivi che, oggi, trovano la loro sola ragion d'essere in uno scopo, un traguardo, in progetti imposti dall'alto, da un astuto "ordine mondiale" che fa credere che essi, i motivi, invece siano scelte libere e individuali. Riappropriarsi quindi delle proprie scelte, riprendersi cura di se, rivolgere l'attenzione a dimensioni più "spirituali" e interiori, può realmente innescare il cambiamento e la trasformazione, più volte accennati, e se questi s'innescano negli esseri umani di riflesso tutta la realtà esterna, il mondo ne saranno positivamente condizionati. Tutto questo può avvenire solo in un contesto libero, condiviso, solidale, olistico dove in primo piano è posto il benessere di ognuno e di riflesso di tutti, dove ci si può occupare di se avendo come supporto una rete di sostegno, al bisogno, e di riferimento costante senza quindi dover rinunciare a "sperimentare" la vita e a salire sui "treni che passano". Sul mio sito ho affrontato l'argomento "Comune" mettendo a confronto quelle di orientamento comunista e quelle olistiche: leggi il post "Il Comunismo e la Comune"