Maschera e silenzio isolamento

08.07.2012

Strategia per farsi amare:
La sensazione è che la maschera mi aiuti a sembrare quello che vorrei essere. E come se l'ego si fosse impadronito delle mie intenzioni e le usasse per farmi apparire e non farmi essere quello che vorrei.

Maestro

Anticonformista

Ribelle 

Tentativi di essere qualcosa, parti di personalità che mostro agli altri per convincermi di avere quelle qualità, ma l'ego le ha rubate, in realtà io non ho bisogno di apparire, non mi amo abbastanza per poter essere autentico, non ho bisogno di apparire ribelle, maestro e anticonformista e che in verità non ho realizzato dentro nessuna di queste tre cose. Devo demolire dentro di me il bisogno di apparire agli altri con questa maschera.

Mentre mangio avverto un senso di disagio, di umiliazione, ma al contempo sento una forte emozione che mi suscita pianto. Sento riaffiorare la bellissima sensazione di quando ho preso il sannyas. Intuisco come l'ego si sia impadronito di quel momento disperdendolo nella sensazione di essere arrivato, quella sensazione di puro amore si è trasformato in una proiezione.   

Come è difficile rimanere nella gioia!

Mi sono reso conto di stare mangiando!                                                              
Sento forte l'emozione degli altri!                                                                         
In altre occasioni di isolamento pensavo alle emozioni degli altri con una percezione più cerebrale, ora l'emozione è diretta ed è nella zona del cuore.    

Il pensare si è sovrapposto al sentire!

Applicare alla vita di tutti i giorni il sentire sembra impossibile!                         
Qui invece diventa possibile!                                                                                
Dovremmo indossare più spesso la maschera e guardarci allo specchio, mi viene in mente la parola innocenza, pulizia, qualcosa di terso e di riflettente come uno specchio, appunto, che si limita a rimandare l'immagine senza interferire. Non contaminato. Sento che c'è ancora polvere sullo specchio o forse non lo pulisco come dovrei, perchè forse mi fa comodo, sento di cercare ancora conferma nell'altro, perchè non sono abbastanza dentro me stesso, non sono sufficientemente felice ed estatico, ancora mi castro da questo lato. In certi momenti nemmeno con la maschera si riesce ad essere autentici, si recita subito un ruolo.                                                                                           

Ma la differenza sta nel fatto che me ne accorgo, c'è qualcosa dentro di me che si accorge di questo fatto. Leggo qualche pagina di Con te e senza di te e sento dentro una grande serenità, sono rilassato, come se avessi ritrovato un equilibrio, sento che ho smesso di scavare dentro di me, di togliere terra e detriti e l'acqua è tornata sotterranea, non riaffiora più. Ho trasferito il mio scavare negli altri, cerco di scavare negli altri quello che ho dimenticato di scavare dentro di me. Mi sono accorto per un attimo di essere totalmente me stesso, perchè ho pensato alla strada del ritorno e come se mi avessero tirato via da me, una mano mi ha distolto è una sensazione fastidiosa e come essere strappati a un tempio sacro.

La maschera allo specchio                                                                                    

Sento me dietro quella maschera, anzi mi sento dentro colui che osserva quell'immagine. Di qua dallo specchio non provo sofferenza, osservo solo e basta.

Il rituale delle maschere                                                                                       
Ho fatto fatica ad assumere le posizioni perchè già non le sentivo più mie, quando ho lasciato la maschera non ho potuto fare a meno di guardare le foto di Osho e ringraziarlo ancora una volta. Tornando al silenzio isolamento, ho sentito a cena una certa insofferenza, non sono riuscito a mangiare con la stessa serenità del pranzo. Il particolare soffro molto il silenzio con la mia compagna del n. 10, con la quale oggi nella condivisione mi sono sentito molto vicino, avrei voluto tanto abbracciarla e ancora adesso l'energia è forte. Sto cercando di capire se si tratta di dipendenza, ma sento che il mio è un bisogno di donare e non di prendere. Rispetto agli altri silenzi che ho fatto qui non ho mai sentito il senso di umoristico e divertente della situazione, tutti i compagni salvo pochi sono molto dentro se stessi.                                   
Altri Momenti                                                                                                        
Stamani dinamica disintossicante, ieri sera ho mangiato troppi cavolfiori, mal di pancia e difficoltà a muovermi, sono riuscito a fare una dinamica buona, superando l'impasse del malessere, sembrava dovessi collassare da un momento all'altro, invece è andata, anche se non è ancora andato il malessere. Prosegue il silenzio isolamento, il tempo sta cambiando, non c'è il sole dei primi due giorni e questo un pò appesantisce questo isolamento, il bello è che più si scava dentro e più appare evidente di come si dipenda tanto dagli altri, dalla loro attenzione, dal contatto fisico, dalle parole dette, c'è tanto specchio ancora da guardare prima di sentirsi totalmente a casa. C'è la voglia di fare, ma sembra che la fantasia e la creatività si siano inaridite senza la presenza degli altri, aumentano anche i disturbi fisici e una certa astinenza da voce. La voce di dentro sembra un feroce giudice che ti elenca tutta una serie di reati commessi, ogni tanto emerge pure una sensazione di gioia inframmezzata da sospiri di sollievo, duro abituarsi a se stesso.