L'impulso ad agire

21.02.2017

Dove comincia e dove finisce la percezione di se rispetto alla proiezione esterna. La consapevolezza cresce con il crescere dell'esperienza di vita. Quando è il momento di fermarsi? A questa domanda non è possibile rispondere perché l'esigenza di fare l'esperienza è più forte di ogni congettura mentale. Può accadere che ti fermi per un po', e resti in uno spazio "vuoto" e osservi la tua immobilità che comincia dopo un po' a crearti dei problemi sotto forma di ansia, smarrimento. Devi tornare a "muoverti" ad agire a fare l'esperienza. Allora accade la dinamica del "ritorno". Cose che avevi pensato di smettere di fare, tornano nuovamente ad essere d'attualità. Nel caso specifico, anni di sperimentazione con i gruppi di meditazione prima e di tantra poi, sembravano aver svolto il loro ruolo e quindi non avevano più la carica che ne giustificava la continuità. Poi all'improvviso, come se si riaccendesse una luce o partisse un impulso, riparti. Questo impulso proviene da qualche parte all'interno del tuo corpo, per la precisione tra la pancia e la bocca dello stomaco e forse se presti attenzione da più giù dalla radice del tuo essere manifesto. Comprendi che hai ancora la necessità di "creare" delle figure che ti circondano, in questo caso un gruppo di persone che guidi nella meditazione e nella sperimentazione e questa esigenza che sembra oggettivamente essere a vantaggio dei componenti del gruppo, in realtà è una tua esigenza, l'esigenza di comprendere cosa sei attraverso di loro. Ognuno di loro si "presta" a sua volta per fare la propria esperienza di conoscenza di se, in un mirabile gioco di riflessi, di un coloratissimo puzzle. Si riparte quindi ma con un'attitudine diversa. Non c'è più la pressione dell'aspettativa e della pretesa rappresentate e gestite dall'ego funzionale all'esperienza come necessità necessitante. Ora c'è la semplice, pulita disponibilità. Si resta lì in attesa che l'esperienza si generi solo se occorre.