La relazione in 4

03.08.2012

Quando ci si rinfaccia le cose, non si è più in due nel rapporto, ma in tre: tu.. io.. e il tarlo che ha cominciato a rodere la nostra storia. Nell'oscurità della materia, i tarli lavorano con discrezione, scavano gallerie per anni e, a parte qualche minuscolo fastidio, non ti accorgi di niente. Poi un giorno posi una tazza sul tavolo e il legno cede, sprofonda e in un istante, la superficie solida che conoscevi si trasforma in un cumulo di soffice segatura.

Susanna Tamaro

In realtà in queste situazioni si è addirittura in 4. Due se e due ego. All'inizio del rapporto s'incontrano le due identità profonde: maschile e femminile che, per il gioco delle polarità, si attraggono per comporre l'unità. L'incarico però è delegato ai due ego, le personalità che ognuno dei due ha pazientemente costruito lungo tutto l'arco della propria esperienza di vita. Le personalità cercano un modo per realizzare quest'unione e lo fanno nell'unico modo che è loro concesso con un accordo, un compromesso, un accomodamento. Questo nel migliore dei casi, nel peggiore uno dei due prende in mano le redini e prevale sull'altro mentre quest'ultimo va a dipendere dal primo o può anche capitare che dipendano entrambi l'uno dall'altro. Fino a quando la spinta energetica delle due identità opposto è potente, il gioco regge, poi a lungo andare, non realizzando l'auspicata unione, si passa ad una fase di rilassamento in cui, per così dire, si aggiusta il tiro, si cercano equilibri, si sposta l'attenzione su altro oppure ci si annulla l'un l'altro in uno stato simbiotico. Quando l'energia si esaurisce, rimane solo la relazione tra i due ego, che acuiscono ed estremizzano le diversità e soprattutto cercano di individuare il "colpevole" della mancata unione. Inizia perciò la fase conflittuale, la condizione riportata dall'autrice nella sua citazione. I tarli in questione sono "erosori occulti" per chi è inconsapevole, ma identificabili, per chi le conosce, come proiezioni che si accumulano durante tutto il periodo del rapporto. Come un organismo si ammala e produce da se stesso le tossine che lo portano alla decomposizione, così il rapporto produce i famosi tarli che lo erodono in profondità. Inevitabile quindi che il tavolo diventi segatura e si frantumi, così come il rapporto, diventato logoro, si spezzi provocando un doloroso risveglio in chi vi aveva investito tutto. In un rapporto a due questa dinamica è inevitabile se prima non si è lavorato a lungo e profondamente su se stetti per conoscere la struttura duale che è già dentro di noi e dietro di essa intravedere l'unità dalla quale è scaturita, allora è possibile gestire il rapporto a 4 evitando brutte sorprese. In questi casi, quando il rapporto finisce, si sa già, si è pienamente consapevoli, perché si è fatto iniziare, proseguire, sviluppare e lo si accompagna alla conclusione, testimoni e consapevoli entrambi, costantemente, di quello che sta accadendo, perché lo si vive e condivide in una condizione di equilibrio interiore a specchio con l'altro, conservando la propria identità. Si parte da una condizione in cui si è soli, si percorre insieme l'esperienza dell'unione a due e si ritorna ad essere soli, ma questa condizione non fa paura, non è vissuta come un fallimento di cui si deve cercare un colpevole. Ci si ritrova, invece, arricchiti, ulteriormente espansi e consapevoli della propria reale identità perché si è sempre rimasti se stessi, vivi e uniti.

Premartha

La citazione che segue, che è la sintesi di quello che ho scritto, è una risposta diretta a quella della Tamaro.

L'altra metà da trovare non è una donna, o un uomo: sei sempre tu. E' l'altra metà di te, la parte sconosciuta alla quale devi dare vita, per poterti finalmente incontrare. Per sempre. Questa è la vera unione in grado di liberarci da quel sentimento di solitudine che avvertiamo anche quando stiamo con qualcuno. Allora, poi non c'è niente di più bello che condividere con una persona la propria vita. Però bisogna prima averne una. Una vita VIVA. E' la totalità che esalta. Quando guardi un quadro, può anche piacerti un particolare, ma è l'insieme che ti emoziona.

F. Bonetti