La fonte della non dualità

22.07.2017

Il sincronismo è un dato di fatto. Una domenica pomeriggio si è parlato di come ci sia una gradualità nel raggiungere livelli di consapevolezza e come non si possa arrivare, se mai esista un traguardo da raggiungere, alla meta così d'un tratto e per grazia ricevuta. Durante la settimana successiva mi arriva puntuale il numero di Oshotime di febbraio, tutto dedicato alle meditazioni attive e alla mindfulness.

In quelle pagine, Osho, con incredibile puntualità, conferma tutto quanto era stato intuito quel pomeriggio. Non è la prima volta che mi capita di aver della conferma "a posteriori" e per la legge proiettiva non sono che concretizzazioni di idee.

Il pensiero non duale è ora diffusissimo, sui media ci sono un'infinità di video e personaggi che diffondono la nuova visione. Sembra, ascoltandoli, che comprendere cosa si è realmente sia la cosa più immediata e semplice di questo mondo. Per chi ascolta ed è su un piano di consapevolezza già piuttosto alto, quello che viene detto è chiaro e condivisibile. Tuttavia, proprio chi è consapevole "ricorda" bene l'interpretazione della realtà e di se stessi, quando non lo era, e tutto il "lavoro" di ripulitura e di decondizionamento a cui si è dovuto sottoporre.

Per come la vedo io, se non si procede con un lavoro preliminare diventa del tutto incomprensibile non solo il concetto ma anche lo stesso linguaggio "non duale".

Osho, da illuminato, non poteva non saperlo e quindi ha creato quel "miracolo" che sono le meditazioni attive o dinamiche, proprio per permettere a "chiunque" di mettersi nelle condizioni di raggiungere la consapevolezza di essere uno da due e che il due è solo una necessità per comprendere di essere uno.

Per l'uomo "occidentale" il fare è alla base di tutta la sua esperienza di vita, quindi, citando il testo, gli serve il "fare per non fare" perché la meditazione accada. Ciò è possibile attraverso l'utilizzo delle meditazioni attive. So che in molti ritengono che queste tecniche siano superate da più recenti "scoperte" che vanno dritto al punto senza tanti preamboli. In realtà questo è vero per talune categorie di persone che hanno già superato la fase dell'apprendimento e che quindi sono in uno stato evolutivo tale da poter accedere direttamente alla fonte della consapevolezza. Questo principio però non vale per tutti. Per tutti quelli che non sono in questa condizione "privilegiata" le tecniche di Osho restano tuttora valide.