Kokopelli Animaterra "La camminata magica"

27.05.2012

L'idea nasce in un pomeriggio di tempo incerto, alla Festa della Primavera organizzata dall'Ass. Il Volo della Libellula. Si sta sotto una tettoia, il tempo minaccia pioggia, ci accoglie una panca, un momento di pausa tra le attività. Quasi per caso ma non è mai un caso, sento che devo comunicare con Francesca di Kokopelli Animaterra, che ho conosciuto un giovedì al Tam Tam delle donne nella sede dell'associazione. Vago e formale il primo approccio si parla dei rispettivi percorsi che alla fine ci si dovrà ritrovarci su a Kocopelli. Poi Francesca mi confida che ha in mente di organizzare una giornata a tema e siccome maggio è vicino, di dedicarla interamente all'amore, compreso un amorevole pranzo. Il messaggio arriva diretto, sento subito una risonanza gioiosa e arriva la mia proposta inserire una meditazione "La Comunione dei Cuori" che attendo di replicare da quasi un anno. Nel gruppo non si erano più create le condizioni, ora ci sono. Si susseguono gli scambi e prende forma il progetto, fissiamo appuntamento in struttura per creare all'evento. Nasce tutto dal cuore, neanche un filo di pensiero. Una sincronia, una sintonia energetica che non lascia spazio a esitazioni, la cosa va fatta. Ho esitato non poco a scrivere questo resoconto avevo difficoltà a tradurre in parole tutta la miriade di sensazioni e di emozioni che si sono mosse in un solo pomeriggio. La giornata è ideale, è caldo, ma cielo ogni tanto si vela e mitiga il sole consentendoci di godere nel modo migliore il giro all'aperto. Il programma, infatti, prevede una lunga camminata magica nella natura, con soste nei luoghi più spettacolari. La meditazione del Cuore, una condivisione, la cena finale. Si arriva puntuali, siamo in tutto tredici otto dal Valdarno e cinque da Firenze e Prato, si attende alle macchine che Flaviano con il suo grosso fuoristrada faccia da navetta per la casa, lo sterrato è proibitivo per l'auto, è come un ostacolo naturale che divide il resto del mondo dal posto in cui siamo diretti. Avevo già visto la struttura due settimane prima ma pioveva, ora essa ci appare in tutta la sua bellezza. Rosaria ed io siamo i primi a essere traghettati dobbiamo preparare la sala di meditazione. I colori, la luce e i profumi che ci accolgono ci lasciano senza fiato. Ritorniamo poi al punto d'incontro, perché non è ancora iniziata la camminata magica. Una breve introduzione alla passeggiata per creare la giusta attitudine: camminare in silenzio, sentire e stare sui passi, il resto lo farà la natura stessa. Si cammina in fila indiana a volte ci si affianca ma sempre in silenzio, si sente la voce della campagna fatta di stormire di fronde, canti variegati di uccelli, abbaiare di cani lontani e a tratti anche nitriti di cavalli. Io faccio alcune foto rompendo l'incanto di quella concentrazione sul primo chakra e di un percorso che si snoda quasi naturalmente toccando i quattro elementi, la terra che calpestiamo, l'acqua di un torrente attraversato a guado, l'aria di un prato che raggiungiamo facendo una leggere salita, si va verso un'altura, dove a tratti l'erba è accarezzata da leggere folate di vento. Senza che ci fosse cenno d'intesa ci fermiamo. Sempre in silenzio quasi al culmine dell'altura dove c'è un bellissimo pianoro verde. Ognuno sosta a modo suo, chi si sdraia sull'erba, chi resta in piedi, chi si siede, qualcuno fa le foto cogliendo strane pose tutte naturali è un quadro d'insieme stupendo, mi viene da dire che siamo tutti in ascolto del nostro stesso silenzio, la sensazione è di quelle da brividi sulla pelle, l'aria che ogni tanto tira, leggere e tesa, ce l'accarezza ci attraversa, e passa oltre. Le braccia si muovono sinuosamente e si distendono come ad afferrare quella brezza e ricambiare il suo abbraccio. Durante il percorso spesso Ruy si separa dal gruppo e si perde tra gli alberi iniziando con loro un contatto sottile e un dialogo silenzioso fatto di gesti e di suoni sussurrati. E' il turno del fuoco, rappresentato degnamente da cavalli allo stato brado, che incontriamo una volta che ci siamo rimessi in cammino, si avvicinano timidamente ma decisi, ci annusano, carezziamo i loro musi, siamo in sintonia, intorno sempre silenzio, i muscoli guizzanti, il manto liscio quasi lucido contro il sole, dentro quelle sculture c'è energia pura, pronta a esplodere. Dopo qualche minuto, appagati, rassicurati, ma sempre vigili i cavalli si chinano a brucare l'erba. Si torna giù dal pianoro nell'ombra del sottobosco, dove ci attende uno dei posti più belli di tutta la vallata. Quando gli alberi cominciano a coprirci con la loro ombra, sembra di entrare in un mondo di favole, i colori non sono vivi ma netti, ci sono tutte le sfumature del verde e del grigio, a qualcuno comincia a girare la testa, un senso di vertigine che provo anch'io, c'è tanta energia, forse troppa per chi è abituato alla città. Si ripassa sul torrente che ora ha un colore indefinito, riflette tutto quello che c'è nel bosco, scorre allegro con un gorgoglio fresco e stimolante. Ed eccolo, in uno spiazzo ripulito dalla mano dell'uomo, adagiato, piegato, su un fianco, abbarbicato ancora ostinatamene alle sue radici semi divelte che si perdono nel greto del fiume, il miracolo e al contempo il simbolo di questo posto "Aralio" l'albero sdraiato, che dal tronco ha dato vita ad altri alberi che salgono diritti verso il celo, intorno un cerchio di sassi bianchi, la delimitazione naturale di un tempio, un posto di celebrazione, c'è poco distante un sedile sempre di pietra che sembra la sedia dell'officiante. Ci dirà poi Francesca che quel posto era impraticabile, pieno di erbe, di sterpaglie lo avevano scoperto lei e Flaviano, c'era stato subito feeling tra lei e l'albero che le disse di chiamarsi Aralio e le chiese di liberare tutta l'area intorno a lui perché lì sarebbero dovute venire molte persone e celebrare i riti della madre terra. E così fu fatto. Istintivamente e simultaneamente tutti insieme ci stringiamo intorno a quei rami, l'energia sprigionata è di quelle che non si dimenticano, stiamo lì alcuni minuti come intontiti e persi in un turbinio che ha la forma del respiro, l'albero e il posto respirano all'unisono con noi, a un certo punto io sento il bisogno di appoggiare la fronte a un ramo ed ho come l'impressione di uno sprofondamento verso il basso e poi in ritmo con il respiro una risalita verso l'alto. Si sosta in zona a lungo: ci si divide in altri piccoli gruppi, qualcuno resta accanto e sopra ad Aralio, altri si addentrano in quello strano regno del mistero. Qui veramente si è fuori dal mondo, sembra che tutto, intorno, ti venga incontro, ti parli e respiri con te, in quel posto ci dice Francesca c'è un numero incredibile di spiriti della terra, che spesso comunicano con lei, ha visto aggirarsi anche figure umane di altre epoche, nessuna ostile. Si scatta foto in cerca di folletti e gnomi e perché no di fate che a occhi nudi e con lo sguardo che scorre troppo veloce da una prospettiva all'altra diventa difficile individuare, sono mimetizzati molto bene. A un tratto si sente cantare in lontananza, è Ruy che seduto su un'altalena intona un suo "mantra canzone" in una lingua ignota. Il Cuore mi suggerisce di inserire un fuoriprogramma, una celebrazione di purificazione proprio nel tempio di Aralio, lo chiedo a Ruy e lui acconsente, lo dico agli altri, sono tutti d'accordo il momento è troppo bello così come il posto per lasciarci sfuggire l'occasione di una meditazione in cerchio e per di più di stampo shamanico. Quello che segue è una dei momenti più intensi e commoventi che abbia sperimentato. Entriamo, modulando tutti in coro un mantra di guarigione, creato da Ruy, in contatto con l'energia del posto e sprofondiamo nella natura, nel nostro centro e non so in quale altra cosa, tutta la cerimonia dura un quarto d'ora ma il tempo in quel frangente si annulla non sapremo mai realmente quanto tempo siamo stati lì a condividere a respirare a cantare, a piangere e a ridere tutti insieme la sensazione è di essere stati un'unica cosa che si espande e si unisce in comunione con tutto quello che c'è intorno. Caricati da questa esperienza forte, riprendiamo la via del ritorno. I cavalli nitriscono, si chiamano l'un l'altro, "si salutano", preciserà Flaviano che di cavalli se ne intende. Si risale lungo un declivio impegnativo, si passa davanti ad una specie di trono fatto di pietre di roccia bianca, poi un cancello rudimentale e siamo arrivati davanti all'ingresso di Animaterra, un giardino accogliente e pieno di sole ci suggerisce una meritata siesta in attesa della seconda parte del programma la meditazione del cuore.