I figli

13.06.2012

Per assicurare la continuità della vita, la natura provvede a proiettare una nuova immagine di se per perpetuarla. Questa immagine per quanto riguarda l'uomo sono i figli. L'uomo quindi vive il figlio come una proiezione di se e una continuità della propria identità, ma in realtà non è proprio così se non in certa misura, i figli sono una identità a se stante e del tutto autonoma. Questa verità è spesso ignorata sia dai genitori che dalla società.I primi pensano di poter costruire su di essi una struttura che riproduca e perpetui il proprio senso di continuità e appartenenza, confermando e migliorando la matrice del loro apparire come vita. 

La seconda di poterli utilizzare come forza trainante per tenere in piedi lo schema societario.In questo secondo caso poi si verifica un paradosso, nel tentativo di utilizzarli la società ha posto da tempo le basi per la sua stessa disgregazione, la struttura di società stessa è un'idea astratta, un tentativo di rendere reale un'immaginazione politica.La scomposizione in infiniti strati di questa immaginazione, gli uni in conflitto con gli altri, consente ai singoli componenti di sperimentare unicamente se stessi e la loro arbitrarietà.I cosiddetti sani principi, gli ideali, l'educazione, l'istruzione ecc. sono altrettanti schemi irreali con i quali si cerca di tenere coesi e raggruppati i singoli individui. 

La misura della loro irrealtà e inefficacia è dimostrata da quanto è stato prodotto fino ad oggi dalla società soprattutto riguardo alla gestione dei suoi componenti.Nella sostanza i motivi e le istanze che alimentavano la continuità si sono rivelati alla lunga inefficaci e controproducenti.Se a questo poi aggiungiamo le modalità e le intenzioni con le quali i figli vengono messi al mondo il quadro diviene completo.Per poter consentire ad altre energie di fare la liberamente la loro esperienza di vita occorre prima diventare consapevoli di questo. Purtroppo nella quasi totalità dei casi si è convinti di appartenere ad un ordine superiore che dalla nascita alla morte decide tutto quello che si deve fare e come si deve essere. 

Fortunatamente dello stesso avviso non sono i nuovi arrivati, che proprio per la debolezza degli schemi che invogliano, stimolano, impediscono, consentono ecc. imboccano in un certo punto della loro vita un percorso di ribellione, per la sensazione che quelle regole e quei principi non gli appartengono, frutto, come sono, di elaborazione mentale di infinite generazioni che li hanno preceduti. Poi, però, il più delle volte, rientrano nei ranghi. E' nella fase della ribellione che si può innestare un percorso di consapevolezza attraverso tecniche antiche e collaudate, mirate a ritrovare il senso profondo di se, la propria autenticità e unicità.