I 7 livelli di esperienza

02.07.2020

Per l'anima è arduo scendere al settimo ed ultimo livello della manifestazione, fosse anche per comprendere finalmente di non essere divisa dal tutto.

Per farlo dovrebbe sperimentare la mortalità, ma essa per antonomasia si riconosce immortale anche se questo non le risparmia la sensazione di non essere completa.

L'immortalità trova il suo supporto ancora nel dualismo e rinvia puntualmente l'appuntamento con la consapevolezza della coscienza infinita attraverso la conoscenza dell'esperienza morte.

Nel mondo, proiezione olografica di una realtà virtuale generata dalla matrice duale, vive l'esperienza della conoscenza. Che si manifesta come divisione, conflitto, inconciliabilità.

Nel mondo si genera una rappresentazione, con personaggi e fatti che devono apparire assolutamente reali perché l'esperienza sia autentica ed efficace, così da scoprire passo dopo passo, cosa realmente lo genera.

Perché questa introduzione quantica?

Per offrire una chiave di lettura, prima di tutto a me stesso, di quanto sta accadendo in questi giorni in relazione all'evento R2020 che si sta svolgendo a Roma, mi riferisco, in particolare, alle critiche suscitate dalla presenza del gruppo Visionary Art, accusato di celebrare riti oscuri e satanici. Le critiche sono iniziate ancora prima della performance del gruppo, senza cioè, assistere allo spettacolo e valutarne i suoi contenuti.

Siamo in presenza di un atteggiamento tipicamente pregiudiziale a sfondo paranoico che genera nel suo apparire una dinamica che viene generalmente definita come dietrologia o "complottismo". Cioè scorgere dietro qualsiasi avvenimento inusuale o imprevisto, qualcosa di nascosto e di pericoloso, di occulto.

In effetti si tratta della paura ancestrale, di affrontare la propria parte ombra.

Non è un caso che la condanna più dura sia venuta da persone dall'orientamento mistico religioso in particolare dei cattolico-cristiani. La cui visione è tipicamente orientata dall'alto e verso l'alto che rappresenta il contenuto che ne definisce la intima essenza. E che, per questo, nutre un'istintiva e prevedibile repulsione, per ciò che è oscuro, lunare, tellurico. Individuando in esso il nemico, il "maligno" che mina la loro integrità luminosa.

Appare evidente che le figure mistiche del mondo religioso sono create per difendersi dalla controparte maligna. Immaginata come esterna a sè per la non consapevolezza che esse, in realtà, sono parti interne a se proiettate dal proprio stesso atto creativo.

Lo stesso Gesù, si è sottoposto volontariamente, nei famosi 40 giorni di deserto, proprio alla provocazione diabolica, cioè ha accettato di incontrare la sua parte oscura, e dopo averla riconosciuta e sublimata ha trasceso la dualità accettando la morte, estrema rappresentazione oscura e tellurica, per giungere all'unità della "resurrezione".

Se non sai di essere diviso, non puoi unirti. E se non ci sono due parti in apparente conflitto tra loro, l'unione non può avvenire perché l'una è funzionale all'altra, sono due facce della stessa medaglia.

Quando dai fiducia a un movimento, ad un personaggio o ad un partito, pretendi che i suoi contenuti siano coerenti con l'idea che hai di te stesso e del mondo e ti aspetti che concretizzi quella realtà che desideri vivere.

Se questo non avviene, scateni la tua rabbia, in nome di una morale e di un'etica che ritieni superiore e assoluta ma che è solamente un aspetto di te. In realtà tu ti arrabbi e giudichi l'altra parte che non riconosci e non accetti e che ti "provoca" perché tu comprenda che ti appartiene, che l'hai generata accanto all'altra, per poter processare l'autoconsapevolezza.

L'anima, pur tentata dai contenuti accattivanti del livello più "basso", per paura di "contaminarsi", e perdere la sua immortalità, crea immagini proiettive ancestrali e archetipiche di matrice "diabolica", accreditandoli a quell'intenzione di esperienza che si accingeva timidamente a osare, procurandosi una giustificazione per la propria rinuncia.

Come un elastico che va su e giù, si tende per raggiungere un punto situato "in basso", ma, all'ultimo istante, temendo di spezzarsi, attiva la spinta inversa che lo riporta in alto.

E' quello che sta accadendo ora che è alle viste la possibile concretizzazione di un tentativo si superamento della dualità, connaturato a un movimento fluido, imprevedibile, creativo, multiforme. I cui contenuti sono esplicitamente olistici, unitari, comunitari, orizzontali e sociali.

Un processo, questo, che passa attraverso la riscoperta, da parte di ogni singolo che lo compone, della propria incompletezza e dualità, della scissione interiore indotta dalla dinamica duale, e della necessità terapeutica di sanarla, riconoscendo ed accettando la parte oscura di sé, soprattutto se si pensa di averla sottomessa e quindi di poterne fare a meno. Questo atteggiamento acuirebbe la scissione, confermando lo status quo.

Questo processo, senza dubbio, mette in crisi la struttura separata e parziale prevalente in ognuno in un dato momento e ritenuta vera e autentica. Struttura che, alla prova dei fatti e nel confronto con la realtà riflessa, viene tenuta in scacco proprio dalla parte avversa, che utilizza la paura e la diffidenza nel timore di perdere se stessa, tenendo l'altra saldamente in pugno per continuare a prevalere nella rappresentazione.

La consapevolezza di sè passa attraverso la scoperta della non dualità, che presuppone la conoscenza di tutte e due le parti, la sublimazione di quella apparentemente conflittuale e la ricomposizione armoniosa del tutto.

Come fare? Ci si mette in gioco, si abbandonano posizioni preconcette e "strategiche" anche se appaiono comode e sicure. Si concilia la contrapposizione trovando un punto di contatto con la tanto vituperata e temuta "controparte". Una via "terapeutica", insomma, che contempla prove dure e dolorose ma indispensabili per proiettare nella realtà olografica e pur sempre virtuale, l'immagine di un mondo in armonia e senza conflitti, nel quale, finalmente unitaria, si rispecchia la coscienza pienamente consapevole di sé.