Esistere nel ricordo

15.04.2014

Da qualche tempo si utilizza sempre di più il motto "qui e ora". Mutuato dal pensiero e dalla visione della vita che caratterizza l'oriente del mondo. Concepire l'esistenza senza le dimensioni del passato e del futuro è tipico di una visione espansa, circolare, dell'esperienza di vita, ascendente e non orizzontale. In occidente invece pare non si possa prescindere, altrimenti non ha più senso la vita stessa, dal passato da cui si trae insegnamento e dal futuro che è lo spazio di progettazione per raggiungere traguardi e scopi. 

Le politiche e le religioni dell'occidente e del Medio Oriente si fondano su formule e comandamenti suggeriti da uomini mitici e dei, da applicare per realizzare un progetto chiaramente calato dall'"alto". Per la politica, elaborate da uomini illustri e filosofi nel migliore dei casi, figure egoiche e totalitarie nel peggiore, tutte convinte di essere nel vero e di possedere la formula migliore per organizzare e governare la vita degli abitanti del pianeta. 

Per la religione da esseri divini o dii che stabiliscono principi morali e spirituali da applicare senza dubbio alcuno, leggi fede, per giungere al traguardo finale, che di solito è un premio o un castigo secondo quanto ci si è adeguati alla legge o ci si sia comportati secondo i canoni stabiliti. Chi ha un minimo di consapevolezza e di visione più ampia, comprende subito come questa impostazione, si sia calata nel concreto permeando di se la struttura e la vita delle famiglie, dei popoli e delle nazioni. "Un capo, una legge da osservare, premi e punizioni". 

Il problema è che di questi modelli organizzativi ce ne sono tanti così come di dii. Così accade che, nel nome di modelli e dii diversi, si scatenino scontri e conflitti politico-religiosi che nulla hanno da invidiare alla più spietata legge della giungla. Ci sono popoli che esistono nel ricordo e per il ricordo, in particolare del dolore e della tragedia che hanno subito, proprio per l'impostazione conflittuale cui accennavo sopra. Dii e politiche diverse che spronano i rispettivi popoli a farsi la guerra a darsi battaglia sia metaforica che reale inculcando l'idea che l'altro dio e l'altro popolo siano usurpatori o nemici giurati. Dio e la politica sono entrambi figli dell'Ego. 

Di converso il "qui e ora" è una condizione interiore tipica dello spazio del Cuore, che è Espansione, Amore, Condivisione, Accettazione e Compassione e che presuppone perché si realizzi, l'abbandono della concezione orizzontale dello scorrere della vita che diventa un'esperienza nella quale il passato e il futuro non sono più un riferimento costante e condizionante, e dove si valorizza l'attimo presente, vissuto nella totalità e nella verticalità più assoluta. Uno stato di coscienza libero da condizionamenti e vincoli autoindotti, una condizione inimmaginabile per l'impostazione mentale che prevale in occidente. 

Niente dio, quindi, che impone comandamenti e promette al suo popolo il raggiungimento di traguardi, assicurandogli protezioni impossibili! Perché se questi traguardi, come spesso accade, non si raggiungono ci si sente delusi e disorientati e se la protezione non arriva, ci si sente abbandonati. Abbandono e delusione sono dinamiche dirompenti, provocano ferite profonde e scavano voragini incolmabili che condizionano, anche inconsciamente, tutto l'agire e l'impostazione di vita. Questo condizionamento cristallizza, blocca e interrompe la naturale evoluzione dell'uomo e quindi di riflesso della vita che è trasformazione e cambiamento com'è nella natura delle cose e che è il segno della presenza del divino onnipervadente e unico, privo di caratterizzazioni antropomorfe o condizionato ed adeguato a desideri e aspettative egoiche. 

In ogni individuo è presente il divino ed è possibile sperimentarlo proprio nel qui e ora percependone la presenza nello spazio che si crea dentro se stessi e che si espande dal centro alla periferia, eludendo il filtro temporale della mente e l'utilitaristico opportunismo dell'ego. Se questa condizione non si rende concreta, si resta in preda al prodotto tossico della delusione e dell'abbandono che avvelena la vita soffocando la voglia di ricerca e sperimentazione per una dimensione di se più autentica. 

Accettare il passato, perché non oscuri perennemente il presente, spezzare la spirale proiettiva di un'aspettativa di gloria, che spinge a eliminare l'altro vissuto come antagonista, diverso, nemico e ostacolo dell'appagamento, sono gli atti concreti per riappropriarsi del senso di se. Realmente e definitivamente liberato dal peso di un "destino ineluttabile" e dall'illusione dalla falsa speranza dell'avvento di un dio padre che venga a riscattare i propri figli e risani finalmente la ferita abbandonica.