Intimità

Per la legge di compensazione, ad una giornata esplosiva deve seguire un'altra inevitabilmente più dimessa. Ma siamo ancora una volta di fronte alla classica proiezione da aspettativa. L'ego assorbe il "successo" temporaneo e cerca di trasformarlo in un tentativo di continuità, generando un dopo e creando l'attesa, dall'attesa nasce l'aspettativa. Che poi rimane delusa. In realtà non è ciò che accade a non essere all'altezza di una continuità "radiosa", ma è nella propria mente che si costruisce la delusione, attraverso il confronto tra le sensazioni già sperimentate e quelle che si spera di sperimentare. Si dimentica quindi che quello che accade è, ogni volta, sempre diverso, ogni emozione o sensazione legata alla singola esperienza è assolutamente, unica nel suo genere. Osho parla come di una fragranza che si coglie da un fiore, una volta assunta finisce lì, poi si passa ad un altro fiore e si coglie un'altra fragranza, quella di prima ha esaurito il suo compito, va assorbita integrata, attraversata, per poi ripartire verso nuovi profumi e sperimentazioni.

La sensazione che quello che accadrà non potrà mai essere uguale a quanto già provato induce una fenomeno che è propriamente fisico, una caduta di tensione, un abbassamento del livello energetico che si traduce in un senso di inutilità del fare, di ripetitività, che fa sentire "stanchi" e "demotivati". E' così che mi sento questo sabato mattina, una condizione che dura fino al pomeriggio, come se si fosse creato un "vuoto", il tempo poi assolutamente inclemente e il grande freddo, completano il quadro. Quando arriviamo al Centro, cade un leggero nevischio, l'ingresso è chiuso e quindi restiamo alle intemperie per un buon quarto d'ora. Arriva una partecipante, di umore sul depresso andante, ha pensato seriamente di rimanere a casa, e ipotizza che, con questo tempo, ci sia la probabilità che non venga nessuno (!!)

Sembra di essere tornato ai tempi degli incontri su "Sogni e Corpo" lo stesso senso di "delusione" e di "scoramento" per la costante e costernate esiguità dei partecipanti, soprattutto in giornate grigie come questa. Ma è solo un'impressione, l'ingresso viene aperto, si entra nella "Buddha Halle" è tutto scompare, il qui e ora torna prepotente, torna la fragranza, l'energia, la "presenza" del gruppo che è sempre lì. Arriva forte e chiaro il messaggio che anche oggi ci sarà chi ci dovrà essere, indipendentemente dal numero. Che comunque resta, nonostante tutta la consapevolezza possibile, un elemento condizionante. La convinzione è che se ci sono molte presenze, la meditazione sia più efficace, più bella, più "esaltante". C'è un fondo di verità a giudicare dalle "sensazioni" vissute in tre anni di esperienza, è altrettanto vero però che ci sono state delle bellissime eccezioni. Ancora una volta dipende dall'attitudine con la quale si vivono le situazioni, dalla disposizione ad accettare lo stato delle cose e dalla capacità di gestire con il cuore sempre aperto e con l'ego al "guinzaglio", qualsiasi situazione o contingenza. Si deve poter mettere nel conto anche di dover rimandare l'incontro, senza che ciò sia vissuto come uno "smacco" o una "sconfitta". Si sa che il lavoro di affinamento e di ripulitura non finisce mai, "la polvere" continua senza soste a posarsi sullo "specchio", per citare ancora Osho, e rimuoverla costantemente è il compito do ogni ricercatore e sperimentatore, il segreto sta nell'accettare tutto quello che viene e viverlo sempre e comunque come una novità assoluta. Ancora una volta a decidere è il gruppo che, nonostante le condizioni metereologiche avverse, risponde e sorprende con una presenza di undici unità, motivatissime.

Il programma prevede un lavoro sul primo chakra, una meditazione sul respiro che "accende" la "fiamma della vita" e a seguire, la collaudata "Danza del vento", una meditazione che smuove, fa ascendere e poi radica con grande efficacia. Per la gran parte dei presenti è inedita e quindi c'è l'occasione di sperimentare la polarizzazione energetica del secondo stadio che da il nome alla meditazione. Un'esperienza, quella della meditazione a coppie, che in passato ha prodotto effetti "destabilizzanti" nel gruppo, provocando molte defezioni. All'epoca però non c'era dialogo tra i partecipanti, che terminato l'incontro, "scappavano via" e se invitati ad avere contatti anche fuori dal contesto, negavano la propria disponibilità.

Le cose oggi stanno diversamente, le persone che compongono il gruppo hanno alle spalle esperienze nel campo meditativo e olistico, alcuni sono nel gruppo ormai da tre anni, gli ultimi arrivati si sono integrati subito, impostando il rapporto interpersonale sullo scambio condiviso e la conoscenza reciproca, altri conoscevano Osho e aspettavano solo il momento di confrontarsi con le sue meditazioni dinamiche, ma non erano al corrente che ci fosse un gruppo che le praticava.

Si inizia con la meditazione sul respiro "La Fiamma della Vita" che prevede un contatto con la parte più ancestrale e "intima" di se, composta di quattro stadi: una danza inziale tutta improntata sul lavoro di bacino e sull'allargamento della base pelvica, funzionale al secondo stadio che, da seduti, prevede un contatto energetico diretto col primo chakra poggiandovi il palmo della mano destra e attraverso la stessa, collegarlo e alimentarlo col respiro. L'effetto è quello di potenziare la fiamma che è stata "accesa" nella fase precedente. Si affrontano i primi disagi, perché quasi tutti si siedono sulla mano e quindi la posizione col passare dei minuti diventa scomoda, distogliendo la concentrazione; qualcuno, invece, istintivamente inserisce la mano dal davanti come in realtà andrebbe fatto. Il gesto è, però, di quelli che rientrano dell'immaginario repressivo, del "proibito", toccare la zona dei genitali è ancora ritenuto, da qualcuno, un gesto "sconsiderato" e volgare", troppo intimo da fare "in pubblico". Nel terzo stadio si prova ad alzare la fiamma, che si allunga, oscilla, guizza verso l'alto. poi si espande in ogni direzione, tipico della fiamma di un camino, alla fine tutti hanno le braccia alzate ed è chiara l'intenzione di far salire la fiamma il più in alto possibile, che è poi lo scopo di questa sessione. Nel quarto stadio, di nuovo seduti o distesi per osservare e saggiare l'intensità dell'"incendio" prodotto. Nella breve condivisione che segue, si parla di: sensazioni di calore diffusi in tutto o in parti del corpo, di piacere e di sensualità nel contatto tra il respiro e la propria radice, dissolvenza ardente nella danza e tante emozioni nella fase di ascolto.

Il gruppo ora è pronto, per passare alla meditazione del giorno. La fatidica esortazione "sceglietevi un partner" crea subito imbarazzante, ci si guarda l'un l'altro senza riuscire a scegliere, passano i minuti, alla fine le coppie si formano, prevedibili le scelte: chi è venuto con il partner va con lui, altre scelte sono condizionate dalla conoscenza e dall'amicizia, quelli che restano fuori dai giochi sono costretti ad affrontare "il nemico" e restano bloccati, alla fine è il conduttore che completa gli accoppiamenti. Non si ha il tempo di verificare la bontà della scelta effettuata, perchè si parte con un primo stadio dove si lavora in perfetta solitudine, anche se l'interazione con gli altri è assicurata dall'incrociarsi lungo lo spazio, lo sfiorarsi, il fluire armonicamente evitando l'impatto, il tutto originato dalla spiritosa e divertente "danza dell'ubriaco". Dopo dieci minuti di "etilismo acuto", la mente e l'ego si disorientano. Il saltellamento, irregolare e ondulante, la perdita di equilibrio e dei punti di riferimento, gli scoppi incontrollati d'ilarità, quando si rischia di scontrarsi con un partner, i bruschi cambiamenti di direzione e il ritmo costante e insistente, non permettono di dare soluzione di continuità al moto perpetuo con un effetto di "stordimento" che stacca dall'attenzione esterna e precipita nello spazio interiore. Questo stadio è anche fisicamente impegnativo, quando la musica sfuma, occorre tutto l'intervallo musicale che preludia al secondo stadio, per recuperare il "fiato". Questo stadio, in realtà, non dovrebbe avere questo effetto, perché va eseguito in profondo rilassamento, come se il corpo fosse un fantoccio completamente snodato, ma questa attitudine è difficilmente realizzabile la prima volta e nemmeno tanto facilmente dopo varie esecuzioni, perché viene istintivo irrigidirsi quando l'intenzione del fare, prevale sul lasciar accadere.

Quando inizia la danza del secondo stadio, la collocazione davanti al partner è laboriosa, c'è imbarazzo, insicurezza su quello che si deve fare, incrociare lo sguardo dell'altro, poi, complica ulteriormente le cose. Il gesto amorevole del donare e dello scambio reciproco è condizionato dalla sensazione di apparire ridicoli e si teme il giudizio degli altri, i movimenti sono rigidi nel timore che il gesto rivolto all'altro possa essere frainteso, che ci si invada reciprocamente lo spazio o, di apparire troppo "libero" e "disinvolto". Una sola coppia esce, decisamente, da queste dinamiche, i due danzano armoniosamente, sorridono, l'espressione gioiosa del volto indica uno scambio dell'energia del cuore e un'interazione che sta producendo "buoni frutti". Alla fine della sessione l'intensità raggiunta dal "punto d'incontro" delle coppie, si misura dall'intensità dell'abbraccio. La successiva fase dell'ascolto, è una commozione diffusa, favorita dall'apertura del cuore. Si sperimenta gioia, dolore, voglia di perdersi, paura di ritrovarsi, un confronto diretto e "spietato" con tutto quanto è "celato" nelle memorie del corpo. L'ultimo stadio, infine, fissa questa condizione e l'amplifica, ponendo ognuno come testimone della propria condizione interiore, dei propri disagi, evocati sotto forma di visioni, sensazioni, emozioni, viaggi. Tutto questo e tanto altro emerge, dettagliatamente e con colori vivaci nella fase della condivisione con momenti così intensi da generare lunghi silenzi condivisi e commossi, da "trattenere il fiato". E meno male che doveva essere una giornata sottotono. Oggi si è osservata l'altra faccia della medaglia. L'euforia, la furia dionisiaca, la solarità di sabato scorso è speculare all'intimità, alla tenerezza lunare, ai colori tellurici di questo sabato, ancora una volta da incorniciare.