Esperimento dei 5 ritmi

Oggi qui al Centro Caroline, è un giorno particolare, non è il solito sabato del gruppo, è giovedì e sono le ore 19,00. Arrivo da solo con la mia solita sacca e con tanta curiosità ed eccitazione. Stasera finalmente, ci sarà l'esperimento di meditazione danzante con le allieve della scuola.

Alla reception c'è uno degli istruttori, una cliente e tanto silenzio, aspettavo di trovare la titolare del centro che invece non verrà, dovrò vedermela da solo con le ragazze.

Dovrebbero essere in cinque, forse quelle più "coraggiose", pronte a mettersi in discussione. Dopo qualche minuto le vedo nella sala che parlano tra di loro, erano già qui prima che arrivassi. Puntualissime, come prevede la disciplina della scuola. Oggi non ho a che fare con gli amici del mio gruppo assolutamente "inaffidabili" sia per le presenze sia per l'orario.

Oggi si lavora nella hall più grande, quella solita è occupata dal corso di yoga...! Già il giovedì c'è il corso di yoga, non ci avevo pensato e a quanto pare nemmeno la responsabile del centro, l'orario è concomitante e darò sicuramente noia con le mie musiche a "palla", fortuna che l'insegnante è un mio caro amico e quando arriva e accenno alla possibile "interferenza", dice di non preoccuparmi. In realtà sono ben lontano dal preoccuparmi, perché tutta l'attenzione e l'energia sono concentrate nell'altra sala dove mi aspettano le nuove allieve per una sera.

Quando entro nella sala sento un po' disagio da parte loro, si sono raccolte in un unico punto, nell'angolo in fondo e scrutano questo strano personaggio, vestito in modo ancora più strano che va a proporgli qualcosa di assolutamente nuovo e diverso. Noto che sono in quattro, mi dicono che la quinta è dal veterinario perché si è sentito male il suo coniglietto... (!)....ma pensa di farcela a venire seppure in ritardo.

Mi presento e descrivo le cose che faccio, gli sguardi sono interrogativi e indagatori, si sente che stasera è un'altra musica. Dopo qualche minuto però il ghiaccio è rotto, nessuno di loro conosce le meditazioni attive, ancora meno Osho, neppure il Tantra. Ottimo penso tra me, l'esperimento quindi è tale perché non ci saranno condizionamento, giudizio e tante altre belle cose che l'ego utilizza per condizionare. Le ragazze appaiono tese, curiose, ma hanno tanta voglia di cominciare, di sperimentare. Non chiedo loro l'età ma intuisco che si va da un minimo di diciotto a un massimo di ventitré anni.

Mentre spiego cosa andremo a fare e leggo i vari step della meditazione, c'è un'iniziale perplessità sui loro volti, poi quando accenno al lirico, staccato, pop rock ecc. Si rilassano, è un linguaggio che conoscono, è quello della danza. Quando finisco di illustrare le fasi, il loro significato simbolico e le attitudini interpretative, mi dicono che temono il condizionamento del seguire passi prestabiliti e il fatto di osservarsi spesso allo specchio per saggiarne l'esecuzione. Avevo già notato che, una di loro, mentre parlavo si guardava spesso allo specchio glielo faccio notare scherzosamente, ride, si scusa, ammette che è più forte di lei. Ne approfitto per accennare ai condizionamenti e a cosa fare per diventarne consapevoli e provare a gestirli, quest'argomento sembra aprire una breccia nell'attenzione critica delle ragazze che ora mi osservano assorte, stanno realmente "sentendo" ciò che dico, sorridono e l'espressione è tra il sorpreso e l'interessato.

Mentre stiamo per cominciare, arriva la quinta ragazza, si scusa per il ritardo, era tesa e preoccupata per il suo coniglietto ma il veterinario l'ha rassicurata. Le riassumo velocemente le cose già dette alle altre, le descrivo i cinque step e la vedo sorridere, sembra aver già capito il senso di quello che stiamo per fare.

Il primo stadio è collegato alla terra, si raccomandano un movimento fluido, sinuoso, lento, i piedi non si staccano dal suolo e gli spostamenti si fanno strisciando, la musica è dolce, seduttiva, sensuale. Le ragazze dopo qualche minuto d'incertezza, iniziano a muoversi c'è chi esegue dei passi abituali di scioglimento, chi inizia a guardarsi allo specchio, allora suggerisco loro di chiudere o socchiudere gli occhi di modo da non distrarsi e di abbandonarsi alla musica senza seguire uno schema prestabilito ma lasciare che il corpo si esprima liberamente. Il suggerimento sortisce l'effetto, gli schemi lentamente saltano. Il primo step è in sostanza servito da assestamento, non si può chiedere di più, è la prima volta che si cimentano con una danza a "braccio" dove tutto va fatto accadere e fluire senza la mediazione della mente e senza intenzione.

Già al secondo stadio, lo staccato, il ritmo si fa più dinamico, si è nella fase dell'aggressività, della rabbia, dello scarico delle tensioni. Qui tutte sembrano più a loro agio, utilizzano tutto lo spazio della sala, dopo che mi sono proposto in prima persona partecipando alla danza e dando loro lo sprint. C'è molto impegno fisico, non si risparmiano, sono entrate nella danza, i movimenti sono armoniosi, naturali, e impegnano ogni parte del corpo, è davvero un bel vedere. Verso la fine dello step qualcuno e a corto di fiato, per cui suggerisco di respirare con la bocca, rilassare il diaframma e far scendere il respiro nella pancia per attingere all'energia di base. Sembra funzionare anche se quando la musica s'interrompe, si fa fatica a riprendere fiato, me compreso (i cinque ritmi sono fisicamente molto impegnativi).

Si passa al terzo stadio, il caos, ora non ci sono freni, il corpo va e si esprime al pari di un'esplosione di forza e di agilità, qui si deve essere totali, dare tutto. La mente e l'ego in questa condizione scompaiono. La danza diventa sfrenata, sabbatica, l'energia che si muove e riempie lo spazio è straordinaria. Entro anch'io nel vortice batto le mani e uso suoni vocali per sostenere e stimolare il ritmo che non deve calare. E, infatti, non cala anzi, a un certo momento non ci sono più delle identità, dei corpi o delle persone, tutto si scioglie in una sensazione di esaltazione estatica Quando la musica termina, siamo tutti un po' "stravolti" ma l'espressione dei volti conferma che siamo entrati, anche se per pochi minuti, in una dimensione diversa, altra.

Non c'è tempo per "riprendersi" parte subito il quarto stadio, sempre moto sostenuto ma stavolta c'è un elemento diverso che caratterizza tutto lo step, si aggredisce lo spazio, si è totali ma con un tocco di leggerezza rappresentato dall'elemento aria che ora s'inserisce e rende i movimenti più "leggeri", alti, alati. E qui emergono tutta la preparazione e la bravura di queste ragazze, letteralmente volano per la sala, con intensità e leggerezza insieme, il movimento e il corpo è un tutt'uno. È un momento di rara bellezza che mi fermo a osservare, sento l'energia che va libera, vorticosa, gioiosa, celebrativa, a un tratto mi attraversa, rabbrividisco e mi commuovo. Questo mi accade ogni volta che c'è fusione, totalità ed è quello che sta accadendo in questo momento.

E ora dopo tanta esplosione di energia, c'è la fase del silenzio, all'inizio durante la presentazione avevo cercato di spiegare per quel che era possibile, l'approccio a questo step, il più impegnativo e "strano" di tutti, in realtà non c'è un silenzio nel senso di assenza di suoni ma l'indicazione è di creare i presupposti per un ripristino della fisicità e della corporeità con una ricomposizione e riassorbimento dell'energia. In questo stadio si accenna a un ritorno a casa, nella propria dimensione interiore, si sperimenta l'ultimo stadio della vita, il suo compimento, la "morte" che non è intesa lugubremente come una fine, bensì un passaggio e un ritorno, finalmente, alla propria reale dimensione, dopo che si è sperimentata tutto ciò che la vita può offrire. Il corpo qui è immobile, la musica diventa un battito costante, scandito da tamburi, con improvvise, laceranti apparizioni di melodie, dissonanti, poi tintinnii di percussioni metalliche e clamori soffocati, l'idea e quella di uno sgretolamento lento ma inarrestabile. In questa fase il corpo riposa e si attiva il movimento involontario, quello dell'energia onnipervadente, "divina" che si esprime liberamente, definita dalla tradizione indiana "Latihan". E' questo un momento forte, di grande impatto emotivo, dopo tanto dinamismo e scuotimento, dopo aver messo in crisi, la mente, scompaginato l'ego, ora il corpo libero da condizionamenti si affida alla danza estrema. Quello che si prova in questi momenti è difficile da descrivere, si può solo osservare e lasciare accadere, mollare tutto e affidarsi all'ignoto e all'imprevisto. Vedo i corpi delle ragazze, ancora scossi dall'impeto degli stadi precedenti e il respiro affannoso. Poi lentamente, si fermano, non del tutto però, resta una vibrazione fondamentale che li fa oscillare, anche se impercettibilmente, poi con l'incalzare delle pulsazioni sonore, qualcuna comincia a muoversi, il corpo prende vita, si sente che dietro non c'è l'impulso, l'intenzione, qualcosa li muove e dall'espressione dei volti si può capire cosa ognuno di loro stia provando: dalla sorpresa allo sgomento, dall'insofferenza alla commozione, dall'abbandono estatico al tentativo di mantenere il controllo.

Quando l'ultimo colpo di tamburo lentamente sfuma e subentra il silenzio, nessuno si muove, tutte restano immobili ma rilassate, fluttuano lentamente, una in particolare continua a scuotere il corpo come se ci fosse ancora il suono poi lentamente anche lei, si arresta, gli occhi sono chiusi, il respiro regolare, profondo, sono quasi tutte "dentro", nel silenzio del proprio se.

Passano i minuti, lascio che "tornino" con i loro tempi, quando ci sono tutte, do loro dei cuscini e dico di mettersi in cerchio. La condivisione è un momento fondamentale dell'esperienza meditativa di gruppo, sento che le ragazze sono pronte per un confronto, qualcuna già sorride, un'altra è commossa. Sono dei segnali che conosco bene, più volte sperimentati, è accaduto qualcosa, si è creato uno spazio comune, un'intesa che non è cerebrale, c'è la voglia e la gioia di condividere le sensazioni provate sapendo che sono anche quelle degli altri, perché vissute nei momenti intensi della danza, nell'incrociarsi dei corpi nello spazio, nelle vibrazioni profonde dei ritmi e delle emozioni collegate, nella comunione dello slancio energetico e del lasciarsi andare.

Poi quando la prima comincia a parlare di quello che ha provato, si attiva la dinamica a specchio, l'esperienza diventa personale e singolare ma si riflette negli altri che la percepiscono come propria, l'attimo della fusione avvenuta a livello energetico ora si scinde in tante parti quante sono le persone presenti, ma è come osservare tanti piccoli pezzi di specchi che riflettono un'unica immagine. C'è chi parla di particolare sensazione di libertà, chi ammette di avere faticato a mollare il controllo ma che, dopo averlo fatto, ha provato una bellissima sensazione di euforia; chi è restata a lungo nello schema e l'ha abbandonato solo dopo diversi step ed ha definito "strana" e completamente nuova la sensazione provata. Un'altra si commuove fino alla lacrime, perché in lei si sono "mosse" delle "cose" dentro, emozioni e sensazioni che stavano bloccate da qualche parte e che si sono sciolte nello spazio del cuore trasformandosi in lacrime.

Tutte, nessuna esclusa, parlano di un'esperienza, forte, diversa, bella e che è piaciuta, L'esperimento è riuscito. Non posso nascondere la soddisfazione e la felicità per questa"conferma" e le condivido volentieri con loro. Rispondo alle ultime domande. Un breve accenno al tantra e alle meditazioni attive. Chiedo se gli andrebbe di rifare l'esperienza con altre meditazioni danzate, mi rispondono di sì. Ci salutiamo lascio loro il recapito della mia bacheca su FB e fissiamo l'appuntamento alla prossima sperimentazione.