Danza, Rinascita e...
Il vento della corsa è costante, potente, in certi momenti arriva a raffiche, potrei rallentare ma non lo faccio, non so il perché o forse lo so, è una sfida, una prova. Qualcosa dentro di me coincide simbolicamente con la scena che osservo attraverso il vetro dell'auto; associo questa situazione alla danza, la danza del vento, alla danza per la vita o la morte. Una situazione in bilico, come è in bilico, sul bordo dello specchietto retrovisore laterale, la lumaca con il suo guscio che, chissà come, è finita lì. E' tenacemente attaccata alla plastica, il guscio si agita al vento e tira forte, mi chiedo perché questo benedetto animaletto non si toglie da quella posizione pericolosa, potrebbe risalire in su dove c'è il vetro, può farlo è a un millimetro e invece resta lì, e lotta ostinatamente con quella vibrazione insistente, impietosa, forse dolorosa.
Ad un certo punto, sale verso l'alto è quasi al riparo, "forza", la incito, "dai che ci sei, ce la fai", ma è un attimo, ritorna di nuovo giù a sfidare il vento, arriva una raffica fatale e........il vento ha vinto, lei ha perso la sfida ora è da qualche parte sull'autostrada, mi si stringe il cuore, spero almeno che sia finita sul bordo e quindi al sicuro.
Penso che dovrei provare un senso di colpa, mi rovisto dentro ma non c'è, sento solo un senso di ineluttabilità, di inevitabilità e un messaggio chiaro sul tema della sfida e della prudenza. Avrei potuto fermarmi in una piazzola di sosta e depositarla nell'erba, non l'ho fatto. Ho osservato tutto il tempo, come ipnotizzato, questa lotta per la vita, la caparbietà di quel piccolo essere che resta sul filo del rasoio, al limite della proprie possibilità, per affermare la propria volontà di andare nella direzione che ha deciso, senza ricorrere a compromessi.
M'accorgo che è la situazione che sto vivendo in questo momento, tante cose che prendono il via, iniziative, idee, progetti e la difficoltà a comprendere dove l'ego si annida, dove la volontà di agire è in armonia con lo scorrere delle cose e dove invece ci sono forzature.
Questa primavera ha tutte le caratteristiche della rinascita e del cambiamento e quindi delle scelte coraggiose e dell'accettazione del rischio. La primavera è la stagione che richiama il movimento, la progressione, la danza; e la danza è stata il denomitatore comune degli incontri di aprile del nostro gruppo. Nel primo si è eseguita "Nataraj", la danza per eccellenza, la danza di Shiva, e "Focus on Fire" con la celebrazione finale della resurrezione del corpo. Sulla danza Osho dice "Dimenticati il danzatore, il centro dell'ego; diventa la danza. Questa è la meditazione. Danza con tanta profondità che ti dimentichi completamente che 'tu' stai danzando e inizi a sentire che sei la danza. La divisione deve scomparire, allora diventa una meditazione. Se c'è una divisione, allora è solo un esercizio fisico; va benissimo, è una cosa sana, ma non puoi chiamarlo spirituale. È solo una danza. La danza in se stessa è una bella cosa - per quello che può fare, va benissimo. Dopo, ti senti fresco, giovane. Ma non è ancora meditazione. Il danzatore deve andarsene, finché rimane solo la danza.... Non rimanere distaccato, non essere solo uno spettatore. Partecipa! E sii giocoso. Ricorda che con me la parola 'giocoso' ha un'importanza fondamentale".
Nataraj è stata creata con questo intento. Un crescendo di ritmi che improvvisamente e repentinamente cambiano, diventando a tratti vera e propria dissonanza che disorienta il danzatore per evitare che si "adagi" sempre sullo stesso gesto fisico. La gioia e la giocosità della fase finale ha pochi riscontri in altre danze, è una vera apoteosi nella quale svaniscono le ultime resistenze, se ancora ce ne fossero, si sciolgono gli ultimi nodi, il corpo va senza più freni mosso dalla sua stessa vitalità diventando l'espressione fisica della musica.
Focus on fire, è la meditazione della resurrezione, il corpo vecchio muore assieme all'inconsapevolezza, bruciato dal fuoco della trasformazione, resta un mucchio di cenere davanti al testimone di questa catarsi, testimone ed esecutore al contempo. Allo stesso momento questa fase induce la consapevolezza di colui che osserva e la capacità di agire sul corpo senza agire. La lenta ricomposizione del corpo nuovo, molto simile al notissimo processo alchemico, viene seguito dalla celebrazione della danza, che da un lento e sinuoso sciogliersi dal torpore inziale, passa attraverso la presa di coscienza della nuova struttura fisica che viene "saggiata" con movimenti sempre più larghi e ripetuti, insistenti, languidi. Quindi la fase in cui accade la consapevolezza che il corpo è nuovo e lo si lascia plasmare da melodie bellissime che si alternano al ritmo di base che ricorda il pulsare della vita che riprende, che ripropone nuove opportunità, nuove avventure. Per giungere infine, alla consacrazione finale, la ripresa di possesso totale del corpo che si espande in un'esplosione di suoni.
In entrambe le esperienze c'è la scelta di "morire e rinascere" di correre il rischio, di abbandonare il vecchio per darsi al nuovo, di non restare fermi, di non arrendersi, di aprirsi senza timore a ciò che vorrà arrivare a ciò che la vita ti riserva senza condizioni o ripensamenti. Se poi dovesse arrivare una raffica di vento a portarti via, sarà il compimento della vita.
Se aprile è stato il mese della danza.....maggio, che per tradizione è abbinato alla rose, si annuncia come quello delle iniziative, delle idee che sbocciano, nella speranza poi che durino più a lungo dei bellissimi fiori che sappiamo essere fragranti e colorati, ma notoriamente caduchi. Ma di maggio avremo modo di parlarne.......