Coppia Divina

Sabato

I muscoli dolgono, ma la sera è fresca e invoglia a restare lì sulla sdraio a osservare gli alberi che formano un cerchio che racchiude il cielo, che si fa largo tra le loro cime ed è appena screziato di nuvole di calore, le stelle faticano a emergere dalla sua massa vuota e grigia. La luna, in fase calante, s'affaccia lenta e come un faro freddo, rischiara le ombre dei rami e dei cespugli, disegnandoli contro la notte come graffiti misteriosi e animati. La brezza carezza le cime dei fusti che emergono come fantasmi dal profondo silenzio, finalmente libero dalle assordanti cicale. Giornata intensa, qui a TerrAdoro, uno spazio in collina che ospita l'ultimo incontro della lunga stagione di workshop sui chakra.

Lì nella radura dove da poco si è interrota la danza notturna, c'è ancora fuoco sotto la cenere del falò celebrativo e mi arriva un senso di calore e di fiamma che divampa e illumina le forme danzanti nate dai suoi guizzi, e l'eco tribale dei Lakota che omaggiano Tanka Wakan.

Osservo le cime degli alberi. ora immobili, la brezza si è persa, dietro di me, nella valle, segnata da luci arancioni. Laggiù la città vive il suo effimero sabato sera, s'indovinano bar, discoteche, ristoranti, pieni di gente accaldata e vociante.

Io invece sto da dio qui e mi godo questo silenzio, rotto solo da flebili cicale smemorate che ancora si fanno sentire da qualche parte nel bosco e dalle voci dei miei vicini di sdraio, che parlano delle loro emozioni.

Mi ritrovo, d'un tratto, al mattino poi rivedo il giorno, la buddha hall, con le sue penombre colorate e la sua gradevole frescura da condizionatore, e rifletto che il nostro è stato un percorso potente, intenso, coinvolgente, creato dal succedersi delle meditazioni. La "Scala dei Chakra", il "Segreto del Tocco", "La Coppia Divina", una via l'altra, una dura prova per i più esperti, un'inevitabile crisi per gli altri.

Disteso e tranquillo rivedo, come scene di un film, i volti e le loro espressioni, i corpi e le loro posture, risento la musica che supporta i gesti e l'impegno. Poi afferro il mio sacco a pelo e mi copro, l'umidità del bosco comincia a lambirmi con fredda insistenza. Il sonno tarda a venire, lo sguardo si perde nella profondità del cielo, sento che quella profondità è generata da me come tutto quello che osservo qui intorno e questo mi crea una profonda vertigine, allora respiro e distolgo lo sguardo dal gioco di nuvole.

I vicini di sdraio mi hanno lasciato da un pezzo, resto ancora a indugiare, poi anch'io mi decido, non per il sonno ma per il disagio di un corpo che vuole provare a distendersi. Un'ultima occhiata alle cime degli alberi, alla luna ormai alta, alle luci laggiù a valle e poi alla nostra location buia e silenziosa. Immagino tutti nel sonno, mentre a tentoni imbocco la hall e provo d'intuito a cercare il mio posto.


Domenica

Il condizionatore che ronza è la colonna sonora di questa giornata e confronto il suo fresco tagliente a quello dolce del sabato sera e divento nostalgico. Fuori la calura si esapende, trasformando l'aria in un velo d'afa. Dentro la sala c'è insofferenza, indecisione, il gruppo sembra è appagato dal lavoro di ieri, e vuole conservare uno stato di grazia.

Allora attacco mezz'ora di danza, quindi la potente preghiera di Osho, Mahamudra, e il suo Latihan. Decisione vincente, che mette a nudo i limiti, svela le presenze e le assenze, rivela se sei nella mente o nel cuore. E quindi genera spazi di sofferenza, beatitudine, e sacralità; ricucendo ferite aperte con precisione chirurgica dopo aver rimosso il dolore.

Si alternano momenti di panico, voglia, poi ripensata, di smettere e andar via, sensazioni estatiche e consolatrici. Comunqua sia l'illusione è dissolta, rimane la dura lezione sulle capacità dell'ego di celarsi dietro ingannevoli maschere, di riemergere dagli abissi dove era stato gettato dal Maithuna il giorno prima. Diventa chiaro per tutti che non si è mai "arrivati", che non ci sono traguardi, che è il trionfo dell'impermanenza sulle condizioni più estatiche ed intense. Un brusco risveglio nel pieno ritmo della vita, nella sua pulsazione emotiva, come la notte che segue il giorno, il respiro che entra ed esce, i battiti del cuore. "Picco" è quello che abbiamo sperimentato ieri, "Valle" stamani.

E ora di creare il giusto equilibrio che accade nel mutuo scambio nello spazio del Cuore. Allora la tensione si abbassa, l'insofferenza s'acqueta, il respiro è uniforme, è l'umiltà del dono senza nulla chiedere in cambio, che ricaccia l'ego al suo inferno. L'espressione è distesa, serena, la stanchezza è scomparsa. Colpi di tosse, pulitura dell'aura, infusione di Luce e di Amore, donati con gesti armoniosi, leggeri, fluidi, teneri e grati, senza invadere l'altro.

Sigilla il ritrovato equilibrio la condivisione finale, dove emerge chiaro, trasparente, potente il riflesso interiore di tutto il week end.

E' finita, la hall si vuota, diventa più fredda perché il condizionatore continua e ronzare e perchè qualcosa di intenso, potente è uscito da qui. Tra un saluto e un abbraccio osservo lo spazio, i futon, raccolti negli angoli, braccia benevole che li piegano e appoggiano con grazia. Osservo la sedia, dove raramente mi sono seduto, che imprigiona il pareo rosso porpora con le sue gambe sottili, e la borsa, lì accanto, che aspetta di essere presa, poi sento i miei piedi ancora nudi mentre cercano i sandali.

All'uscita un riverbero d'afa mi toglie il respiro, ma è solo un istante, poi risalgo deciso il sentiero sterrato.