Campane di cristallo e Stop Dance

Dovrei scrivere dell'incontro del 15.6.13 sulle campane tibetane al cristallo di quarzo, ma la porta è chiusa, non c'è flusso creativo, è come se quell'incontro non ci fosse mai stato. Rovisto, a più riprese, dentro di me, ma non mi si apre nessuno spiraglio. Tutte le emozioni e le sensazioni di quel pomeriggio sembrano essere state elaborate e "digerite".

E non si può dire che non sia stata una seduta intensa. Interessante condivisione preliminare, esercizi preparatori basati sul respiro e sulla immaginazione, per mettere i partecipanti nella condizione di rilassare completamente il corpo e isolare la mente. Tutta la parte emotiva sembra essere stata assorbita da quella fisica, c'è la memoria del corpo che "ricorda" le vibrazioni dei vari suoni, le frequenze che risuonano nei vari punti corrispondenti ai chakra, ma non c'è la controparte emotiva. Mi tornano le sensazioni finali, il completo rilassamento e la sensazione di allineamento, come fossi attraversato da un bambù cavo rigido dalla punta della testa al perineo.

Il movimento del corpo che diventa fluido, tranquillo, il suono della voce diverso, più pacato, calmo, scandito e chiaro. La sensazione di poter fare qualsiasi cosa, una rottura dei blocchi, un superamento dei limiti. Un senso di espansione che induce ad un atteggiamento di apertura, accoglienza e contatto con l'altro. I colori, i suoni, gli odori, i sapori, tutte e cinque i sensi sono più acuti, più sensibili, percepisco voci distanti come fossero vicine, il trancio di pizza che sto mangiando ha un sapore particolare, sfumature di gusto nuove intense, esaltate, un vero piacere.

Ora comprendo la difficoltà ad aprirmi alle sensazioni dirette. Il giorno dopo le campane, sono stato al Seminario "La Gioia dell'Unione", già descritto in altro articolo nel quale ho profuso tutte le energie del sentire. L'intensità di quella giornata si spiega con le sollecitazioni dei cristalli di quarzo sui centri energetici del giorno prima. Si sono miscelate a quelle del seminario, raddoppiando l'espansione e l'intensità delle sensazioni.

Prosegue, intanto, il percorso di avvicinamento all'evento del 20 luglio Trance Dance qui a Montevarchi con Nirava Dainotto, per cui sabato 22 ci ritroviamo come sempre al Centro Caroline, siamo ormai a giugno inoltrato e da un giorno siamo entrati nel solstizio d'estate. Tempo di vacanze e di svago all'aria aperta, tempi duri per i luoghi chiusi, c'è però da dire che le condizioni climatiche stanno favorendo un allungamento della stagione indoor, con temperature spesso al di sotto della media. Oggi la concorrenza della notte bianca a S.Giovanni Valdarno, potrebbe metterci k.o. Ma ancora una volta le cose vanno in tutt'altra direzione, qualcuno ha preferito la festa, ma altri sono venuti e ci andranno dopo, in più c'è che oggi trovo ad aspettarmi un amico che da un po' non veniva agli incontri, quando arrivo al Centro è già lì seduto nella reception, e non sarà l'unica rientro della giornata.

Affidarsi a ciò che accade senza nulla pretendere è una dinamica collaudata, ed è sempre premiata, siamo 10+1. Dico che qui c'è lo zampino dell'energia, in altri contesti sono al contagocce, qualcuno ha già interrotto l'attività per la pausa estiva, qui, invece, si va avanti alla grande con la "Stop-dance". Sono curioso, perché non l'abbiamo mai eseguita, ricordo di averla fatta una sola volta in un modulo residenziale. E' una delle meditazioni di Veet, forse la più impegnativa, somiglia un po' alla Trance, perché ha diversi stadi con ritmi diversi, tutti molto vivaci, gli stop che si inseriscono all'improvviso la rendono impegnativa ma efficace.

E' uno spettacolo assistere agli stop, con i danzatori congelati (si fa per dire) nelle posizioni più strane. Ai primi step devo esortare a stare immobili, il tentativo è quello di aggiustarsi nelle posizioni più comode se non addirittura continuare a muoversi e sbuffare e grattarsi qui e la.....! Compreso il meccanismo e, soprattutto, entrati totalmente nella danza, queste sbavature via via diminuiscono. Gli ultimi step sono intensi, totali, così come gli stop.

Bellissimo, l'ultimo brano prima del silenzio, meno ritmico e dinamico degli altri, ma dolcissimo, pieno di melodie e di spirali sonore chiaramente improntate alla ricomposizione graduale dell'energia.

Nella condivisione finale quasi tutti descrivono la stessa sensazione allo stop, una potente onda di ritorno che investe e fa "precipitare" dentro, oltre a una sensazione di grande calore subito smorzata dalla sudorazione immediata del corpo. Lo scopo è raggiunto, queste descrizioni li può fare solo un'identità, il "testimone". Una nota di colore, oggi per la prima volta, assolutamente a digiuno di meditazioni attive, autodidatta di yoga, è con noi una ragazza di Santo Domingo, stupenda, dolce, aperta. Uno spettacolo da vedere, ha danzato in modo naturale, totale, senza pause e con intensità "tribale", del resto gli afro-americani questi ritmi ce l'hanno nel sangue, forse viene anche al prossimo incontro, dove si danzerà ancora, ma stavolta coi chakra, la musica è sempre di quella di Veet.