Sinergia degli opposti
Le parole non riescono più a descrivere efficacemente le sensazioni e le emozioni con l'intensità di una volta.
Forse è l'immersione in letture informative che sacrificano le capacità immaginative in spazi angusti di politica e geopolitica.
La non assiduità e continuità delle pratiche meditative, limitate all'osservazione e all'analisi intuitiva e cerebrale della realtà.
La consapevolezza che tutto ciò che l'osservatore "osserva" è frutto di un'abile simulazione, di una "necessità" animica, rende sempre più difficile analizzare e narrare la realtà.
Il gioco degli opposti, la dualità funzionale, non sono più un segreto e questo limita, di fatto, la voglia di sperimentare.
Le storie della vita generate e proiettate, in modo più o meno consapevole, assolvono egregiamente alla loro funzione apparendo così reali da poter togliere genuinità ad ogni esperienza meditativa.
Non c'è più "vibrazione", entusiasmo, nei momenti organizzativi di questi incontri. Perfino la tensione legata al numero delle presenze si è persa nella nebbia dell'indifferenza.
Tuttavia si ritorna alla narrazione di questa domenica di metà febbraio, dove si prova a mettere in scena un open day di meditazione. La prevaricazione dello spazio-tempo indebolisce le interazioni energetiche che quindi sembrano aver perso a loro forza performante.
Lo scenario è limpido e luminoso, una giornata di quelle che, usando un abusato luogo comune, invitano ad andare in gita piuttosto che scegliere uno spazio chiuso dove mettersi ancora una volta alla prova, in discussione, provocando e sfidando l'ego e la mente, con tecniche che potrebbero non avere più la stessa efficacia.
Elemento di novità, la presenza, nella prima parte, di un'altra conduttrice che propone tecniche di coppia e una meditazione guidata con le campane tibetane. Nella seconda parte, la prevista Heart Chakra Meditation di Karunesh.
Gli step scorrono, e ritornano sensazioni conosciute, si intuisce subito a cosa mirano e come agiscono, con quale dinamica mettono alla prova e come innescano emozioni o sciolgono nodi di forti esperienze intricate.
Ci sono momenti di contatto fisico e di affiancamento energetico, vissuto, con assoluta spontaneità, o con disagi che sembravano superati. Sgorgano lacrime a sciogliere emozioni represse che si credevano ormai gestibili senza problemi.
Un imprevisto tecnico prova a boicottare la seconda parte. Ci si sposta da una sala all'altra sperando di ascoltare il suono uscire da altoparlanti che restano ostinatamente muti. L'attesa genera tensione nel gruppo, che rischia di disperdere l'armonia e la coesione energetica della prima fase.
Poi il suono vibra e ci riporta nel qui e ora. Mi accorgo di non aver provato tensione, ho fluttuato in uno spazio statico, vuoto, dentro il quale per un breve istante, la mente ha provato a suggerisce "ora si va tutti a casa". Nello stesso momento però, come in un cambio di scena, tutto si è ricomposto e armonizzato.
Con perfetta sincronia, il tempo "perso" viene compensato in modo bizzarro e imprevedibile. L'esecuzione della meditazione è quella originale, composta da sei step, per cui il quarto salta perché quella sonora e di 5 step! Come conseguenza il gruppo evita il complicatissimo giro a 360 gradi. Con disinvoltura, metto tutti a sedere per la fase breve e struggente dell'ascolto, prima del successivo abbandono al suono delle campane tibetane.
La condivisione finale è il prodotto della sinergia tra gli opposti; statico e dinamico si sono fusi nello spazio del Cuore. I limiti appaiono come premesse per superarli; le rigidità del corpo si sciolgono in fluidità gioiose; momenti di sofferenza si offrono all'elaborazione interiore; la dualità che si concede momenti di unione; i silenzi che nascondono disagi si stemperano in riflessioni commosse.
Gli abbracci finali non sembrano avere la forza espansiva e la carica energetica di sempre, ma mi accorgo che sono io a non averle.