Sessualità Meditativa

Grande differenza tra l"assaggio" di Maggio e questo "introduttivo" di Luglio, sette giorni intensi, totali dove il corpo, la mente, e soprattutto l'ego, vengono sottoposti a forti sollecitazioni. Le meditazioni e le sessioni, si susseguono senza soluzione di continuità e con il loro effetto sinergico, provocano un cambiamento nell'approccio con il corpo e la realtà esterna. Rimango sorpreso da quello che il mio corpo riesce a sopportare, meditazioni fisicamente impegnative e danze prolungate, comprendo dove è possibile arrivare superando i propri limiti e di riflesso quanto sia forti e radicato il controllo. Mi trovo a superare limiti che non avrei mai creduto di poter nemmeno raggiungere. Via, via gli esercizi, le tecniche e le sessioni "entrano" e il corpo si plasma, diventando più forte, fluido e flessibile, nel corso di una danza molto intensa, avverto come un'esplosione interna e migliaia di punte di spillo che mi escono dal mio corpo attraverso la pelle.

La ripetizione sistematica delle meditazioni, soprattutto la Dinamica, mi muove l'energia sotto forma di onda di calore che "sale" verso la testa, lasciando poi una sensazione di vuoto e di leggerezza e in quel vuoto sento prendere forma qualcosa di fluido che mi collega i piedi alla testa, attraversando tutta la colonna vertebrale, inducendo un rilassamento totale, e un moto lento e involontario del corpo, una sorta di inebetimento misto a gioia. In queste condizioni mi accorgo che posso comunicare con gli altri senza filtri e con grande amore, parlare diventa puro godimento, un senso di vuoto e silenzio tra una parola e l'altra, che entra in profondità.

Un giorno sperimento la presenza del bambino interiore, che abbraccio con forza strappandolo alla madre, questo è il punto più bello e intenso di tutta l'esperienza del modulo, piango a lungo, disperato, senza poter prendere fiato, proprio come un bambino. E la

percezione, del "qui e ora", una sensazione difficile da spiegare perché le parole non riescono a descrivere la dimensione dell'esperienza che avviene durante una sessione molto intensa guidata da una voce di fondo, un alternanza di suono e di silenzio così veloce che la mente non riesce a discernere l'uno dall'altro. Sono ancorato in un punto dentro di me dove non c'è pensiero, né emozione, solo un "vuoto pienissimo" di me stesso. Momenti di profonda interiorizzazione nel silenzio-isolamento che mi ha consentito di entrare dentro di me e nel mio silenzio, in quel frangente tutto diventa più chiaro, vivo; tutto quello che mi circonda assume una dimensione più vera, posso sentire l'energia emana dai corpi e dagli oggetti, e "vivere" i sentimenti e le emozioni degli altri. Riflette sull'efficacia della comunicazione non verbale, il suono delle parole altera e deforma i contenuti che voglio trasmettere, in questa condizione, invece, il messaggio passa pulito, diretto, da cuore a cuore.

Un silenzioso lavoro di specchi dove le energie di ognuno riflette quelle degli altri, suscitando un profondo senso di se. Giochi di specchi sonori invece la comunicazione tra noi nei momenti di "tempo libero", durante i quali posso percepire tutte le sfumature di me che non conoscevo e anche conferme dell'esistenza di "uno spazio comune" in cui ci si ritrova in una lettura limpida e condivisa della propria interiorità. Questa esperienza conferisce contorni più marcati alla realtà e i colori appaiono più vivi. Aumenta la capacità di "sentire energeticamente" le cose e le persone che incontro. Vivo la dinamica di relazione in modo più diretto e intenso, sciolto da vincoli e compromessi, più disinvolto. DUE SETTIMANE DOPO Col passare dei giorni l'effetto del modulo cala. Restano forti tuttavia la sensazione di "diversità" e di un'onda energetica che vibra nel corpo.

Torna alla "normalità", mi lascia coinvolgere nelle dinamiche di tutti i giorni. Il "veleno" torna ad agire in modo sottile soprattutto sul piano mentale ed emotivo. Il corpo, invece, regge di più. Anche se avverto i primi disagi dello stop prolungato rispetto ai ritmi frenetici imposti dal training, una sorta di astinenza da movimento. Sento subentrare la noia, un senso di inutilità sostanziale di tutto quello che faccio, riprendono il sopravvento dinamiche di conflittualità. La chiave di lettura di questa fase calante sta nella apparente impossibilità di tenere i ritmi di prima, e che la sensazione di "tornare indietro" sia legata alla libertà persa nel riprendere la routine di tutti i giorni in modo particolare il lavoro, infatti nei week end, trascorsi interamente fuori casa e in un contesto energetico e gioioso, ritrovo la sensazione di gioia e beatitudine che avevo provato durante il residenziale. Nel modulo l'ascolto diventa diretto, energetico, il contatto con gli altri, con la natura, con le cose; soprattutto il suono, la musica, entra in modo totale, in ogni fibra. La centratura è forte così come il radicamento, tutto parte da me e ritorno a me, là dove sono appoggiato, nel mio spazio interiore che accoglie al contempo tutti gli altri spazi entrando in sintonia con ogni cosa. Poi il ritorno alla routine e difficoltà a gestire le aggressioni esterne e il modo caotico e aggressivo con il quale le emozioni degli altri mi entrano dentro.

Di fatto, però, mi accorgo che l'armonia esterna va di pari passo con l'armonia interna, in realtà le cose, le persone, le situazioni esterne sono sempre le stesse, sono io che muto rispetto al sentire e quindi la sofferenza o la serenità dipendono unicamente da me. Ritornano blocchi e irrigidimenti di alcune parti del corpo, enfasi, estremizzazioni emotive ecc. che alterano l'equilibrio interiore e la conseguente sensazione spiacevole, rende la relazione con l'esterno conflittuale. La terapia in questi casi è una sola, continuare a lavorare sul corpo e sulla mente aldilà delle sgradevoli sensazioni che suggerirebbero di fermarsi e riposare nella convinzione di poter star meglio. Oltre all'allenamento del corpo, è molto utile tenere i contatti con chi risponde in modo particolare al messaggio energetico e "lavora" sul tuo stesso piano. E' come guardarsi allo specchio e rivedersi dopo essere stato in un campo di nebbia fitta dove non era possibile distinguere alcunché. Siamo di fronte ad un principio di dipendenza da spazio condiviso, in assenza del quale non è possibile ricreare e mantenere quella condizione ideale di cui si è detto. E' anche vero che il lavoro su se stessi non ha fine per cui è necessario, ogni volta che si avverte l'esigenza, fare il pieno di energia, e ogni volta un piccolo passo avanti viene fatto. Il resto è mediazione continua, flessibilità, occupare gli spazi con morbidezza e duttilità, riesco a immaginare uno spazio irregolare e con confini continuamente in mutamento e geometricamente irregolari, ed io che cerco di occuparlo adattando la mia forma a quello spazio cercando di riempirne ogni angolo e piega senza tuttavia che quella irregolarità turbi la pienezza e la centralità della mia energia. E' l'"espansione" che consente di tenere sempre campo e riempire le irregolarità provando a forzarne i contorni. TRE SETTIMANE DOPO Importante è conservare i contatti con chi ha fatto lo stesso percorso sia per un confronto sia per "continuare a meditare". Perché in fondo il Tantra va usato non si deve diventarlo. Ed è questo il rischio che corro per una naturale predisposizione ad estremizzare le esperienze per eccessivo entusiasmo, con aspettative di cambiamento. Il risultato è quello di alimentare l'ego che, come si suol dire esce dalla porta ed entra dalla finestra.

Messo in crisi dall'impatto con l'esperienza che mira proprio a metterlo fuori gioco, per "istinto di sopravvivenza" esso prende possesso della parte piacevole e gratificante dell'esperienza e fa sembrare che qualcosa di importante sia avvenuto anche aldilà di quello che è effettivamente accaduto.

L'imperativo è perciò ritrovare, nei momenti più critici dell'esperienza, che vengono puntualmente rimossi, per risentire l'autenticità, e la via è quella dell'umiltà e della consapevolezza.

Nel mio caso ha influito molto la grande gioia e il senso di avere ottenuto quello che da una vita desideravo, fare un'esperienza tantrica di cui solo nella fantasia mi ero nutrito in tempi in cui un obbiettivo del genere appariva proibitivo se non impossibile.

Infatti il sentimento che prevale ogni volta che termino un'esperienza del genere è di grande esaltazione accompagnata da una struggente voglia di piangere, lì penso che si innesti l'ego, perché il desiderio è una sua proiezione, e il desiderio appagato nutre l'ego. Questo periodo immediatamente successivo al corso mi consente di verificare questa dinamica. I primi giorni ero come in incubazione e sentivo molto un senso di neutralità e di integrazione con me stesso, poi mano a mano che incontravo le persone che mi chiedevano ed io raccontavo le mie sensazioni ha preso corpo prima un senso di delusione e insofferenza poi di esaltazione e isolamento come in una torre d'avorio. Il raccontarsi è profondamente dispersivo e quindi deleterio, è questa la constatazione a cui sono arrivato in questi ultimi giorni. E comincio a riconsiderare la dolce austerità del silenzio e del segreto, vivere le proprie sensazioni dentro, e ritornano i momenti di condivisione e appaiono lievi, cangianti e soprattutto serenamente adrenalinici. Praticare quindi, condividere con chi ha condiviso, e meditare silenziosamente tra se e se in ogni attimo di cose che si fanno, dalle più futili alle più importanti.