Senso di Espansione
Sto qui a pensare, come faccio tutte le mattine, da settimane, da mesi, da anni. Il pensiero, le nuvole della mente, transita lento e regolare se sei tranquillo o invade completamente il cielo oscurando la luce, quando sei in crisi. Il temporale, allora, diventa lo sbocco alla grande tensione che hai accumulato. Il temporale, grande amplesso tra cielo e terra, polarità che si carica al parossismo e poi esplode in un orgasmo clamoroso e rombante. Il Cielo e la Terra l'hai anche tu, dentro di te, solo che non lo sai, e allora la febbre sale, la tensione monta e non sai come scaricarla, diventi aggressivo, rabbioso, cattivo, cerchi un parafulmine è spesso è l'altro, tutto il resto del mondo, non ce la fai a chiudere il circuito dentro di te, perché hai paura di implodere, troppo forte la sensazione che provi e temi di dissolverti nel vortice del ciclone che ti avvolge, ma lì al centro, nel mezzo della spirale di nubi grigie e spumose, c'è il vuoto, colmo di silenzio, di luce, d'assoluta, immobilità. E' lì che devi andare, è lì che sei, sempre, eternamente.
Scrivo di nuvole, temporali e cicloni, invece fuori è una giornata meravigliosa, serena, asciutta, è tornato anche il freddo ma forse non è mai venuto, in questo inverno che non è tale. Il temporale è una metafora di quello che è accaduto negli ultimi tempi, solo un ciclone può indurmi a scrivere ancora sulle mie esperienze con i gruppi e la meditazione.
Ero certo, ormai, di non avere più parole, sostantivi, aggettivi per riportare emozioni e sensazioni dei tanti workshop che ho condotto e a cui ho partecipato e in parte è vero, com'è vero che ad un certo punto le parole non servono più, subentra il silenzio, il sentire, ciò che non può essere descritto, allora il flusso si interrompe.
"Il Senso di Espansione" mi ha restituito le parole. E' il titolo dell'evento di questa domenica 23 febbraio 2014. L'ho definito "full immersion" di meditazioni attive, una performance di un'intera giornata. L'idea è nata così, senza intenzione, senza uno scopo preciso, così come il programma che si è scritto da solo sul foglio con una sequenza di meditazioni e sessioni, apparentemente senza un legame tra loro. Il parto di questo evento non è stato tutto "rose e fiori" ma uno dei momenti più sofferti e critici del mio percorso personale. Nei giorni precedenti l'evento ho sperimentato nuovamente la rabbia, l'attesa, lo sconforto, la delusione, un ritorno dell'ego in grande, roba da ripetere subito tutti i moduli di tantra, perché non riesco a mettere insieme quello che penso deve essere il numero minimo di partecipanti perché valga la pena fare l'esperienza. Non c'è più l'umiltà, il lasciar accadere, il seguire il flusso d'energia rimanendo in ascolto e in osservazione, la fiducia....Ecco il punto critico, mancanza di fiducia, in me stesso, negli altri, nell'universo? Com'è capitato altre volte, nel momento in cui ho accettato l'eventualità che l'incontro non ci sarebbe stato, una telefonata imprevista cambia il corso delle cose.
La voce dall'altro capo del telefono è giovanile, briosa, piena di vita. La frequenza del suono di quella voce, mi apre lo spazio del Cuore e dopo un veloce giro di telefonate, confermo l'incontro. L'entusiasmo di tutti è alle stelle. L'evento è svincolato dai legami delle mie paturnie, al diavolo i numeri, il gruppo si è formato da solo, nonostante me. Ora c'è qualcosa di compiuto, perfetto, armonico, sintonico e non vedo l'ora di cominciare.
Questa domenica si presenta stupenda. Il paese si sveglia sotto un celo terso, pulito, l'appuntamento è alle 9,30. La location è la collaudata, energetica e bella sala dello Studio Caroline, sala che ormai ho ribattezzato "Buddha Hall". La piazza che attraversiamo per andare allo Studio si sta già animando, c'è un mercatino dell'antiquariato e i primi banchetti si stanno già allestendo, mi viene da pensare e poi lo dico a chi è con me, che si potrebbe fare un giro di bancarelle nella pausa pranzo. Sul viale a metà strada, intravedo in lontananza una figura alta, magra, con zainetto in spalla e giubbotto chiaro, sento che è il ragazzo che mi ha chiamato ieri. E' proprio lui, quando lo raggiungiamo ci viene incontro con entusiasmo è di bello aspetto ed è una bella energia. Oggi è violato un altro tabù, il ritardo, alle 9: 30 siamo tutti presenti e svolgo velocemente le pratiche di routine. Preparo al centro della sala un quadrato di tappetini, oggi sento di dover iniziare con un cerchio di presentazione e me lo suggerisce un senso d'adeguatezza e di serena tranquillità che mi fa concepire strategie, mosse e propositi assolutamente lineari, consoni, in perfetta sintonia con il momento, con il qui e ora. Sto proprio bene in questo spazio, mi sento a mio agio, mentre sistemo i cuscini a coppie su ognuno dei tappeti, poi il mio cuscino solitario, non è per sentirmi privilegiato e nemmeno perché sarò io a condurre, semplicemente è un disegno armonico, una sistemazione naturale. Da tempo non eseguo più le presentazioni preliminari e il cerchio energetico iniziale con brevi tecniche introspettive per entrare nel qui e ora, oggi sento che devo farlo.
Il programma della giornata è molto intenso e per la prima volta si esegue la Dinamica di Osho. Dopo aver descritto i vari step e dato le "dritte" per l'esecuzione, provo timore ed eccitazione mentre auguro buona meditazione e premo il tasto per avviare il cd. Osservare la Dinamica dalla parte del conduttore è tutta un'altra cosa! Oggi, davanti a me, c'è chi ce la mette tutta, sto attento e vigile più di altre volte, nella fase della respirazione caotica, è già scaricata tanta rabbia e stress. Impressiona vedere i corpi agitarsi, ascoltare il soffio "isterico" del respiro, e poi la crisi di chi non riesce a variare il ritmo e il disagio di chi fatica a respirare. Siamo solo l'inizio, lo step della catarsi mi esplode addosso e devo tamponare con cuscini e tappetini l'impeto della rabbia e del dolore, che sembra non finire mai raggiungendo intensità estreme, le grida, le imprecazioni, i gibberish, superano la musica di fondo che pure è a "palla", solo verso la fine dello step, la "tempesta" sembra placarsi, Il gong interrompe di colpo la fase caotica ed è arduo cambiare ritmo e iniziare a saltare sul posto. Passano pochi minuti e c'è già chi cede, le braccia scendono, saltare diventa "pesante", prendo il microfono e comincio ad incitare, il ritmo riprende, ma l'espressione dei volti mi rimanda la sofferenza del tentativo di superare i limiti. C'è troppa rigidità nei corpi, troppa serietà nell'intento. Suggerisco il sorriso e l'immagine di bimbi che saltano gioiosi per raggiungere il cielo e per questo allungano le braccia e artigliano le mani, di saltare morbidi come molle. Qualcosa cambia, ma non basta, allora cambio il suono hoo! Con il nome d'Osho, ora c'è una "marcia" in più e gli ultimi muniti sono certamente più intensi ed efficaci. Lo "Stop!", forte, potente fa eco ad un silenzio improvviso, profondo, che disorienta. Siamo alla fase più critica della Dinamica, passare dai ritmi forsennati alla immobilità totale, congelati come suggerisce Osho, un vero shoch psicofisico, che consente di sperimentare il "punto": essere consapevoli del corpo e al contempo osservarlo dall'esterno. In questa fase succede di collassare, e accade ad uno dei presenti, che, però dopo qualche minuto si rialza e continua. Gli altri reggono bene, anche se le braccia si abbassano lentamente, i corpi sussultano, tremano, vogliono muoversi o distendersi è la parte più dura ma anche più performante ed efficace di tutta la Dinamica, quando arriva la celebrazione è un unico sospiro di sollievo. La musica si dissolve, tutti si distendono, assumendo pose innaturali per l'esigenza insopprimibile di lasciarsi andare e stemperare gli effetti di questa catarsi senso-emozionale.
L'intensità dell'esperienza suggerisce una pausa adeguata e di consumare un piccolo spuntino con frutta e torta di mele. Ognuno ha portato qualcosa da bere e da mangiare, si crea subito una dinamica conviviale, di complicità e intesa, ci si muove con armonia, si condividono già le prime sensazioni, si abbraccia, il gruppo c'è.
Il suono dei cimbali annuncia la fine della pausa, tutti nella hall, ci aspetta la "Expand in all directions" di Veet Marco che ha ispirato questo Workshop. Proviamo ad eliminare le barriere fisiche e psicologiche che impediscono all'energia di espandersi, i primi due step preparano l'esplosione dell'espansione del terzo, dove ci si sperimenta come aria, spazio senza limiti, dove si dissolve ogni traccia di limitazione. A questo step partecipo attivamente scuotendo due maracas e un tamburello che ho trovato nella stanzina accanto alla hall, aggiungo ritmo a ritmo, questa "trovata" incita alla danza frenetica accompagnata da urla e canti liberatori. Al termine di questo viaggio fuori dei limiti, segue un lungo silenzio rilassato, il suono dei cimbali pone fine alla meditazione, con graduale ritorno dal viaggio cosmico.
La pausa pranzo arriva, improvvisa. Mezza giornata è trascorsa senza essercene resi conto. Si sono dissolte le percezioni spazio temporali. Nessuno lascia l'hall, non ci sono bancarelle da vedere, mangiamo qui e allestiamo un desco improvvisato con materassini, cuscini e tovaglioli, nessuno vuole disperdere questa bellissima energia che ci tiene legati. La pausa si gestisce da sola, la durata non è segnata dall'orologio, ma dall'armonia che regna nel gruppetto raccolto al centro della sala che condivide cibo ed emozioni, non c'è fretta di ricominciare.
Tutto quello che si è fatto ed è accaduto finora è un fluido "scorrere" che ha in se la propria essenza, mi sono limitato a tenere in mano il timone. Si ricomincia, quando tutti sentiamo che è il momento, il solito colpo di cimbali segna l'inizio della seconda parte, quella più intima, si lavora sul Cuore e sul Confronto.
Partiamo con la Osho Heart Meditation, con la sua lunga fase d'approccio alla capacità alchemica del Cuore che accoglie, gestisce, trasforma emozioni e sensazioni dolorose in gioia. Fondamentale l'attitudine ricettiva dei praticanti, la capacità di accogliere e assorbire il dolore che nella prima fase è quello individuale e delle persone più vicine, nella seconda fase è quello cosmico della totalità consequenza delle "cose che non vanno" delle privazioni, delle perdite, elevato all'ennesima potenza, qui è possibile verificare la potenzialità dell'Amore del Cuore, che prende tutto il dolore del mondo e lo trasforma, accettandolo, in gioia per ridonarlo al mondo. Il significato è ben chiaro al gruppo, durante la presentazione della meditazione si condividono e si chiariscono tutti i punti, c'è da affrontare un'esperienza delicata, performante, introspettiva, che libera gli spazi intasati dai traumi, dalle ferite, dai blocchi, trasmutandoli alchemicamente. Un laboratorio di trasformazione e cambiamento portentoso. Accade la trasmutazione, nei gesti che sembrano preghiere, nei movimenti lenti e fluidi del prendere e donare. Nella fase intermedia e alchemica del trattenere arriva il pianto, prima sommesso, poi dirotto, infine disperato; poi risa, isteriche e gioiose, una celebrazione dell'amore del Cuore che vibra alle note di una musica divina che commuove toccando corde profondissime. Una delle più belle meditazioni di Osho. Gli abbracci e le lagrime finali dicono più di tante parole e condivisioni, ci prendiamo tutto il tempo per scambiare questo messaggio d'amore, l'energia scorre con il suo ritmo e la lascio scorrere e risuonare in sintonia con ciò che sta accadendo.
Ora che il Cuore e aperto si può sperimentare il confronto con l'altro, creare il collegamento energetico per un mutuo scambio. Le coppie si formano per la sessione "Scambiare l'Energia" con la spinta del Cuore, la scelta è dettata dall'assoluto sentire, non c'è traccia d'intenzione, né di calcolo, non c'è mente, non c'è ego. La sessione mette insieme due coppie dello stesso genere, e quando gli step si succedono, concedendo ad ognuno la possibilità di donare, l'intensità diventa fortissima, due spazi del Cuore si incontrano, neutri, incondizionati ed è estasi. Proprio dalle due coppie omogenee arrivare l'energia più forte e invade tutto lo spazio, si scopre un amore dove si pensava non potesse nascere, e una tenerezza infinita che impedisce di staccare il contatto. Non c'è sosta, il tempo di scambiare le coppie, stavolta rigorosamente etero, e si passa alla sessione del confronto finale "Incontrarsi nel terzo, quarto e sesto chakra". Ci si incontra nell'assertività, nel cuore, e nella luce interiore. Qui il silenzio regna sovrano, non ci sono sussulti, c'è la ricerca interiore, il contatto con l'altro; nella fase della relazione del Cuore c'è un fluido oscillare e l'eco sonoro dell'incontro gioioso con l'altro se stesso. Nello spazio di luce si compie l'unione, scompare il dualismo, ogni cosa e regna unità e compimento.
La condivisione non aspetta i suoi tempi, arriva e cambia il programma, non c'è Kundalini a chiudere questa giornata da sogno. Il percorso è chiaro per tutti, c'è ancora spazio per tante emozioni, ognuno si specchia nelle parole degli altri, poi i saluti e gli abbracci finali. L'hall ritorna deserta, silenziosa. Le ultime voci si spengono lentamente. Resto qualche istante a riflettere: abbiamo attivato l'energia della terra che si è espansa nello spazio del Cuore, incontrando, l'altro, nella luce suprema, il percorso è compiuto.