Rinascita

Quello che accomuna questi incontri quest'anno è la presenza costante di una bella energia, non ci sono impasse, contrattempi, ripensamenti o disdette dell'ultima ora. Il gruppo conferma di essere maturo, di avere una propria autonomia e capacità di autogestione. Fino a qualche tempo fa mi chiedevo perché le persone decidevano o meno di partecipare, perché venivano un sabato si e uno no, creando un continuo turn-over e scambio di presenze. Ero convinto fosse una caratteristica negativa, una mancanza di continuità che impediva all'iniziativa di decollare, di dare vita ad un gruppo energeticamente coeso, compatto e affiatato. Dopo queste ultime esperienze ho compreso che le presenze sono adeguate al momento, nel senso che il gruppo ogni volta si compone con le persone che devono esserci quel giorno e non con altre, una pulsione naturale. Il gruppo, in altre parole, si aggrega e prende forma a seconda delle situazioni. In questo modo l'incontro produce sempre il massimo, perché sono presenti quelli che, in quel momento, hanno un legame sinergico, lo stesso tipo di risonanza.

Oggi ho la conferma di questa cosa, il gruppo è brillante, vivace, subito in palla, nonostante alcuni non si conoscono o sono presenti per la prima volta. In programma c'è una meditazione che abbiamo eseguito, un sola volta, "Focus on Fire", nella quale si sperimenta la morte e la rinascita, il testimone e la celebrazione della trasformazione. Prima però, si parte con una con una meditazione che ho chiamato "danzante" composta di 4 parti, 4 diversi ritmi, tratti da brani musicali dei Buddha Bar. La scelta si rivela indovinata, nei primi minuti c'è, è vero, un certo imbarazzo e rigidità, poi però con il passare dei minuti e con il susseguirsi dei brani, l'ambiente si scalda, si sciolgono le rigidità arriva il divertimento e la gioia. Quando la musica sfuma sono tutti esausti ma completamente "dentro" e "attivi".

Condizione ideale per cimentarsi con la Focus on Fire, i cui primi tre stadi sono sostanzialmente statici: il respiro ritmato del primo, crea le condizioni fisiologiche e di coscienza per affrontare la propria "morte" attraverso la volontaria bruciatura del corpo disteso, che lentamente diventa cenere partendo dai piedi e terminando con la testa, secondo stadio. Osservare questa condizione dalla posizione del "testimone", ricostruire lentamente il corpo, sempre da distesi, terzo stadio, infine ridargli nuova vitalità attraverso la trasformazione e la rinascita che avviene con la presa di coscienza e la consapevolezza che esiste qualcosa, aldilà del corpo, che vigila e agisce e che quindi gli sopravvive; rinascita che viene celebrata, nel quarta stadio, con una danza finale di 20 minuti.

Sono anni che faccio gruppi, ho diretto numerose meditazioni, ho scritto articoli e resoconti di ogni seduta descrivendo momenti intensi ed esaltanti, devo riconoscere, però, che la meditazione di oggi ha qualcosa in più, difficile da descrivere a parole. Solo chi è presente può comprendere. Solo chi osserva l'espressione dei volti: sofferenti, tesi, rilassati, dolorosi, estatici, tutte le maschere possibili, durante la fase del respiro; solo chi coglie l'immobilità totale, "cadaverica", è il caso di dirlo, dei corpi distesi e la ripresa della dimensione corporea più o meno lenta a seconda della profondità raggiunta nella bruciatura e "perdita del corpo da parte di ognuno dei partecipanti; solo ammirando la dinamicità, il movimento parossistico dei corpi che si scuotono e saltano, che si sciolgono in volute serpentine, che vibrano, che si sciolgono in una celebrazione estatica, si può avere un'idea della magia che è in atto, oggi, in questa sala e in tutti noi. L'ultimo stadio è bellissimo, da brividi, con la musica in ascesa costante, vertiginosa, a tratti tambureggiante, in altri momenti vibrante e sinuosa che accompagna verso una sorta di apoteosi finale. L'espressione dei presenti, quando tornano in se, è inizialmente stupita, attonita, sorpresa, poi appagata e serena; i contenuti della successiva condivisione esaltano e confermano quanto si è "avvertito" e "sentito" provenire dal gruppo, durante tutta l'esperienza. Una meditazione, impegnativa, difficile, una prova di ardore e temerarietà, di "rottura" con la dimensione della mente e dell'ego, tuttavia anche chi si cimentava per la prima volta lo ha fatto senza timore, ottenendo risultati insperati.

Sabato prossimo pausa, quindi il 17, prosegue il percorso "danzante" con la "Trance Dance"