Osho Breathing

Un ritorno alle origini? Forse sì, forse no. I posti non sono gli stessi, non i grandi spazi della Caroline e della Talent, ma una stanza di media grandezza accogliente, raccolta, energeticamente testata.

Oggi siamo al terzo gruppo di meditazione di questa estate colma di iniziative e di lavoro costante. Ogni volta ci sono nuove adesioni. Oggi ritroviamo, dopo due anni, un madre con figlia che avevamo conosciuto all'Open Day del 2019 alla Talent, e che avevamo perso di vista. Sono contente, pronte a mettersi in discussione e a condividere con noi le loro emozioni.

E c'è lo zoccolo duro del gruppo, quelli che ci sono tutte le volte, che fanno da volano a questa ripresa lenta, graduale ma inarrestabile della stagione delle meditazioni e del lavoro su di se.

La Osho Breathing è una meditazione "tosta", impegnativa, che "smuove" molto. Fondamentalmente basata sul respiro, che è il filo rosso che unisce i gruppi fatti finora.

Per facilitare la scalata ai chakra, "soffiandoci" letteralmente sopra uno ad uno, inizio utilizzando, novità assoluta, l'uso di oli essenziali, nello specifico la "menta piperita" per aprire il respiro ed attivare l'energia. Una goccia per palmo poi un veloce sfregamento delle mani e aspirazione profonda. Poi una sequenza di movimenti sincronizzati tratti da "L'Apertura del Respiro".

Il gruppo è ora pronto e carico, si inizia l'arrampicata su per i chakra seguendo il ritmo sempre più incalzante e il respiro sempre più veloce fino a raggiungere l'acme al settimo. Il primo step è sempre quello più impegnativo, il fiato è corto le braccia dolgono, è difficile sincronizzare a armonizzare il respiro, farlo fluire come una carezza su ogni chakra e accompagnare il tutto con la fluida danza del corpo. Con difficoltà ma perseveranza ed impegno si arriva in cima, la rapida discesa, tanto auspicata, compensa solo in parte la fatica.

Alla seconda risalita, decido di unirmi al gruppo, incito, sprono, sollecito, coinvolgo. Arrivati al chakra del Cuore accade la mirabile fusione sincronica dei movimenti, del respiro e del suono. Ora è più facile salire, non c'è quasi più sforzo, il corpo si muove da solo, anzi è mosso dal respiro stesso, la mente è fuori gioco e con essa i dolori, la fatica, l'affanno. Subentra uno stato che non può essere descritto, scompaiono le identità e resta un'unica grande sfera energetica. Chi ha già fatto esperienza di ciò, riconosce il se profondo o coscienza universale.

Ridiscendere la china in queste condizioni è più dolce, appagante e rilassante. Ci fermiamo qui, la terza scalata rimane nelle intenzioni. Abbiamo colto il "punto" e il senso della meditazione. I chakra pulsano, vibrano, roteano, emanano calore.

Ci si può dedicare all'ascolto del corpo e di quello che è accaduto al suo interno, 15 lunghi e profondi minuti, poi il triplice gong riporta tutti nel qui e ora.

La condivisione è all'altezza della performance, chi riassume in una sola parola quello che ha provato, chi si sofferma in dettaglio sulle sensazioni fisiche: calore nel dorso lungo la colonna vertebrale dal quarto chakra in su; dolore che scorre verso il basso come a sciogliere un nodo, un blocco e non manca il viaggio animico, con tanto di visualizzazione dall'alto, di luoghi sconosciuto ma meravigliosi, nella pausa di silenzio.

Più che un ritorno alle origini è un ritrovarsi in quello spazio comune e conosciuto, dove il tempo non esiste.