Unità e dualità

17.10.2014

Io riassumerei tutto in una parola "grounding". Terra, radicamento e altre definizioni che possono dare l'idea di avere salde radici, diciamo come una quercia, forse e troppo, un pioppo, vedi tu. Il problema se di problema si tratta è tutto lì. L'assenza di stimolo sessuale, chiusura dei chakra bassi sono tutti segnali di mancanza di contatto con l'energia della terra. Ora che questa condizione ti sia stata indotta dal percorso che stai facendo oppure no potrai rendentene conto da solo. Tuttavia ti dico che tutte le vie di canalizzazione hanno come caratteristica l'esaltazione dei chakra alti per facilitare l'ingresso dell'energia divina o del cielo. Anche il reiki per esempio ha questa caratteristica. C'è un'orientamento "tecnico" verso l'alto per cui si "trascura" la parte bassa del corpo e nello specifico quella sessuale o kundalini si predilige essere "invasi" solamente dall'alto probabilmente, ma questa è una mia riflessione, perché l'energia del cielo o divina viene percepita come più cristallina, pulita, splendente, pura. In contrapposizione all'energia tellurica che è torbida, densa, istitiva, imprevedibile, carica di potenzialità "negative" . Molte vie che prediligono i chakra alti spesso accusano le "sette" tantriche e shaktiche, per esempio, di utilizzare energie demoniache. Osho, da alcune di questi movimenti, viene definito seguace di Satana o Lucifero e via accusando.....mentre Buddha viene definito un testimone di Dio(!).
Se si osserva la legge della natura e noi vi apparteniamo totalmente checchè se ne pensi, non si può non rendersi conto che tutto accade e tutto si manifesta per una legge di polarità, la stessa corrente elettrica, per citare un esempio banale ma non troppo, può accendere una lampadina solo se si incontrano e si uniscono le due polarità negativa e positiva. Per analogia è facile comprendere che se vuoi accenderti o, alchemicamente, creare dentro di te una sintesi che ti porta ad "accenderti" alla dimensione divina non puoi non chiudere il "circuito", lo stesso Taoismo che non può certo essere accusato di satanismo, rappresenta una figura umana che prende energia dalla terra attraverso i piedi e quella del cielo attraverso la punta della dita e fa in modo che queste due energie polarizzate si uniscano nel centro del corpo compiendo il "miracolo" achemico della fusione e quindi della realizzazione dell'unità divina. Ci sarebbero tanti altri esempi ma mi fermo qui. La scelta di una via piuttosto che un'altra è fortemente condizionata dall'attitudine interiore e dal livello di consapevolezza che ognuno ha e dalla misura in cui ci si è decondizionati rispetto a schemi e credenze religiose. Mi spiego, la scelta di prediligere l'energia del cielo ha alla base la visione di una energia divina immanente collocata fuori da se che va incanalata per poi farla agire su se stessi e verso gli altri con intenti benefici e di guarigione. Si diventa divini per concessione e perché si attinge alla fonte (qui vedo molto della religione cattolica e delle religioni teistiche in genere leggi "lo spirito santo"). L'"invasione" di una tale luce divina non può avvenire che dall'alto da qui la preclusione per tutto ciò che viene dal basso. All'incontrario, tutte le cosmogonie orientali e occidentali inziatiche, hanno come fondamento la dualità, tanto per citarne una Shiva e Shakti, ed è qui che si crea il nodo, queste vie che prediligono l'alto non prevedono, anzi rifiutano, la possibilità di sperimentare l'unita in se stessi attraverso la dualità, lo definiscono procedimento "satanico" l'unione con il diavolo che consente di poter essere simili a dio e "sfidarlo", ma questo perché si è convinti (condizionati) che dio è qualcosa che non può essere assimilata a noi, lui ci ha creato, non possiamo essere lui. Questa divisione tra alto e basso, tra cielo e terra, tra Shiva e Shakti, tra dio e il diavolo, in sostanza interrompe e vanifica proprio il senso della creazione. Perché mai un dio dovrebbe creare con intenzione divina e poi negare la sua controparte creativa, ossia ciò che ha creato, vivendola come antagonista. Mutuando le figure orientali sarebbe come dire che Shiva attraverso Shakti riconosce la sua capacità creativa, salvo rinnegarla perché la vive come qualcosa che non gli appartiene, in pratica finisce per rinnegare se stesso. La stessa cosa vale per l'uomo che negando la sua parte fisica e tellurica, finisce per negare se stesso e rimanere "spezzato" in due. Nel tantra questa condizione è risolta, lo scopo è ottenere la consapevolezza che l'unità ha creato la dualità e che attraverso la riunificazione della stessa si torna all'unità, e questo compito spetta all'uomo che ha in se tutte le potenzialità (essendo tra l'altro, il più alto nella scala evolutiva) deve solo rendersene conto e consapevole. Il Tantra lavora su tutte e due le energie, creando le condizioni perché si incontrino nel centro e diano vita alla consapevolezza divina, in un parola Shiva attraverso di noi incontra e si unisce alla sua controparte creativa la Shakti riconoscendosi, il corpo dell'uomo è il forno alchemico nel quale accade questa unione, l'uomo allora scompare nell'unita e inevitabilmente transita nella dimensione divina, ma finchè non si chiude il cicuito questo non può accadere e si percepirà sempre questa "divisione" e si cercherà sempre disperatamente di attingere in alto morendo sempre un po' di più in basso, ovvero alla totalità dell'esperienza di vita e quindi nella sostanza negando la stessa volontà divina. Spero che questo lunga riflessione ti consenta di specchiarti e comprendere molti degli interrogativi che mi hai posto.
Premartha


Ti ringrazio tantissimo per la risposta che sì, fa luce su molte cose e mi riporta al centro di una delle questioni per me centrali in questo periodo, cioè la mia concezione di Divino. Allo stesso tempo, già solo il fatto di mettere per iscritto questi pensieri è stato una parte della soluzione: la scrittura si riconferma per me una forma di terapia fondamentale e necessaria per la mia vita. Tempo fa sono capitato """""per caso""""" tra le mani di un nutrizionista che è venuto fuori essere anche un padre evangelista; ho avuto con lui discussioni interessanti e proficue, anche se burrascose, e il centro di tutto era proprio il contrasto tra la mia concezione (sovrapponibile alla tua) di anima divina come scheggia di creazione e Dio in potenza, e la sua, di un Dio come essere a se' stante che ci concede, rinunciando a noi stessi (al peccato originale) di ricevere il "cuore nuovo" che porterà poi alla salvezza. Io qui in realtà ci ho visto un'interpretazione molto più "meditativa", cioè "rinuncia all'ego e scopri la tua risonanza con l'universo", che poi mi sembra proprio la stessa cosa. Sempre di salvezza si tratta. L'unica differenza tra queste due concezioni sta forse nella dipendenza dalla consultazione dei testi sacri e questo concetto di "Satana tentatore che si traveste da angelo" che francamente è proprio ridicolo e questo sì che crea una distanza dalla propria anima divina, una sfiducia nei propri mezzi che dire patologica è dir poco. Il fatto che ci sia una forma di conoscenza esterna e a se' stante che ha creato tutto, ancora mi lascia un po' perplesso per le possibili implicazioni: perché da un lato, non posso non riconoscere che, per una banalissima legge fisica, io non posso creare me stesso, e quindi mi verrebbe da avvallare la sua ipotesi di Dio come ente a se' stante e padre (insomma, un fatto biologico e fisiologico come la nascita di un figlio, che risuona fortemente, tra l'altro, col concetto di "chiedere" all'universo: non ci si fa problemi a chiedere a un padre, e lui non si fa problemi ad esaudirti), e nel momento in cui do il Diksha è mia responsabilità entrare in vibrazione con questa forma di energia, e farla mia! Quindi non ci vedo una divisione, come non vedo una divisione tra bene e male, alto e basso, che sono termini che hanno senso solo se messi in contrapposizione. Come mi piace dire a volte, la vita è un gioco al sadomasochismo: senza fatica non c'è definizione di riposo, senza dolore non ha senso la definizione di piacere, senza freddo non ha senso la definizione di calore, la vita è una continua interazione di opposti e anche il "stare con se' stessi' è una forma di relazione. Il dolore mi ha portato in basso molte volte e mi ha permesso di prendere le migliori scelte della mia vita, come in questo periodo di rivolgimenti interiori mi da' modo di affrontare conti lasciati in sospeso ed evolvere. Riconosco in tutto questo la mia anima divina, la mia connessione col tutto, riconosco la guida che mi porta a scorgere strade e indicazioni. Tutto questo per dire che nel Diksha non ci sento una qualità di energia "divisa" (ci sono molte meditazioni della Oneness che lavorano sulla kundalini e sono forse tra le più potenti che abbia mai provato, vedi la Ananda Mandala che è una bomba atomica) e quando mi connetto sento il tutto indiviso, sento Shiva e Shakti, ma forse questo tutto, questo fulmine a ciel sereno non mi ha trovato del tutto aperto e pronto a ricevere la corrente e mi è finito in testa. Certo, il fatto di porre le mani solo sulla testa (Questa è una cosa che sinceramente non ho capito della Oneness! Ma che voglio chiarire) non aiuta. Forse era necessario un lavoro in più a monte, era necessaria una forma di "Oneness" che ancora non posseggo del tutto, che passa ancora prima che dalla meditazione da una disciplina nella vita di tutti i giorni che ancora non c'è, ma che vedo e riconosco in potenziale.

Proprio oggi, mi sono alzato molto presto perché avevo appuntamento con quel nutrizionista, e lui invece di riprendere con i suoi discorsi soliti incredibilmente ha troncato, si è parlato solamente di alimentazione. Un altro messaggio? Come a dire "Non hai più bisogno di questo specchio"?! Ne sono uscito sollevato ma ho provato anche un po' di tristezza, perché in qualche modo anche lui mi è stato profondamente utile e mi ha fatto vedere delle cose importanti.Esco da lì e vedo la tua mail, che affronta lo stesso argomento da una prospettiva diversa.Mai come ora mi è stata chiara la meccanica degli specchi, continuo a vedere nella vita e nelle persone che mi circondano, che parlano con me, delle immagini di me stesso, delle mie paure, dei miei pensieri, delle mie sensazioni. Succede ogni giorno e ogni giorno vedo qualcosa di nuovo, mi ritrovo in un labirinto di specchi nel quale, devo dire, comincio a districarmi e a divertirmi. Che cos'è questa, se non connessione col Divino? E' il bene o il male, Shiva o Shakti, Dio o Satana? Non mi interessa, quello che so è che sto imparando a capire i segnali... Anche attraverso il dolore, come ieri: la notte oscura dell'anima non è mai stata tanto luminosa. Sono tornato a casa e già posso notare un risveglio e un radicamento notevoli, non c'è nemmeno paragone con ieri e i giorni scorsi: un altro segno? Credo di sì: "Per stare bene devi smuovere un po' il culo!!!"So già cosa fare: dormire meno, lavorare di più sulla tesi, scrivere, dipingere, nuotare, parlare tanto, e il resto verrà da se'. Per ora mi tengo i miei cari vizi: la birra, le sigarette e qualche bistecca. Non è con le privazioni naziste che tornerò nel mio centro.
Per il resto, aspetto con trepidazione di cominciare i workshop sui chakra: sarà un anno interessante!!!
Un abbraccio, da un ricercatore a un altro.

Lo Specchio