Spunti da "Il Fuoco Interiore"

09.02.2014

Faccio in modo che gli altri mi "riempino".

Mi rivolgo sempre agli altri, prima ero da solo, poi ho conosciuto quella che sarebbe diventata mia moglie e con lei mi sono ritrovato, poi mi sono ritrovato in una passione di un mese e ancora in un'amica intima, poi via via in tutti gli altri: amici vecchi, altri nuovi, il gruppo con cui lavoro. Sono in contatto con tutti ma ho la sensazione di essere sempre solo, sto diventando consapevole che da ognuno di loro ho tratto e traggo un aspetto di me, come in un gioco di specchi, tanti piccoli pezzi si me!Come riempio il mio "vuoto". Da solo, assumo atteggiamenti e cerco percorsi compensativi alle sensazioni sgradevoli che sento dentro. Ho sempre pensato di valere poco e quindi ho esasperato il senso di rivalsa, immaginando di essere una spanna sopra gli altri, poi ho iniziato a sentire il corpo, da bambino mi dicevano che ero gracilino e allora mi sono riempito del pensiero orientale e di discipline del corpo per dimostrare il contrario allo stesso tempo per distinguermi dagli altri, dalla massa per trovare una mia autonomia. Di questa esigenza si è fatto paladino l'ego, che ha costruito una mia forma illusoria di guida degli altri, una sorta di maestro. Negli ultimi tempi è cresciuto in me un senso di vuoto e d'inutilità che mi costringe a guardarmi dentro e riempire il mio vuoto.

Ancora il suono del silenzio

Appena entro nel silenzio entro in me stesso, inizia un dialogo intimo, una visione interiore. Prima però sento la mancanza di contatto, quasi un senso di deprivazione, che più che darmi fastidio mi suscita un senso d'ilarità. Mi viene voglia di scrivere, di far leggere a me stesso, cosa mi accade dentro, ora che i contatti sono interrotti. Sorge allora una sorta di astinenza da parole che si trasforma in logorroicità interiore. Si delineano molto chiari i due giorni di silenzio già trascorsi e i contenuti fino ad allora sfumati acquistano contorni molto chiari. La frustrazione da aspettativa delusa per il posto, l'ambiente che mi ospita, apparso troppo spartano. La sensazione di essere troppo debole per affrontare le prove di questo percorso, una debolezza diffusa, provata dopo i primi approcci al lavoro. Che si rivelano per quello che sono: pesantezza e intossicazione da ego e dalle sue abitudini. Già dalle prime sessioni e meditazioni, sento che l'energia è bloccata dal terzo chakra in giù, che la mente domina incontrastata. Mi accorgo che il lavoro sul bambino interiore è rimasto a metà. Nel primo serio lavoro serale a coppie, avverto tutta la rigidità della parte inferiore del corpo. Il "Fuoco" arde solo dal quarto chakra in su. Dolorosamente ne prendo atto, già dal pomeriggio, però, e di più la sera, qualcosa comincia a muoversi dentro di me, la meditazione "Respirare sul fuoco" apre un primo spiraglio. Che si allarga la mattina successiva nella prima sessione, durante la quale mi affaccio nello spazio del "bambino interiore", un precipizio, una voragine nella quale precipito con tutta la mia rabbia e disperazione, piango e mi ribello! Qualcosa di muove dentro si fa largo verso il basso mi attraversa la pancia e mi trasmette l'effetto di "svuotamento" della parte inferiore del corpo. Allora la relazione con l'altro diventa espansa, disinvolta, amorevole; il contatto diventa fisico con contenuti di tenerezza e amorevolezza, la mia energia comincia a incontrare se stessa negli altri. A questo lavoro di demolizione di "blocchi", contribuiscono principalmente la Dinamica, la Kundalini e la White Robe.


Terzo giorno, silenzio isolamento, la Dinamica emerge su tutto, un'esplosione di energia travolgente una danza liberatoria ed estatica. Voglio condividere questa gioia con gli altri ma il silenzio me lo impedisce, il non poter trasmettere agli altri le mie emozioni invece di indebolirle me le rafforza me le potenzia, non vengono "sciupate" dalle parole. In questo silenzio emerge dentro di me sempre un senso di ilarità soffusa, voglia di ridere perché osservo l'aspetto ridicolo di questa imposizione, ma stavolta va meglio, il bisogno di dialogare è quasi del tutto scomparso, molto potente è invece la voglia di contatto fisico, esasperata dal divieto fino a diventare un violento desiderio sessuale. Il mio sguardo, non potendo incrociare quello degli altri, si posa sui corpi, cogliendone tutte le sfumature, le movenze, soprattutto la fluidità e felinità delle donne e la pesantezza e rigidità degli uomini, questi ultimi sembrano soffrire di più l'isolamento. L'esperimento continua!

Liberarsi dalle figure genitoriali - Riscoprire il corpo
Sono entrato meglio nel ruolo di mia madre e non ho avuto grossi problemi a farla "uscire". Più difficile è stato fare la stessa cosa con mio padre. Mia madre ha sempre occupato poco spazio dentro di me, anche i contatti fisici erano molto rari. Con mio padre invece avevo un rapporto più "confidenziale" ed emotivo. Quando ha lasciato il corpo ho provato più dolore di quando lo ha fatto mia madre.
Esplorando il mio corpo avverto una sensazione fastidiosa, un disagio, una voce che mi dice "cosa stai facendo?!". Non l'ho sentita all'inizio, ero perfettamente a mio agio, sentivo l'energia in ogni parte del mio corpo dal centro alla periferia, mi bastava solo sfiorarmi per provare gioia e piacere, poi mi accorgo di essermi irrigidito, in particolare nella zona della nuca e del coccige, "stirandomi" ed emettendo dei suoni, la tensione si è allentata. Con una oscillazione e vibrazione di decontrazione molto "rumorosa" e ho ricominciato a "sentirmi". In quel momento ho avvertito invidia e gelosia da parte di un'energia presente, non saprei se fosse mio padre, mia madre o qualche suora delle mie scuole elementari, forse un po' tutte queste figure. Di una cosa sono certo che riesco a respirare profondamente e che l'energia si espande in tutto il corpo e anche oltre e questa sensazione prevale su tutte le altre e crea spazio e "pulizia" dentro di me.