Osho Festival 19-20/5/2011

25.05.2011

La mattina di sabato 19 marzo siamo in 4 a partire per Roma, io, Rosy, mio fratello Pavan e un'amica e collega di lavoro che per la prima volta partecipa a un evento di Osho. Otto e trenta del mattino, ci affidiamo al navigatore. Il tempo è variabile ma la temperatura è gradevole, quasi primaverile.

Il viaggio si svolge senza problemi, poco traffico sia sull'autostrada che nella capitale, il navigatore ci fa percorrere la via più breve, il che significa che ci fa girare praticamente tutto il centro di Roma ma ne abbiamo approfittato per goderci i monumenti e le strade storiche della capitale.

Arriviamo alle 11,00, troviamo anche il posto per l'auto poco distante dall'ingresso dell'hotel e lì decidiamo di lasciarla fino alla partenza. La stanza non è ancora pronta, lasciamo i bagagli nella hall e ci cambiamo in spazi di fortuna. Non abbiamo il tempo di cercare un mezzo che ci porti a destinazione per cui decidiamo di andare a piedi fino alla location dove si svolge il Festival.

Si pensava che non fosse tanto lontana, invece ci impieghiamo quasi mezzora a passo svelto, all'arrivo siamo già attivato adeguatamente la nostra energia. All'ingresso riconosco diversi compagni di training, abbracci e presentazioni. L'albergo è di lusso, la hall è importante, spazi articolati e ben arredati, quadri di autore in gigantografia, dividono lo spazio in zone. Divani di vario colore da un lato, dall'altro comode poltrone e tavolini per il bar.

Diamo uno sguardo al programma e dopo le iscrizioni di rito, entriamo nel ritmo del festival. Intanto appuriamo che la Nataraj, la meditazione danzante per eccellenza di Osho, che si è conclusa da poco. Ci iscriviamo alla "Danza del Cuore" con Prabathi & band, una dolcissima voce in lingua danese ci esorta ad intonare i mantra e ci accompagna in una meditazione molto toccante ed energetica, in cerchi concentrici ci alterniamo in canti, omaggi ai partner e danze con cambio partner. Alla fine due grandi cerchi, uno composto da donne all'esterno e l'altro da uomini, interno, si snodano in movimento circolare asincrono con scambi di ritmi, canti e danze molto originali, divertenti e gioiose. Applausi finali e molta commozione.

Utilizziamo gli intervalli per incontrare gli amici di vecchia data e per conoscerne di nuovi, si crea subito una bella armonia, siamo in tanti ed è impossibile conoscerci tutti, tuttavia l'energia circola anche senza comunicare. La pausa pranzo ci consente di condividere intorno ai tavoli le emozioni del mattino.

Dopo pranzo, un'esperienza assolutamente nuova, almeno per noi, ci attende nella sala grande, il "Drum Circle", una meditazione che definire dinamica è un eufemismo tanto è coinvolgete e travolgente per intensità e ritmo. La sala è piena di sedie e di strumenti a percussione, di tutti le fogge. Si sceglie lo strumento che più si sente aderente al proprio sentire, siamo in tanti e molti restano senza strumento, altri rimangono in piedi o si siedono tutt'intorno al perimetro della sala. La meditazione dura circa un'ora ed è molto varia, imprevedibile, ritmica, anche faticosa, sotto la guida dei conduttori si alternano suoni di varia intensità e ritmo, incalzanti, lenti, parossistici con stop end go a più riprese, suoni assordanti e improvvise pause di silenzio, in quegli istanti di stop improvviso si percepisce l'assenza dello spazio tempo e la mente è fuorigioco. Il movimento ritmato della percussione, coinvolge tutto il corpo produce un intenso accumulo di tensione energetica che si scarica alla fine in una sonora ovazione ai conduttori al termine della meditazione.

Un breve intervallo ed eccoci a una delle meditazioni più potenti ed efficaci pur nella sua semplicità "Il Bambu Cavo". La partecipazione è anche qui numerosa, l'energia che si muove è tanta tra il gruppo di bambu e quello del vento che si invertono, a turno, nei ruoli. Alla fine l'espressione dei partecipanti la dice lunga sulle sensazioni provate, nessuno abbandona la sala, c'è commozione, gioia, serenità, qualcuno sembra sgomento, altri sorpresi. Quando Radha ci dice che dobbiamo liberare la sala per il proseguimento del programma, si levano esclamazioni di delusione e di rammarico perché molti avrebbero voluto condividere.

Segue la Osho kundalini meditation, straconsciuta ma sempre estremamente efficace e coinvolgente soprattutto quando sono in tanti a praticarla, l'energia che si sprigiona e incredibile, tuttavia il volume un po' basso della musica, smorza un tantino l'intensità della meditazione.

Il successivo Sat Sang e il concerto finale serale, ce lo perdiamo perché siamo molto stanchi, decidiamo di tornare in albergo. Prima però ci gustiamo una pizza e un dolce tipico di S. Giuseppe, è sabato 19 ed è anche il mio compleanno. Memori della fatica dell'andata cerchiamo un mezzo pubblico che ci riporti all'hotel, invano e vista l'ora, ritorniamo a piedi. Con le ultime risorse fisiche arriviamo all'Hotel, ci registriamo alla reception poi di corsa distesi a letto, dopo qualche minuto siamo tutti nelle braccia di Morfeo.

Domenica mattina, una profonda dormita e un abbondante colazione ci rimette in corsa, siamo pronti per affrontare la seconda e ultima giornata del festival. Mettiamo i bagagli in macchina e si va all'evento soltanto con la tuta. Stavolta ce la prendiamo comoda e usiamo il treno. Nei pressi della location sta passando la maratona di Roma, si dice siano iscritti 5000 persone, una interminabile processione di partecipanti sfila proprio nel viale che affianca l'albergo, alle 10 precise siamo nella hall, c'è poca gente, abbiamo saltato la "Dinamica", qualcuno viene su dalla sala grande altri alla spicciolata arrivano a intervalli brevi l'uno dall'altro, c'è gente nuova mentre molti di quelli che c'erano il sabato sono andati via.

Nella sala grande è previsto un concerto di campane di cristallo di quarzo, ci iscriviamo subito, un'esperienza che nessuno di noi aveva mai fatto prima, io rimango folgorato dagli effetti dei suoni, sento vibrare tutto il corpo poi alcuni punti soltanto, una frequenza primordiale profondamente risonante nelle profondità del corpo, si alternano le emozioni: gioia e dolore, malinconia ed euforia, un'alternanza di opposti che si traduce in pianto. Al termine del concerto la sensazione è di essere stato ripulito e riallineato in tutti i punti energetici del corpo, un senso di leggerezza, di freschezza e di piacevole vuoto.

In pratica la condizione ideale per la meditazione successiva, indovina quale? "Il Segreto del Tocco" tocco! Una performance intensissima, una verifica della propria capacità di essere su di se, pur avendo di fronte un partner con il quale interagisci fisicamente e non solo, ogni volta l'esperienza è diversa. Stavolta per me c'era in serbo un'esperienza nuova, che mi ha fatto riflettere sulla necessità di aprire il cuore ed essere sensibile in certi momenti cruciali nei confronti del partner. Alla fine della meditazione che è stata sufficientemente intensa partecipata e coinvolgente, al momento del saluto e del commiato dal partner, avverto una sensazione di disagio, che non era emersa durante la meditazione, c'è qualcosa di molto doloroso che vuole emergere. In altre circostanze sarebbe finito tutto lì, namaste e via. Stavolta rimango e do tutta l'aperura possibile al partner e quello che accade durante l'abbraccio successivo faccio fatica a descriverlo, una comunione di energia e di sensazioni emotive molto intensa, un parossismo di pianto e di gioia di dolore e piacere, un groviglio inestricabile che è durato un tempo che è sembrato interminabile.

Posso dire di aver dato proprio il cuore in questa circostanza. Il grazie reciproco seguito a questo scambio intensissimo è tutt'altra cosa da quello formale di prima. Sento dentro una grande sensazione di pace, di appagamento e di felicità, tanta tenerezza verso il partner e tutti quelli che incontro, mi sento come riconciliato con il mondo, ma in fondo con me stesso. Trovo "faticoso" "ritornare" dall'esperienza e rimango a lungo in una condizione di appagamento che mi induce a non far nulla e a rimanere semplicemente, lì, con quella sensazione.

Dopo la pausa pranzo, durante la quale c'è uno scambio vivace, molta euforia e tanto appetito, alle 14 e 30, torniamo alla sala grande, è prevista "Nadabrhama meditation", inedita per me. Una meditazione che alla fine definisco magica, mi produce tanta centratura in una lunga prima fase, accompagnata da un suono vibrante che scava letteralmente uno spazio lungo la colonna vertebrale e prepara il corpo al moto involontario delle braccia nel secondo e terzo tempo del prendere e donare energia. Avevo già sperimentato il movimento involontario nella meditazione Mahamudra con il latihan, ma ogni volta fa "effetto" sentire che parti del corpo si muovono senza che si faccia alcun atto volontario, resta solo l'intenzione ed è quella che genera il movimento non l'impulso cerebrale a farlo.

Il festival, almeno per noi si chiude con il Mantra Singing, con l'incantevole voce di Pratibha, che ci porta in uno spazio di vibrazioni sonore generate dalla nostra stessa voce che lascia senza fiato per l'emozione e l'effetto magico, soprattutto nelle pause di silenzio che seguono. Come mantra finale si esegue un'accorata, commovente, sciamanica preghiera di invocazione alla madre terra.

Prima che inizi la Kundalini di chiusura, riusciamo a salutare la gran parte degli amici con i quali abbiamo condiviso questo riuscitissimo festival. Riprendiamo il treno e la sensazione è di essere fuori dalla realtà e dal contesto, tutto quanto ci circonda, cose e persone appaiono inautentiche, chiuse in tanti compartimenti stagni e prive di energia, come spente.

Partiamo verso le 18,30 dopo un veloce spuntino, durante il viaggio condividiamo le sensazioni e le impressioni provate, il navigatore fa un po' di capricci sull'autostrada alle prese con rampe cambiate e non aggiornate, e ci fa perdere una quindicina di minuti, arriviamo a Firenze alle 21,30. Stanchi ma appagati dalla consapevolezza di aver condiviso la dimensione più autentica di noi.