Metamorfosi di un Movimento

11.05.2015

Il Movimento è dinamicità, fluidità, trasformazione e cambiamento; è sperimentazione e ricerca. Allo stesso tempo è imprevedibile e mutevole. Così era Valdarnolistico nel settembre del 2013, per questa connotazione energetica e "pulsante" vi avevano aderito tanti operatori e associazioni. L'entusiasmo, la creatività, la speranza avevano indotto perfino gran parte degli operatori a finanziarlo in vista dell'evento presentazione. Un Movimento dà una sensazione di transitorietà, di impermanenza e soprattutto fa sentire libere le persone di aderirvi o meno a seconda del momento e del grado di fiducia che si ha su quello che promuove in un determinato momento. Così è stato nell'estate del 2014, gli aderenti al movimento decidono di presentarsi pubblicamente per far sapere della loro esistenza ed espandersi per diffondere l'idea olistica, ma questo è stato proprio l'atto che ne ha decretato lentamente il declino, perché l'idea per materializzarsi deve diventare concreta e per farlo, contamina la sua stessa essenza, questa contaminazione ha provocato la cristalizzazione del fluido, come di lava vulcanica che si raggruma, a lungo andare, a contatto con l'aria. Si innesca, quindi, una spirale senza uscita, perché per diffondere un movimento con i suoi intenti e contenuti e condividerlo con tutti, si devono avere i mezzi economici per farlo. Per fittare location private, farsi pubblicità occorre che nel movimento ci siano persone dotate di buone risorse finanziarie. Valdarnolistico non ne aveva e le associazioni che avrebbero potuto "ammortizzare" le spese utilizzando le loro sedi operative, sono uscite quasi subito. Non avendo quindi una sede propria, il movimento ha dovuto rivolgersi a strutture pubbliche, costituendosi come persona giuridica, per questo nasce l'Associazione, per poter fruire dei "vantaggi" di una location e di parte della pubblicità, gratuita. L'associazione però ha caratteristiche che mal si conciliano con la fluidità: è burocratica, verticistica, cristallizzata in schemi e regole prestabilite, l'adesione necessaria viene vissuta, dai soci, come un impegno, così come la partecipazione economica, questa volta necessaria e inevitabile. Cercare di tenere in vita allo stesso tempo l'associazione e il movimento a molti è apparso una forzatura sono nati i primi contrasti, le conflittualità, la presa di distanza. Conciliare fluidità e rigidità era ritenuta impossibile. Il Movimento aveva la sua ragion d'essere nella capacità di creare sinergia, rete, libera adesione a iniziative, e prevedeva la condivisione energetica con la composizione di gruppi spontanei mirati alla ricerca e alla sperimentazione. Ricordiamo le "famigerate" riunioni di gruppo dinamico-operative in contrapposizione a quelle così dette organizzative e di team. Anche quella impostazione, però, ha creato perplessità in qualcuno dei partecipanti che non riusciva a coglierne l'aspetto arricchente e di crescita personale che implicava, definendo quelle performance "tempo perso" e "mancanza di concretezza". Dimostrando di essere nella dinamica di una visione della realtà ego condizionata, che si manifestava nella pressante esigenza di affermazione e di raggiungimento di risultati "concreti".
Il naturale sviluppo di un Movimento è la Comunità, il villaggio globale ecc. Come associazione invece siamo chiamati a vivere nella realtà di tutti i giorni e in un contesto sociale organizzato da abitudini e schemi che nella sua sostanza vanno trasformati, la mission di Valdarnolistico e conciliare l'inconciliabile, ossia contenere in se stesso sia l'anima del Movimento che il corpo dell'Associazione, il primo si alimenta quando i suoi componenti si incontrano in modo informale e in contesti non "istituzionali" il secondo tende a inaridire e spegnere il contenuto dinamico del primo con la rigidità della struttura societaria che emerge per necessità organizzative e progettuali. Questa dicotomia può essere risolta ripristinando gli incontri "energetici" tra gli operatori attraverso workshop, open day, wek end multidisciplinari e scambi di esperienze nei rispettivi gruppi. La via dell'equilibrio tra fluido e rigido passa attraverso il recupero del senso di se in sinergia al senso di stare insieme.