Meditazioni attive a la Via del Tantra (rinnovarsi o perire)

16.02.2014

Dopo aver "preso", ora è il momento di "dare".Mi riferisco a questi incredibili ultimi sette anni di lavoro con gruppi di meditazione. Lavoro iniziato in coppia per esigenza di appoggio reciproco, perché non si era in grado di condurre un gruppo da soli, dopo tre anni la coppia si scioglie, apparentemente perché uno dei due sceglie di tornare nel suo paese di origine, in realtà perché era giunto il momento di camminare da soli, con le proprie gambe, perché era il momento dell'esperienza diretta con il gruppo.

Tutte le dinamiche, le sensazioni, l'energia che si è mossa in questo ultimi quattro anni hanno arricchito la mia esperienza personale. Mi hanno aiutato a comprendere, allargare la consapevolezza, il gruppo ha fatto da specchio alle mie esigenze di cambiamento e di trasformazione. Questa fase è terminata e lo vedo dalle difficoltà che incontro a tenere insieme il gruppo, le ho tentate tutte, cambiando l'orario, il giorno, la durata, i contenuti. La fase dell'apprendimento è terminata ora inizia quella dell'offerta, offrire l'opportunità agli altri di lavorare su se stessi, di aprirsi alla consapevolezza e aiutarli a scegliere in che modo cambiare e trasformarsi.

All'inizio di quest'anno, ho introdotto una variante nella definizione dell'iniziativa, sono passato da "Incontri di meditazioni attive" a "Corso di meditazioni attive" e questo cambiamento, sia pure minimo, ha già riacceso un piccolo fuoco e fatto "ripartire" l'energia. Non basta però, il passo successivo sarà quello di finalizzare, indicare un traguardo o meglio un passaggio propedeutico. A cosa serve fare un corso di meditazioni attive? Perché farlo? E allora ecco l'idea : "Meditazioni attive come passaggio propedeutico alla via del Tantra".

Fino a qualche tempo fa, quando l'iniziativa "serviva" alla mia esperienza personale, la gente veniva agli incontri per curiosità, per provare qualcosa di diverso, di nuovo, originale, ma più che altro venivano quelli in crisi: in crisi con se stessi, con il partner, con il mondo. Cercavano una soluzione che li tirasse fuori da quella sensazione di angoscia permanente e d'instabilità emotiva. Mentre io continuavo a fare esperienza e a espandere energia e consapevolezza, gli altri non trovavano la soluzione sperata, spesso la crisi si è acuita, estremizzata, perché le meditazioni attive fanno da specchio alle proprie condizioni interiori, le evidenziano. E se si crea l'osservatore, il testimone, questi osserva il malessere in tutta la sua ineluttabilità e forza. Smuovono blocchi, attivano energie sopite, sconvolgono schemi mentali e precostituiti. 

Alla fine i curiosi hanno appagato la loro curiosità, chi amava sensazioni ed emozioni nuove e diverse le ha provate, chi era venuto per trovare una soluzione non l'ha trovata, chi infine era in crisi gli si è acuita. Quando poi è terminata, anche la fase di espansione personale è iniziata l'impasse degli ultimi tempi. Quali sono le possibili scelte di cambiamento? Altri gruppi hanno imboccato la via del team, della tribù, degli eventi "festival", approcci diversi e articolati in modo da rendere più fluido, più morbido, meno "impattante", l'approccio al percorso di cambiamento e trasformazione. 

Altri si sono "specializzati", chi in singole "mega meditazioni" tipo l'Aum Meditation o Trance Dance che da sole valgono un percorso, chi ha creato associazioni, comunità. Per dare ai partecipanti la sensazione di accoglienza, di essere in un ambiente "istituzionale" e protetto, circondato da un team, che sotto certi aspetti ricorda la famiglia, con la solidarietà, il supporto; farli sentire, accolti, coccolati, guidati e aiutati a condividere il malessere a conoscerlo per affrontarlo per trovare, insieme, il modo di scioglierlo.

C'è l'esigenza di cambiare. Il team non è nelle mie possibilità e nelle mie "corde", gli open day multidisciplinari servono solo per "presentare" l'iniziativa, farla conoscere, poi la gestione della stessa ridiventa critica. Potrei semplicemente smettere ma questa scelta mi rimanda un senso di cristallizzazione e d'inaridimento. Resta quindi la trasformazione. L'idea è che il Corso di meditazioni attive di Osho, diventi un mezzo per accostarsi al mondo del Tantra e quindi complementare a esso. 

Il Tantra diventerebbe una probabile evoluzione delle esperienze fatte con le meditazioni stesse. Per far questo occorre porre un limite temporale alla pratica, non ha senso proseguire a tempo indeterminato l'esecuzione di tecniche, lo stesso Osho suggeriva di cambiare meditazione quando quella utilizzata fino a quel momento non sembrava più "rispondere" alle esigenze di chi la eseguiva e che alla fine lo scopo era smettere di eseguirle. Un mese, due, di pratica quindi fare il punto della situazione e iniziare a prendere in considerazione la possibilità di smettere o di cambiare e trasformare, avviandosi al percorso tantrico. 

Per avere dei parametri che consentano di scegliere, è necessario che il corso sia articolato e composto di una parte teorica, una pratica e tanta, molta condivisione per la verifica di quello che accade nella pratica delle meditazioni. Mai come in questo caso va bene il detto "rinnovarsi o perire". E' una sorta di rivoluzione per impedire la routine e l'abitudine. Sono queste le sensazione che ho provato negli ultimi tempi guidando quello che resta del gruppo. Di questo mini gruppo fanno ora parte quelli, pochi, che hanno già avuto esperienze di un certo livello o che hanno già sperimentato la via del tantra. 

E tre eccezioni, tre persone che hanno iniziato da poco più di un anno, e sono tuttora entusiasti di "praticare", tutte e tre per vie diverse sono arrivate a comprendere che esiste una via interiore di auto trasformazione, via che hanno imboccato grazie alle meditazioni attive e che queste ultime sono tuttora la forza alchemica che li aiuta a percorrerla. Gli altri si sono persi, non sapendo dove "andare", non gli si apriva il varco, non è accaduta la comprensione. Non hanno nemmeno condiviso il disagio, che forse io avrei dovuto cogliere, temendo di essere giudicati inadeguati, quindi si sono scoraggiati ed hanno mollato.

"Ricomincio da tre quindi?" Penso proprio di sì, queste tre persone sono la base di partenza del nuovo corso. Per tutti i nuovi praticanti si adotterà una strategia diversa, un primo colloquio di approccio al corso, una pratica con step limitati nel tempo, monitoraggio costante del percorso e gestione condivisa degli effetti che queste producono e infine ipotizzare possibile "sbocchi" e o vie di prosecuzione. Al programma sarà aggiunta una parte teorica ed esplicativa delle meditazioni attive, i punti di contatto tra esse e il Tantra, un accenno generale a questa Via, alle sue implicazioni e sviluppi. La condivisione, anche extra gruppo, avrà un ruolo fondamentale, una posizione centrale nella pratica. "Iniziare", seguire, assistere, accompagnare le persone verso uno sbocco che può essere: il proseguimento individuale, l'approccio alla via del tantra o anche la rinuncia. Diversificare, orientare, sostenere, accompagnare, queste sono le nuove strategie. Vediamo se saranno vincenti.