Lo spirito santo

07.11.2013

Negli ultimi tempi si stanno rafforzando movimenti e iniziative rivolte a gruppi di disperati con l'ego frammentato, l'intento palese è di aiutare a ristrutturarlo, quello occulto di fare proselitismo e cassa, attirando un numero sempre più alto di persone in disagio o in crisi d'identità. Il punto debole di questi movimenti è che, per partecipazione alle loro iniziative, è richiesto un impegno economico che spesso è fuori della portata di chi vorrebbe parteciparvi e che pur rimanendo con i loro problemi irrisolti perlomeno li aiuta a rimanere fuori da questi giri. 

La fonte che genera queste situazioni è il numero incredibile di persone in crisi, che cercano punti di riferimento, appigli cui aggrapparsi, e li trovano nei guru di turno o nei personaggi quasi "famosi" i quali, a detta di chi approfitta e vive di queste dinamiche, possono risolvere i loro problemi. Vendendo formule e rimedi per affrontare le paure, risolvere i traumi, sciogliere i blocchi e sanare addirittura stati patologici, e che ciò possa accadere con la sola assimilazione di spiegazioni teoriche di rivelazioni segrete e iniziatiche o con la sola erudizione mentale. Vale a dire se partecipi a un seminario pagando un tot di soldi e ascolti, placidamente seduto, il relatore che t'informa e ti rende edotto di come funzionano certe dinamiche mentali e fisio-biologiche, può essere sufficiente a porti nelle condizioni di risolvere i tuoi problemi esistenziali. 

Del resto è naturale che, chi è in crisi, voglia risolvere la questione presto e bene, come "per magia" ascoltando e assistendo fisicamente a riunioni e gruppi restando sostanzialmente passivi, in attesa di una sorta d'insufflazione di "spirito santo" che miracolosamente risolve tutti i problemi senza "stancarsi" o "impegnarsi" fisicamente e "mettersi in discussione". Purtroppo la realtà è leggermente diversa, puoi assimilare tutto lo scibile della terra e dell'universo, essere reso edotto di tutte le dinamiche che governano le leggi fisiche, biologiche e naturali, conoscere tutte le funzioni del proprio corpo come un anatomopatologo di fama mondiale, ma nulla cambierà rispetto ai tuoi problemi, che resteranno irrisolti. 

Non vale nemmeno il discorso che, sapere dell'esistenza di certe discipline e percorsi, può orientamento nella scelta della via più confacente alla soluzione dei problemi. Perché poi si tratta, di passare all'azione, quindi di lavorare su se stessi non soltanto pensando a quello che si è appreso. L'utilizzo della sola mente non produce trasformazione e cambiamento, a meno di non praticare vie iniziatiche come l'alchimia o lo shivaismo tantrico! Come più volte accennato in altri scritti sullo stesso argomento, chi è in crisi d'identità è portato a evitare impegni di tipo attivo e fisico, vissuti come "stancanti", che provocano sensazioni "sgradevoli", esperienze "troppo forti" e obbligano il praticante a porsi di fronte ad uno specchio dove la sua immagine non appare delle più gradevoli. 

Essere "lavorati" dagli altri è più comodo, molto più gravoso è, invece, assumersi direttamente la responsabilità della propria condizione, rimboccarsi le maniche e iniziare un lavoro su se stessi, utilizzando tecniche e vie che per quanto dure e faticose hanno in se l'efficacia del cambiamento e della trasformazione. Per questo però occorre camminare con le proprie gambe, accettare di cadere e rialzarsi, provare spavento, sentirsi persi, come bambini che si sperimentano nei primi tentativi di camminare da soli. Essere sorretti, condotti, guidati, è la caratteristica di chi invece cade nella rete delle soluzioni comode.

Con i recenti studi sulla fisica quantistica e l'utilizzo mirato dell'energia che ne deriva, si finirà per trovare una formula che consente di dialogare a livello energetico e di risonanza con l'identità più sottile del corpo e della psiche, permettendo il ripristino degli equilibri e la rimozione degli ingorghi. Questo presuppone, però, una condizione di osservatore consapevole, che si realizza solo con un lavoro, a priori, che porti allo sviluppo e al consolidamento di quest'attitudine e non rimanendo ostaggio della mente sia pure coltissima e di un ego sia pure forte e affermato. Entrambi sono di ostacolo alla percezione del se, essendo, essi stessi, fonte d'ingorghi, blocchi e traumi. Il circuito, in questi casi si chiude su se stesso: pensando di rimuovere gli ostacoli sulla via del benessere, si finisce, inconsapevolmente, per utilizzare proprio le fonti che li generano.