Il Sigillo e la Shakti

19.07.2013

Incontro per la prima volta la Shakti nell'adolescenza, sui libri di filosofia e religioni orientali, "scoperti" in una libreria di mio zio. 
Allora i miei interessi si orientavano verso il mistero e l'occulto. Leggevo libri di ermetismo, spiritismo, alchimia, magia, ufologia. Poi un giorno mi "cadde" tra le mani un libro sulla cosmogonia indù, mi colpì la descrizione della coppia divina Shiva-Shakti, soprattutto la parte femminile, la manifestazione; l'emanazione di Shiva, il suo specchio, la sua esperienza.

Questa figura mi affascinò subito, appresi che era conosciuta anche come "Kundalini", l'energia di base, l'energia che mi ha generato e che mi tiene in vita, sinonimo di energia sessuale.
I libri che trattavano di quest'argomento erano tutti di scrittori occidentali, editi da case editrici occidentali. Ricordo alcuni titoli: "Lo Yoga delle Potenza" "Il Potere del Serpente", "Metafisica del sesso". Letture difficili, per la presenza di termini mutuati dal sanscrito e per i concetti e le teorie complesse e astruse. 

Gli autori, con citazioni bibliografiche di testi rari e riferimenti a movimenti iniziatici e società segrete, rendevano gli argomenti tabù ai lettori comuni. Le poche tecniche riportate nei testi apparivano inapplicabili e criptiche. Era evidente lo scopo di portare a conoscenza che esisteva una dimensione esoterica, riservandola però a pochi eletti. Continue le affermazioni che il percorso era rischioso senza una guida spirituale d'alto livello.

All'inizio tutto questo mi demotivò, misi da parte quei libri, convinto che quello che descrivevano fosse irrealizzabile. Dopo qualche tempo, li rispolverai, prestandoli ad amici interessati, condividendo con loro il contenuto. Nacque allora la voglia di misurarsi e si pensò di creare un gruppo di sperimentazione. Un'idea temeraria ma coraggiosa considerati i tempi, siamo alla fine degli anni 70, in un piccolo paese in provincia di Napoli; con nuclei familiari chiusi, conservatori, devoti alla chiesa e alla tradizione cattolica. 

Cominciammo a riunirci la sera attorno ad un gruppo di panchine in una villa davanti allo storico Tempio di Serapide, trattavamo argomenti particolari, incomprensibili ai più e si lanciò l'idea di formare un gruppo per sperimentare il contenuto di quei libri "proibiti". La gran parte dei presenti, dopo poche sedute, lasciò il gruppo, dandoci dei matti, irresponsabili e "fuori di testa". Si rimase in quattro: io, un mio amico intimo e due ragazze. Il gruppetto si riunì più volte sempre nello stesso posto, quando però si decise si passare alla fase operativa cominciarono i problemi, si trattava di individuare un posto chiuso dove riunirci. 

Non riuscimmo a trovare nulla, non uno scantinato, non un garage, non un buco qualsiasi, niente! Inoltre nessuno di noi lavorava. Il gruppetto quindi si sciolse, con rimpianto da parte nostra e delusione da parte delle due ragazze che ci credevano davvero ed erano pronte a mettersi in gioco. I tempi non erano ancora maturi, quel tentativo, però, segnò l'inizio di un percorso che, dopo diversi anni, mi avrebbe portato a sperimentare quelle tecniche "rischiose" e "riservate". 

Il posto, dove ci riunivamo, è diventato per me, nel corso degli anni, uno spazio magico, di riferimento energetico, lì ho incontrato, a più riprese, quasi tutti gli amici del primo gruppo, molti si erano integrati, solo una delle due ragazze era ancora convinta delle scelte fatte a suo tempo. Sono ritornato in quel luogo anche da solo ed ogni volta mi alimentavo alla fonte di quell'energia che è sempre rimasta lì, anche se sempre meno intensa. Ero convinto che laggiù avrei chiuso il ciclo del mio percorso, "apponendo un sigillo". Là dove tutto era iniziato, si sarebbe celebrato il "compimento".

La Shakti, nonostante l'iniziativa non avesse avuto seguito, aveva attivato un campo energetico creativo. Il fatto di esserci riuniti in quel luogo, anche con la sola intenzione di creare un gruppo sperimentale, era stato sufficiente ad attivare una forma d'energia che mi ha fatto da "guida" in tutta la mia vita. La Shakti è diventata il mio punto di riferimento, soprattutto nel suo aspetto di kundalini. L'energia che ascende, che "purifica" i chakra, quella descritta in quei libri come qualcosa di molto pericoloso e da gestire con cautela. Conoscere la "forma" della kundalini, le tecniche per "svegliarla", gli effetti che produce, mi hanno motivato ad osare.

Il percorso Shivaita, di converso, era lontano dalle mie "corde" e lo trovavo anche un "tantino noioso". Quei libri erano tutti orientati verso la via individuale, c'era solo un accenno all'esistenza di un'altra via, quella della "mano sinistra". Qualche anno prima avevo letto alcuni testi sulla magia, soffermandomi su quella "rossa", che contemplava l'uso dell'energia sessuale. Il mago attivava i suoi poteri attraverso la potenza scaturita dall'accoppiamento sessuale con la sua "pupilla" o discepola. 

Non era quello che cercavo ovvero riscoprire la mia parte femminile, con l'appoggio e non con l'uso della partner. La risposta l'ho trovata nella via tantrica di Osho. Via che utilizza tecniche individuali e di coppia tutte mirate al risveglio della kundalini. La presenza del partner "soccorre" e "supporta" l'operazione. Tecniche e meditazioni, sdoganate, rielaborate e adattate da Osho e rese fruibili da chiunque. Il contenuto "esoterico" di quei libri, alla luce delle recenti esperienze, appare evidente. Allora sembravano incomprensibili, ora non più.

Al primo assaggio di tantra, mi commossi fino alle lacrime, quando mi resi conto che stavo sperimentando e soprattutto ero in grado di farlo, proprio quello che avevo desiderato e insieme fortemente temuto tanto tempo prima.
Il cerchio ha trovato il suo compimento e si è chiuso quando, tornando nel luogo dove era nata l'idea, non l'ho più sentito come altro da me, ma parte di me. Inoltre non era più fisicamente lo stesso, trasformato da una ristrutturazione totale. Oggi coniugo al presente e al singolare tutto ciò che quel posto ha generato, so di non averlo mai lasciato, come non ho mai lasciato il me stesso di allora, né tutti gli altri.