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08.06.2020

C'è chi sperava in un cambiamento epocale e chi invece di trarre vantaggi da questo imprevisto isolamento che passerà alla storia con una sigla che sembra un prodotto informatico: Cov19.

Sembra il nome di un'applicazione. Creata per mettere alla prova il sistema operativo sia nella sua parte visibile: i puntini chiari e scuri che disegnano l'immagine, che in quella nascosta, composta da stringhe incomprensibili.

Hanno fatto tutti l'upload, non hanno resistito alla curiosità e alla voglia di cimentarsi con questa novità originale ed altamente evoluta nel campo dei softwear.

La cui capacità performante ha influito a vari livelli e in modo diverso a seconda del sistema con il quale ha interagito.

I programmi vecchi, obsoleti, sono andati quasi tutti in crash, con perdita di dati, costituiti da migliaia di proiezioni olografiche.

Altri sistemi sono stati solo bloccati nelle loro funzioni primarie, innescando reazioni disordinate e caotiche, ricollegabili al campo emotivo della paura e del panico.

Si è fatto allora ricorso al back up per salvare il salvabile. Questo "salvataggio" ha avuto l'effetto di un pesante antivirus che ha bloccato anche informazioni vitali per il funzionamento del sistema. Che, nel giro di qualche mese ha perso molto della sua flessibilità e utilità producendo effetti imprevedibili, irrazionali e bizzarri.

E' sufficiente fare un giro sui social per rendersene conto. Fazioni in conflitto su tutto: origine, pericolosità, autenticità, manovrabilità di questo Cov19. Battaglie virtuali, senza esclusione di colpi, un videogioco molto realistico, nel quale si rischia di perdere tutti.

Uscendo di metafora. Si è dispiegata in tutta la sua potenza l'universo duale, spazi di luce e ombra si sono alternati in modo netto e forte.

Lo yin e lo yang si ripresentano con il loro perenne gioco di equilibri e di alternanza. L'uno che si divide per "giocare" con se stesso, per il piacere di sperimentare cosa si prova a stare da una parte piuttosto che dall'altra, il gusto di creare sensazioni ed emozioni provocate dalla sua stessa contrapposizione.

In fondo queste due parti si cercano, con schermaglie e sotterfugi, si provocano per vedere l'effetto che fa, nella consapevolezza inconscia che quella contrapposizione è null'altro che un profondo desiderio di fusione orgiastica. Un vero e proprio atto sessuale.

La rappresentazione olografica che ne scaturisce, distoglie l'attenzione, confonde, costringe a schierarsi per affermare la propria unicità e diversità che è l'altra faccia della ricerca spasmodica di unità.

Si sperimenta la violenza e l'odio come prevaricazione funzionale all'affermazione della propria verità, l'altro deve sparire perché mette in dubbio la tua verità, non possono esistere due verità. Se esiste l'altro non puoi esistere tu, perché l'altro ti nega. Se scompare l'altro tu finalmente sei, hai un senso.

L'altro non scompare, anzi, più lo combatti più lui si ingegna a difendersi e cercare, a sua volta, di batterti, in un braccio di ferro snervante che prepara il campo ad innesti energetici distruttivi ma al contempo rigenerativi: una sorta di stringhe che innescano la trasformazione delle immagini. La scenografia cambia, così come i protagonisti, pur nel contesto di un programma di base.

Dentro la scena non puoi non identificarti con l'uno o l'altro personaggio. Sei funzionale alla vitalità olografica della rappresentazione. Sei dentro il gioco e lo giochi fino in fondo. Ed è necessario che questo accada perché senza scenografia nulla si può rappresentare, nessuna "esperienza" è possibile.

Creare un "universo" tecnologico, robotico, permeato di scientismo esasperato, alla ricerca del prolungamento della vita anche con metodi di ingegneria genetica, è una possibile esperienza e come tale va sperimentata, così come all'opposto, l'"universo" umanistico, sociale, ecosostenibile, olistico, comunitario.

Entrambe le posizioni sono necessarie e opzionabili. Puoi decidere di stare dall'una o dall'altra parte. Nel lato oscuro o nel lato chiaro, in entrambi i casi l'esperienza è assicurata e in entrambi i casi può essere estremamente interessante. Importante è essere consapevole che la contrapposizione è solo apparente e funzionale al gioco delle parti. Come l'attore che entra totalmente nella sua parte ma, allo stesso tempo, è presente a sé e sa che sta recitando.

Nessuno dei due universi prevarrà sull'altro se non nella misura in cui scegli di farne parte, se rimani consapevole che l'altro esiste allo stesso momento del tuo, puoi "goderti" l'esperienza con totale intensità senza che nulla ti vieti di accettare che esista l'altra come possibile esperienza parallela.

La dualità è la rappresentazione dell'uno che si fa fisico e passionale. Che osserva il suo riflesso in uno specchio dimensionale, la sua struttura androginica diventare passionale e bramosa, si divide per il piacere di possedersi.