Fare per non fare

31.03.2017

"A parer mio è lo sforzo che conduce all'assenza di sforzo; è l'azione che conduce alla "non-azione"; è la mente che conduce alla meditazione; è lo stesso mondo materiale che conduce alla meditazione" Osho.

Non è un caso che chi si rivolge alle meditazioni attive e al tantra, sono per la gran parte persone "bloccate", imprigionate in una tensione che si traduce in malesseri più o meno profondi. Vorrebbero muoversi ma non possono, al contempo non reggono l'immobilità che vivono come una forzatura. Costringendosi allo sforzo con tecniche mirate, stimolanti e per certi versi anche divertenti, e portati al parossismo dell'azione, "rimbalzano", esausti, letteralmente nell'inazione. Le meditazioni attive utilizzano la mente per apprendere la tecnica, il corpo per eseguirla; il suono, il gruppo come spazio energetico all'interno del quale eseguire la tecnica.

"All'inizio non vedrai altro che nuvole. Non preoccupartene, sono nuvole prodotte dalle tue repressioni. Incontrerai la rabbia, l'odio, l'avidità, ogni sorta di buchi neri" Osho

La pratica delle meditazioni attive, produce una graduale rimozione dei blocchi o repressioni, a seguito del quale emergono quelle che Osho definisce buchi neri o nuvole, le emozioni e le sensazioni accumulate durante l'esperienza di vita, dal contrasto tra l'energia che vuole espandersi e fare e le repressioni prodotte dalla stessa energia come reazione alla sofferenza di costringersi in un'esperienza finita e circoscritta. Non essendo consapevoli di essere l'energia stessa, le persone che fanno l'esperienza ricevono il segnale di sofferenza. Allora è necessario che qualcosa induca allo sblocco da questa impasse, la meditazione attiva è funzionale a questo scopo, portando la persona che la pratica a un punto alto di esasperazione di questa necessità di liberarsi dai vincoli della forma esperienza, di modo da riconoscere di avere fatto ogni sforzo possibile per liberarsi.
Raggiungere questo apice porta al "crollo" e all'accettazione dello status quo, il contrasto tra l'acme e la completa resa crea lo stato meditativo. La persona riesce a osservare se stessa attraverso il contrasto tra il go e lo stop, creando il cosiddetto testimone che osserva. Questo accorgersi di osservarsi è consapevolezza di se. Lungo il "percorso" che porta all'estremizzazione si attivano ed esplodono i nodi repressivi della negazione, delle costrizioni, degli obblighi e delle dipendenze. In questo modo il testimone può conoscere il riflesso di questi nodi che appaiono di volta in volta sotto la forma appunto della rabbia, dell'odio, dell'avidità ecc. Riconosciuti i quali e comprendendo che sono stati prodotti apposta per creare il contrasto, si indentifica sempre di più nell'energia, nel se, nella fonte che produce tutto ciò.