Contaminazione e multidisciplinarietà

14.03.2014

La proposta è di organizzare un workshop di mezzo pomeriggio, un lavoro sui chakra utilizzando tecniche dell'Aura Soma e le meditazioni Osho Chakra Sound e Breithing. Ci metto tutto l'entusiasmo nel presentare la proposta alla collega che lo spegne subito, conosce le meditazioni di Osho per averle praticate tempo fa e si dice "satura" delle stesse e che ora il suo percorso è diverso. Una risposta senza relazione con la proposta, ma che riflette una condizione di evidente disagio. Mi viene di pensare al termine "contaminazione" e "parte" la riflessione che riporto.

Contaminarsi è una delle caratteristiche specifiche del Tantra, mettersi in discussione, osare, provare, sperimentare sono tutti verbi con i quali si coniuga la via del cambiamento e della trasformazione. Condizione che mette in crisi chi ha bisogno di certezze, di continuità, di appoggio e riferimento. "Fare qualcosa insieme" è subito interpretato come un mettere in pericolo l'"equilibrio" raggiunto, da qui la chiusura alla sperimentazione. Evidente l'assenza di centratura e radicamento. I punti di riferimento sono prevalentemente esterni e ci si attacca ad stessi per avere certezza e sicurezza, l'impostazione della pratica è di tipo devozionale. Si creano figure che devono intercedere, si invocazione entità protettrici e ci si affida ad esse, l'energia è convogliata da canalizzazioni e mediazioni. Il Tantra ha come riferimento l'energia di base e il corpo, recide ogni legame, rifiuta ogni protezione, presuppone "temerarietà", s'identifica in ogni tipo di manifestazione energetica, senza tuttavia appoggiarsi a nessuna di esse. Il rapporto con l'energia è diretto.

Nella proposta di collaborazione, non ho chiesto all'interlocutore di rinunciare alla sua via per percorrerne un'altra, ma di sperimentare l'effetto, dell'applicazione congiunta di entrambe. L'obiezione, che si fonda sulla differenza strutturale delle due pratiche: dinamica l'una, statica l'altra, non tiene conto del principio Yin e Yang, la proposta era mirata a potenziare il riequilibrio di queste due forze nei chakra.

La "contaminazione" è strettamente collegata alla multidisciplinarietà, questa infatti è la forma operativo della prima. Molti operatori tendono a chiudersi nel proprio spazio e si "limitano" a esercitare con il proprio gruppo. Anch'io sto facendo un'esperienza analoga che dura ormai da sette anni, ho fatto gruppi di meditazione per tre anni insieme ad altro operatore, poi negli ultimi quattro da solo. Ad un certo punto ho sentito la necessità di cambiare, il "fuoco", generato dalla conduzione settimanale sistematica del gruppo, si è andato affievolendo, ho quindi dato vita ai workshop mensili sull'intera giornata, scelta vincente, il fuoco si è riattizzato. Il passo successivo è la multidisciplinarietà.

Condividere le proprie esperienze con operatori e gruppi di altre discipline, senza temere che questa sperimentazione interferisca con la propria via o impedisca il fluire armonico dell'energia. L'energia è unica, anche se si manifesta in modo e vie diverse. Accade che l'operatore s'identifica nella disciplina che pratica e questa diventa l'unico punto di riferimento e di appoggio, la identifica come la migliore per se e di riflesso anche per gli altri, escludendo la possibilità di un contatto sinergico con altre esperienze, ritenute "contaminanti". In questi gruppi "esclusivi" si innesca la dinamica guru - adepto con la tendenza a preservare, quest'ultimo, dalla "tentazione" di provare esperienze diverse. La guida o il conduttore diventa elemento di canalizzazione dell'energia che viene dall'"alto". Un percorso dal settimo chakra al quarto e viceversa. Il Tantra, viceversa, utilizza l'energia di base, la radice e il corpo e lavora, perlomeno nella prima fase, dal primo al questo chakra.

"Vantaggi e svantaggi" della multidisciplinarietà.

In natura esiste l'equilibrio tra gli opposti, che consente alla stessa di esistere, il concetto di vantaggio o svantaggio riguarda la persona e l'ego. Sentire come vantaggioso o non una sinergia tra discipline diverse, significa operare sostanzialmente nello spazio dell'ego. La sinergia è sperimentazione senza aggettivi, i risultati possono essere diversi da soggetto a soggetto, ma questo è un altro discorso. La sperimentazione ha un senso, se c'è coesione tra gli operatori che conducono il workshop e la propensione, di entrambi, a mettersi in discussione.

Sul piano pratico, per chi organizza e partecipa a questi incontri "misti", si può realmente parlare di vantaggi. Facciamo un esempio: un workshop di tre discipline diverse, ipotizzando un costo di 20 euro per disciplina, chi vi partecipa avrebbe pagato, per tre workshop diversi, 60euro! Questo il "vantaggio" economico. L'altro, quello ben più importante ed incisivo è l'efficacia in termini di attivazione, espansione e armonizzazione, dell'esperienza sinergica. E' importante, perché questi effetti siano tangibili che ci sia un "tema" condiviso, che si "lavori" sullo stesso campo energetico o in campi diversi ma sinergicamente collegati.

Per chi conduce: tre operatori di tre discipline diverse organizzano un open day di una giornata, uniscono i propri gruppi, si stabilisce un costo di 20 a persona. Ipotizzando una presenza di 30 persone, 10 persone per operatore, l'incasso complessivo sarà di 600 euro, tolto il costo della location che mediamente è di 100, restano 500 euro, diviso 3 fa 166. Se ognuno degli operatori separatamente conducesse lo stesso open day chiedendo lo stesso prezzo ma con soltanto il suo gruppo, tolto il costo della location, ne incasserebbe 100, c'è un guadagno netto di 66. Un esempio rivolto a chi è più "attento" ai costi e ai guadagni, ovviamente il valore aggiunto è l'intensità dell'esperienza, per chi lo conduce e per chi vi partecipa.