Chakra: Come accade che si bloccano

02.05.2014

Quando l'oceano di quiete dell'Essere Divino che riposa in se stesso dà vita ad un'ondata di gioia, allora inizia la danza della Creazione......La consapevolezza di questa unità si perde quando si comincia, come individui, a basarsi esclusivamente sulle informazioni che pervengono dalla mente razionale e dai sensi materiali......la separazione determina, come conseguenza, un profondo e reale senso di paura....La paura porta inevitabilmente ad un rinchiudersi in se stessi, a contrazioni e tensioni che a loro volta non fanno che aumentare ulteriormente il senso di terrore e di isolamento.....Uno stato di tensione cronica impedisce alle energie vitali di fluire liberamente.....e quindi non fornisce al nostro corpo il necessario per rispecchiare e conservare la consapevolezza di essere unità. (Manuale dei chakra - Sharamon e Bajinski - ed. Mediterranee)

Questa condizione induce la necessità di cercare fuori questo senso di unità perduto e produce l'attaccamento all'altro da se e alle cose esterne. Allora si fa di tutto per piacere e accontentare gli altri, si fa di tutto per possedere, fare proprie le cose esterne. Quando però gli altri non rispondono alle aspettative e le cose non si riescono a ottenere, aumenta il senso di smarrimento e di paura, si crea un vuoto nel quale si perde il significato di se.
Per non perdere gli altri e ottenere le cose ci si rimodula sulla loro frequenza, si cerca di accontentare a tutti i costi, i primi e di fare qualsiasi cosa, per ottenere le seconde. Questo provoca un controllo su tutti quello che è spazio emotivo. L'energia non circola liberamente nei chakra e crea blocchi. Tuttavia l'energia comunque si fa largo attraverso i chakra e finisce con manifestarsi all'esterno in modo anomalo e condizionato.

I chakra sono dei centri attraverso i quali l'energia primordiale si manifesta entrando in contatto con la realtà esterna, sono canali di collegamento, elementi catalizzatori, vibrazioni di frequenze sonore e di colore che permettono al Divino di manifestarsi. La loro compressione o distorsione altera sia l'apparire dell'Unità che, a specchio, la percezione che essa riceve di riflesso a contatto con la realtà da se stessa prodotta. Da qui, il disconoscimento e l'ignoranza di se. Vitale importanza quindi riveste la necessità di riportare questi centri ad una condizione di armonizzazione e vibrazione originaria, libera da distorsioni e blocchi.

Alla nascita questi centri sono perfettamente sintonizzati, armonici, anche se il trauma della venuta al mondo già in qualche modo crea un blocco, ecco perché subito dopo il parto è importante che il cordone ombelicale non venga reciso subito e che il bimbo resti il più a lungo possibile fisicamente vicino alla madre. Una presenza che protegge e accoglie e media amorevolmente l'impatto con la realtà esterna e l'esperienza fisica del corpo. L'allontanamento dalla madre, provoca una ferita profonda che è l'abbandono e questa ferita costituisce un trauma-blocco che interessa il primo chakra. La paura nasce e si radica in questo punto, spazio da dove la kundalini, dovrà muoversi e salire per creare e sperimentare l'esperienza di vita, la fiducia e la sicurezza iniziali quindi sono fondamentali perché poi l'affermazione di questa tendenza di vita si compia secondo il programma divino e affinchè il potenziale di vita dell'individuo possa svilupparsi liberamente e autenticamente.


Siccome la kundalini è un'energia che alimenta anche gli altri chakra, se rimane bloccata al primo compromette di conseguenza anche il "funzionamento" degli altri chakra. Ecco perché molte dottrine e discipline spirituali lavorano molto sul primo chakra, soprattutto il Tantra, perché di solito è lì che si accumulano i blocchi e le pressioni più duri e profondi. Questi problemi sono prevalentemente presenti nel cosi detto mondo civile. 

Nelle culture così dette primitive, il contatto con le forze naturali ed emotive sono più dirette ed anche la cura per il neonato in tal senso è più "naturale", nel primo anno di vita e anche oltre, fino a quando il bimbo non è in grado di stare in piedi, la madre lo tiene sempre accanto a se, anche la notte, proprio perché il primo anno è fondamentale per creare le condizioni di uno sviluppo armonico e amorevole verso l'esperienza esterna. Tutto questo nella civiltà moderna si è perso, il contatto con la madre non è così costante e continuativo per una serie di motivi legati allo stile di vita, questi brevi, piccoli e ripetuti "abbandoni" segnano il bambino e le conseguenze si avvertiranno più forti durante l'età adulta e nel modo di rapportarsi all'esperienza di vita e agli altri.

Nel secondo anno di vita, inizia la sperimentazione emotiva, il contatto con l'altro da se, la vita di relazione affettiva, la scoperta delle sensazioni fisiche ed emotive. Anche in questa fase è fondamentale l'atteggiamento dei genitori, che aspettandosi dal figlio atteggiamenti e comportamenti che sono propri, condizionano e influenzano il libero manifestarsi dell'espressività emotiva del bambino perché sono convinti che il figlio lo faccia per fare loro un dispetto, per contrapporsi. In realtà il bimbo sta semplicemente sperimentando la sua dimensione fisico-emotiva: la rabbia, il riso, il pianto, le urla improvvise, lo sbattere le mai o i piedi, il movimento, i dinamismo, il contatto con il proprio corpo e gli oggetti esterni. 

Condizionare o impedire la libera espressione, crea blocchi a livello del secondo chakra, perché il bimbo si convince che il suo atteggiamento è sbagliato perché non gli permette di essere accettato dai genitori e dagli altri e quindi si frena, si reprime, finge, si controlla perché pensa che così sarà accettato e benvoluto. Da adulto avrà difficoltà ad esprimere liberamene le proprie emozioni aggiungendo blocco a blocco irrigididendosi e cristallizzandosi.

Non è finita qui, al terzo anno, il bimbo rafforza le sue manifestazioni emotive e al contempo tende ad affermare la propria personalità e lo fa con una dinamica di contrapposizione per testare, mettere alla prova la sua capacità di dire no, di ribellarsi e vedere la reazione degli altri in primis i suoi genitori. In questi frangenti inizia una dinamica di lotta e di conflittualità perché i genitori vogliono imporre al figlio i propri modelli comportamentali. Questa condizione di "sudditanza" diventa per il bimbo un segnale che fa perdere fiducia nelle proprie capacità affermative al punto da creare un blocco nel terzo chakra, quello dell'assertività e l'affermazione, che da adulto gli procurerà problemi a livello di capacità di gestione della propria vita secondo le proprie idee e affrontare nel modo giusto anche le esperienze negative, in una parola a comprendere la differenza tra quello che vuole e quello che riuscirà a fare.

E' facile intuire da quanto si è detto finora che i primi sette anni di vita sono perfettamente allineati allo sviluppo dei sette chakra. I primi sette anni di vita condizionano tutta la vita da adulto con alterazioni e interferenze nello sviluppo armonico e sintonico dei settenni successivi (secondo la visione delle dottrine orientali la vita dell'uomo e divisa in cicli di sette anni).
Paradossalmente proprio queste difficoltà servono alla fine per comprendere il senso dell'esperienza della vita, in una parola ci si sceglie proprio i genitori che servono allo scopo, così come durante il resto della vita si incontreranno altre persone che ci metteranno alla prova ulteriormente e attraverso le quali in un lavoro cosiddetto di riflesso, ci renderanno sempre più consapevoli della nostra reale dimensione interiore, tanti piccoli frammenti di uno specchio infinito che, ricomposto, andrà a riflettere la dimensione divina. Perché ciò possa avvenire, però, occorre apprendere le tecniche che consentono di comprendere e diventare consapevoli di tutto il processo.