Ancora qualche riflessione sul Bambino Interiore

18.09.2013

Ancora sento nell'aria l'essenza della tarda estate che si mescola con l'afrore inconfondibile dell'autunno. La luce inizia a cedere il posto alle ombre e i prati si sforzano di rimanere verdi, anche se i loro margini cominciano ad inaridire. I tramonti hanno un riverbero particolare che suscita emozioni legate alla malinconia.Un'estate particolare, intensa, insolitamente luminosa.

Estate d'espansione e di trasformazione, è stato come ritrovarmi, chiudere un cerchio, un percorso circolare iniziato tanti anni fa. Un'estate durante la quale è stato forte il richiamo a situazioni del "passato". Si è aperta una vena creativa dirompente, stimolata da sensazioni e stati di coscienza molto evocativi, un dialogo fitto con il bambino interiore, un'evocazione di momenti particolarmente intensi. 

L'impressione è stata quella di una rilettura degli eventi, da parte dell'adulto, attraverso lo specchio riflettente del bambino interiore. Il bambino narra, l'adulto scrive, una sinergia scoperta proprio durante l'estate. Tornando nei luoghi dell'infanzia e dell'adolescenza ho agganciato il "passato" al presente e ho nettamente percepito che il tempo fosse una proiezione della mente e che tutto quanto accade è contenuto in un unico spazio, un punto dentro di me stesso, straordinariamente immenso e sconfinato. Le immagini sono vivide, attuali, ascolto i suoni, i profumi, perfino le voci.

Profumi e voci di personaggi e luoghi che continuano ad esistere e fanno parte della totalità di un perenne presente contenuto nelle profondità di me stesso.Nell'esperienza pluriennale con il gruppo di meditazione mi è stato dato di riflettere su alcuni punti critici che sono emersi e sulle dinamiche che si sono instaurate tra i partecipanti. Dinamiche innescate dal conflitto tra l'adulto e il bambino interiore. Gli impulsi, le "stimoli", che arrivano dal basso, paragonabili allo scalciare del feto nell'utero, hanno contenuti emotivi molto forti: dolore, paura, aggressività, rabbia, pianto, riso, delusioni, attese, abbandono, che emergono prepotenti e condizionano i comportamenti e gli atteggiamenti degli adulti che indulgono alla proiezione generando conflitti, prevaricazioni, controllo, possesso.

Come nasce questo conflitto tra il bambino interiore e l'adulto: da pesi ereditati, durante il concepimento ossia dall'"intenzione" del rapporto sessuale che può essere, finalizzato alla procreazione di un figlio piuttosto che al soddisfacimento del puro piacere. Spesso, la decisione di avere figli scaturisce da circostanze che nulla hanno a che vedere con attitudini profonde e sentite, bensì da pressioni esterne, emulazione, adesione passiva a "tradizioni" consolidate se non addirittura come rimedio "terapeutico" di una coppia in crisi, in questi casi, la nascita di un figlio si pensa possa consolidare un rapporto in bilico, invece sposta solo l'attenzione dal problema verso un oggetto esterno. 

Durante la gestazione, poi, diventa importante l'attitudine con la quale la donna si relazione con l'essere che si sta formando in grembo.Altra fase critica è quella della nascita, che avviene, nella maggior parte dei casi, con l'utilizzo del parto cesareo, lo "schiaffo" rituale per indurre il respiro e infine il taglio immediato del cordone ombelicale.Questa modalità appare cruenta e prepara il terreno alla separazione e all'abbandono che seguiranno negli anni dell'infanzia e dell'adolescenza attraverso il condizionamento, le pressioni e le repressioni, tutte cose già note, che però continuano a costituire elementi scatenanti di future nevrosi nell'adulto, catalogate nelle varie patologie e disagi, prima studiati e poi curati con la psicoterapia e o la farmacologia.

Qui si tratta invece di affrontare il problema dal lato energetico, da questa prospettiva ciò che subito si evidenza è il taglio, la separazione che avviene a livello psicofisico nel momento in cui il neonato cessa d'essere qualcosa d'unico e unito, diretta emanazione dell'atto creativo e si allontana sempre più da se stesso, via via che prende forma la struttura della personalità e dell'ego.L'elemento che evidenzia questa separazione è il respiro, l'atto più naturale e fondamentale legato all'esistenza. Il feto, nel grembo materno "respira" attraverso il cordone ombelicale e attraverso la madre è in contatto con l'energia cosmica. 

Dopo la nascita, il respiro è totale, il neonato è "il respiro", una pulsazione in perfetta sintonia con quella cosmica. Poi questa sintonia s'incrina, si scioglie, il respiro cambia, si accorcia, intere parti del corpo restano "isolate" soprattutto quella dal plesso solare al perineo, proprio dove si colloca il bambino interiore.Tutta la parte che riguarda la sessualità, l'erotismo, è isolata. L'adulto rimane "solo" e così il suo alter ego, il bambino interiore, entrambi divisi da un muro invisibile di traumi e condizionamenti, che si annidano perfino nella muscolatura dei diaframmi e del perineo, che si contrae a tal punto da impedire il passaggio del respiro.

Un respiro alto non può che generare, ansia, stress, disagi d'ogni genere, i segnali che il bambino interiore, lancia all'adulto per ricordargli che esiste e che ha bisogno di lui.L'adulto che s'identifica in questo "segnale" è alla mercé del bambino interiore e dei suoi impulsi ribelli e reattivi, si identifica con esso e si comporta di conseguenza. Diventa di volta in volta: capriccioso, instabile, pretenzioso, aggressivo e finanche violento o viceversa, triste, petulante, lamentoso, depresso. Nel primo caso può arrivare anche all'atto dell'omicidio come estrema affermazione di se, nel secondo al suicidio come estremo atto di ricongiunzione. 

Perfino la violenza sessuale trova la sua radice in questa lacerazione tra l'adulto e il bambino, favorita, in questi casi, anche da percorsi personali pregressi particolarmente duri e devastanti dal lato della sessualità. Le ragioni dell'abbandono, della gelosia, del possesso, dell'"io ti aiuterò o ti salverò", scaturiscono da questa condizione. Relazioni sentimentali o amicali sono influenzate dalle condizioni dei partner in relazione al conflitto di cui si parla, diventa un gioco di proiezioni a specchio multiple, che s'intersecano e s'intrecciano tra loro andando ad aggravare il conflitto interiore allargandolo a quello di relazione.

C'è chi manipola o viene manipolato, chi cerca di aiutare l'altro o cerca di approfittarne, un gioco di prendere e dare che è crudele e perfido, che genera laceranti delusioni e crisi abbandoniche ripetitive e la colpa viene "scaricata" sistematicamente sull'altro, sulla realtà esterna, sul mondo intero. Disadattamento, disagio, che può portare all'isolamento come alla ribellione.Come si esce da questa impasse, ripristinando il contatto con il bambino interiore attraverso due fasi distinte ma complementari, la meditazione e il respiro. Del trattamento tradizionale che si avvale della psicoterapia e della farmacologia si è già accennato, qui va puntualizzato che l'efficacia di questi approcci è limitata al ripristino di un equilibrio dell'ego, destabilizzato dal conflitto interiore, offrendo al soggetto trattato la possibilità di vivere una vita "normale" ed equilibrata, il che non è poco e nemmeno tanto scontato che accada. 

Qui si tratta invece di andare alla radice profonda del problema ed estirparla. Proprio l'ego, infatti, crea i presupposti per il conflitto interiore, questo alla fine degenera e destruttura lo stesso ego, come che l'io produce da se stesso i virus che lo attaccano e lo fanno "ammalare".Come più volte ho avuto modo di scrivere, l'ego non è qualcosa di troppo, un dente malato da cavare, senza l'ego non vi può essere esperienza di vita è il tramite della relazione con l'altro e con ciò che appare come realtà esterna. Tuttavia l'ego è utile se è presente la consapevolezza, per usare una metafora già citata, l'attore deve ricordarsi che sta recitando, meglio, tenere sempre presente che sta recitando pur entrando totalmente nella parte. 

Questo è possibile quando si è totali, abbattendo il diaframma che divide in due la persona. Limitarsi a curare l'ego e in qualche modo "rabberciarlo" per renderlo nuovamente utile è opera meritoria, ma non ti preserva da ricadute.L'ego non deve e non può soffocare o ignorare la stimolo che viene dal basso, la necessità impellente, forte, di creare una condizione d'unione di compattezza e di totalità, un ritorno alle origini, il ripristino della condizione primordiale. Un auto che conduce il conducente è un pericolo pubblico, ma se il conducente guida la macchina quest'ultima diventa un mezzo di sperimentazione, in questo caso per viaggiare, molto efficace.Il bimbo interiore reclama il suo ruolo, vuole vivere anche lui l'esperienza di vita non vuole essere relegato laggiù da qualche parte e vuole essere partecipe di questa esperienza con l'adulto. 

Lo fa da par suo! Il bimbo interiore non chiede molto, solo che l'adulto si ricordi di lui che se ne prenda cura, che lo coccoli. Il fatto è che l'adulto ha paura di quello che potrebbe scoprire, di cosa troverà nel suo spazio interiore, i segnali che arrivano non sono proprio incoraggianti e quindi c'è resistenza ad andare a "vedere".Il respiro è un bisturi tagliente ed efficace, usato con le adeguate tecniche, apre il passaggio verso il bimbo interiore, esegue un "taglio cesareo", per far venire il bambino alla luce, ma il taglio può essere doloroso, se lo spessore da tagliare è grosso. Il respiro guidato da tecniche che influiscono sul flusso, l'intensità e l'espansione, coadiuvato da altre digito-pressorie, che intervengono sui blocchi muscolari, si fa largo, scava in profondità, e nello scavare, spinge fuori tutto quello che blocca il passaggio facendolo salire in superficie, disagi, traumi, conflitti, memorie dolorose. A volte il respiro è costretto a grattare, a bruciare, a strappare via provocando ferite cocenti. Il detto "rimestare il coltello nella piaga" qui si adatta perfettamente.

Questa operazione chirurgica ripristina lo stato naturale del respiro totale, che raggiunge in questo modo il perineo e perfino l'organo genitale, si può immaginare cosa significhi a livello simbolico e non solo, questo traguardo. Significa affondare nell'energia primordiale, sessuale, orgasmica, qualcosa di assolutamente tabù, una totalità di cui il bambino è stato brutalmente privato nel diventare adulto, quindi solo l'adulto può ridargli quello che gli è stato tolto. In queste condizioni la divisione è ricomposta. 

Il Cuore si è collegato alla sessualità, l'adulto ora può dare tutto il suo amore al bambino interiore, che appagato smette di protestare, si raggomitola dolcemente come nell'utero materno la relazione è ripristinata, l'energia scorre circolarmente e chiude il circuito e lui dolcemente si acquieta. Il bimbo finalmente riposa e dona all'adulto l'esperienza suprema della beatitudine e dell'estasi.Per affondare il respiro e nel respiro, occorre però una preparazione, un "allenamento". 

Una persona in crisi d'identità, in pieno conflitto emozionale non può, d'improvviso, iniziare a respirare in modo totale. Glielo impediscono la tensione, lo stress, il "rapimento" verso l'esterno, la tirannia dell'io, la trappola delle apparenze, l'illusione ottica delle proiezioni, il riflesso deformato degli specchi concavi o convessi, le seduzioni della mente, il frastuono assordante dei pensieri. Tutte condizioni che chiedono un unico rimedio....la meditazione. La meditazione crea le condizioni perché si possa ritrovare il senso del respiro. Se la meditazione e il respiro sono in sinergia e in sincronia tra loro, accade il ricongiungimento con il bambino interiore. L'adulto s'identifica con lui in modo consapevole, ritorna bambino ma con la consapevolezza dell'adulto e allora si riattiva una sorgente attraverso la quale sgorga potente un flusso di creatività, gioia, beatitudine, amore.