Anche tu sei il mondo

27.04.2024

Un sannyasin chiese un giorno ad Osho

Non è aggressivo tentare di cambiare il mondo per salvarlo?

E' certamente aggressivo, anche cercare di cambiare un solo individuo è aggressivo.

Chi sei tu per decidere cos'è giusto per un'altra persona? Chi sei tu per decidere che il mondo, una volta trasformato come vuoi tu, sia migliore?

In questo modo ti assumi il ruolo di salvatore. E' un modo molto inconscio di dominare la gente….per il suo bene naturalmente, così non può nemmeno ribellarsi contro di te. (cit. da Osho "Cambia te stesso e cambierai il mondo" – Uno edizioni)

Questa risposta ora mi risuona come un'eco della mia esperienza personale. All'età di 25 anni entrai in una crisi esistenziale. Avevo letto, fin da quando avevo 12 anni, libri di esoterismo e di magia, un mondo che mi risuonava, di cui mi ricordavo via via che leggevo quelle pagine, complesse, difficili. Era il mondo che sentivo mio.

La realtà in cui mi ritrovavo era però completamente diversa, famiglia molto devota e cattolica, ero cresciuto in un ambiente saturo di sensi di colpa di bisogno di espiare, di richieste di sostegno a icone sacre e a simulacri di marmo.

Una vita peraltro di sacrifici e di difficoltà. Punto di forza una famiglia numerosa, unita, solidale. In quella trovavo rifugio e supporto. E' li che ho incontrato il mistero e la tradizione ermetica, un paradosso che si spiega con la necessità che una pressione esterna di segno – inneschi una dinamica di segno +.

Proprio i libri e le letture che mi avevano procurato quel senso di esclusione e di isolamento, mi furono di aiuto per uscire da quella condizione, grazie anche all'aiuto di un amico speciale, che ora posso dire era una parte di me che aveva questo compito. La frequentazione di un gruppo di amici e il tentativo di concretizzare quello che era contenuto in quei libri innescarono la svolta.

Ricordo perfettamente una sera al rientro da uno dei tanti incontri di intensa condivisione, mi osservai allo specchio e mi accorsi che non era io che non ero all'"altezza" del mondo che mi circondava, ma ero il mondo che non era alla mia altezza e che potevo e dovevo creare il mio mondo.

Allora non ero ancora del tutto consapevole che la realtà esterna fosse solo una neuro simulazione, e quindi intrapresi la via del "guerriero". Forgiarmi in modo da incidere sul mondo e renderlo a mia immagine e somiglianza. Non sapevo quanto fossi vicino alla verità, ma ci sarebbero voluti molti altri cicli ed esperienze interiore per rendermi conto che era su di me che dovevo incidere.

Osho, nella sua risposta, in modo velato descriveva il mondo duale e la dinamica che solitamente lo sottende, l'ego che ha una sua idea di come debba essere il mondo per soddisfare i suoi bisogni e quindi si adopera perché ciò avvenga. Il paradosso è che appare necessario credere che lo sia per potere poi attraverso l'esperienza accorgersi di come stanno in realtà le cose.