Energia sottile

Gli incontri delle meditazioni attive hanno avuto inizio, quasi per scommessa, tre anni fa, presso la palestra Loto Club in Via Burzagli, nel tempo hanno avuto uno sviluppo sempre più costante con momenti di aggregazione molto forti e intensi, non si è saltato un solo sabato, aldilà del numero dei presenti, ogni volta che veniva convocato il gruppo. Questa iniziativa ha trovato, da qualche mese, una collocazione ufficiale integrandosi nell'Associazione Idee Infinite, per conto della quale quest'anno faccio i gruppi di meditazione, Come location, in assenza di una sede associativa, dopo la prova effettuata circa un mese fa, ho scelto in via provvisoria quella del Centro Studio Danza Caroline. Già descritto in altra occasione e che ha tutte le caratteristiche adatte all'esecuzione di meditazioni attive: forma, spazio, resa sonora.

Il calendario prevede tre incontri al mese di sabato, l'orario è quello già ampiamente sperimentato: 16,30 - 18,30. Fatta questa premessa vengo alla seduta di oggi, sabato 20.10.12.

Si sono iscritte 12 persone, con due nuovi ingressi. Le operazioni preliminari di iscrizione e regolarizzazione avvengono velocemente e comodamente nell'ampia ed accogliente reception, arredata con sedie e panche, un front office professionale, dietro il quale sto sistemato, non senza provare una certa soddisfazione. Già dalla volta precedente ho avvertito che questo posto ha un fascino particolare, per me è come se ci fossi stato da sempre. In generale ed è l'impressione di tutti, induce un senso di armonia e di accoglienza che mette a proprio agio, c'è una "buona" energia che rende vivo tutto l'ambiente, del resto qui si danza e la danza è l'espressione corporea dell'energia. Una nota particolare, oggi sono presenti anche due uomini, evento molto raro.

Dopo la fase burocratica si passa subito al lavoro, si sceglie la sala quadrata, perché è la più bella ed energeticamente efficace. Intanto ho avviato una colonna sonora di sottofondo di musica etnica degli indiani lakota, e all'ingresso in sala, tutti istintivamente si mettono a danzare per cui il mio invito diventa pura formalità, c'è voglia di muoversi, di fare, di attivarsi, una "carica" particolare. Per una buona mezzora si lavora sul radicamento, sullo stop and go, sull'incontro degli sguardi e dell'altro per creare un'amalgama tra tutti, rompere il ghiaccio e mettere in contatto con se stessi attraverso l'altro. Questa prima fase si conclude con una danza libera finale per sciogliere il corpo e armonizzare l'energia.

Questo lavoro preliminare di routine, fatto già in altre occasioni, oggi ha un che di particolare, di nuovo, di diverso, di originale. Appare più efficace, non è un tirar via o uno schema formale ma è un fluire armonico, naturale. Avverto come una risonanza, un eco di momenti e gruppi diversi che sembrano, abbattendo le barriere di tempo e di luogo, essere tutti ugualmente presenti qui e ora, un'emozione forte, intensa, da brivido.

Oggi ho deciso di riproporre una meditazione notoriamente impegnativa, soprattutto per chi si accosta per la prima volta alle meditazioni attive, e particolarmente pervasiva: "Gourishankar", stavolta non applico l'equazione prima volta=kundalini. Nuovi e vecchi sono accomunati tutti in un unico impegno, scalare le vette delle proprie possibilità e sperimentare ciò che è nascosto, la forza che muove, l'energia sottile, legata al respiro e o indotta da esso. Per Gourishankar è importante la descrizione accurata delle fasi, soprattutto la prima fondamentale, la cui esecuzione accurata apre le porte ad una sperimentazione che ha sempre lasciato il segno in quanti l'hanno praticata: sorpreso e sconcerto, in alcuni casi anche paura.

Com'era prevedibile il primo stadio è quello che desta le maggiori perplessità per la difficoltà dovuta al controllo ritmico del respiro che prevede la sequenza: inspirare-trattenere-espirare-trattenere, al quale va ad aggiungersi l'apertura e chiusura degli occhi collegata all'inspirazione e alla espirazione. Molte le domande che mi vengono fatte e le richieste di chiarimenti.

Ancora più complesso diventa soffermarsi su quanto accade nella seconda parte: il latihan, il movimento involontario del corpo. L'energia che si attiva senza che ci sia un imput della mente, un lasciar accadere che presuppone un'assenza sia del fare che del non fare.....! Qui c'è poco da descrivere, c'è da restare lì fermi ma non rigidi e attendere senza aspettative o intenzioni ma anche senza bloccare o controllare e quando arriva quel qualcosa di indescrivibile, lasciare che si snodi liberamente, rimanendo solo vigili testimoni. Una fiducia totale nell'imprevisto ed imprevedibile, una sofferenza per la mente e un violenza per l'ego.

Apparentemente più semplice descrivere gli ultimi due stadi, l'ascolto e l'immobilità che costituiscono entrambi elementi catalizzatori di tutto quello che si è smosso e attivato dentro è in questi due momenti che il testimone elabora l'esperienza..

Si parte e già dai primi momenti emergono problemi con la respirazione, stranamente il gruppo si divide in due fasce da un lato quelli più in difficoltà e quasi in sofferenza, dall'altro quelli concentrati, che seguono il ritmo con apparente disinvoltura. Abbinare al ritmo respiratorio quello dell'apertura e chiusura degli occhi disorienta un po' tutti. Alcuni decidono alla fine di tenere gli occhi o sempre aperti o sempre chiusi, altri riescono a eseguire ma si avverte una certa tensione e forzatura. Lascio che ognuno affronti e gestisca i propri problemi rendendosi così consapevole delle proprie difficoltà e limiti.

Quando comincia il ritmo tambureggiante del Latihan che poi sfocia in un movimento lento e sinuoso sottolineato sempre da colpi veloci di tamburo, sono tutti fermi. Poi qualcuno comincia a muoversi, per poi arrestarsi in una posizione diversa, altri danzano ritmicamente, è chiaramente difficoltoso gestire questo movimento non movimento, senza metterci l'intenzione o senza rimanere immobili per un naturale blocco da aspettativa. Qualcuno poi dirà di essersi addirittura arrabbiato con se stesso per non essere riuscito a muoversi, si sentiva come fermato da mani estranee che gli impedivano i movimenti. Poi intuisce l'importanza di essersene accorto e del fatto di aver compreso di poter essere testimone di quello che gli accade.

Nello step che segue c'è molta concentrazione, la quasi totalità dei presenti è presa dal suono coinvolgente e insistito che disegna volute sempre più ampie nelle quali alla fine si finisce per perdersi.

L'ultimo tempo è un classico delle meditazioni di Osho, rimanere distesi e immobili senza fare assolutamente nulla.

Il ritorno stavolta è molto più laborioso, questa meditazione è particolarmente impegnativa e coinvolgente e fa entrare in profondità inesplorate, aldilà della disposizione e attitudine del momento. Breve la condivisione ma ricca di spunti, di riflessione interessanti e resoconti di sensazioni inusuali, momenti di veri e propri falsh intuitivi.

Ci sono apprezzamenti da parte di tutti e entusiasmo da parte di alcuni sull'effetto dell'esperienza fatta questo pomeriggio. Prossimo appuntamento sabato 3 novembre.