Dimensione profonda

I sabati si susseguono a ritmo costante, e questa continuità sta dando senso ed efficacia agli incontri. Quando arriva l'ultima partecipante in ritardo, siamo già nella Buddha Hall a "riscaldarci" con la consueta danza sacra degli indiani d'America, che sta riscuotendo molto successo. Stavolta la prolungo per una ventina di minuti, perché vedo e sento che il gruppo è particolarmente coinvolto e, considerato il lavoro che andremo a fare oggi, questo preludio tribale è perfetto.

Con quest'ultimo incontro del mese, si chiude il ciclo di lavoro sul primo chakra e nel programma è prevista una meditazione guidata per entrarci in contatto diretto, seguita dalla meditazione attiva "Il bambù cavo" e la meditazione di Osho, sulla paura. Full immersion, quindi, con la parte più istintiva, primordiale, oscura. Quando risuona la struggente invocazione della pioggia, la danza raggiunge livelli intensi e quando l'ultima nota svanisce in eco, si materializza un silenzio profondo e commovente. Non poteva esserci migliore preparazione alla meditazione sul primo chakra. Si forma il cerchio e si spengono le luci, nel centro della hall, brilla la fiamma della candela che ci fa luce dal 21 di dicembre, dalla data cioè della celebrazione del solstizio d'inverno. Una candela "magica" di forma rotonda, di colore verde, arricchita da numerose borchie multicolori, omaggio di una della nostre praticanti e sembra non consumarsi mai!

Un suono di guarigione fa da sottofondo alla parte recitata che descrive minuziosamente la struttura del chakra, la sua collocazione, le tecniche, i movimenti per percepirlo e per creare un collegamento. C'è visualizzazione e fisicità in questa meditazione, l'allineamento di tutto il corpo sul punto energetico avviene con fluidità e naturalezza, l'assoluta immobilità che segue è il segno dell'identificazione nel flusso verticale di energia lungo la colonna vertebrale. Al termine della parte recitata, seguono alcuni minuti di sola musica che consentono di fissare e stabilizzare l'identificazione con il flusso e la consapevolezza dell'esperienza in atto. Al termine si resta ancora un po' al buio per consentire un ritorno graduale alla coscienza vigile.

La concentrazione è al top, il radicamento pure, quindi dopo pochi istanti di pausa si passa alla meditazione "Il bambù cavo", sperimentata più volte in questi anni, ma nuova per i due terzi dei presenti. Meditazione, stupenda, forte, emozionante, completa. Lega insieme il senso di radicamento, di fluidità, di vuoto pieno, di sereno abbandono e di attiva amorevolezza, lo yin e lo yang qui si alternano in modo armonioso e sublime. Mi soffermo un po' di più sulle istruzioni, soprattutto per quanto riguarda l'identificazione con il bambù, ricordando i suoi simboli, le sue risorse, la sua struttura. Il suo abbandonarsi fiducioso alle intemperie, flettendosi senza mai spezzarsi, fluido come un atto d'amore, la capacità di assorbire tutte le stimolazioni e le sollecitazioni, identificandosi in esso si sperimenta la fiducia nell'altro e in ciò che offre la vita, allo stesso tempo si osservano i propri limiti e paure. Lo scambio poi dei ruoli, tra bambù e intemperie, offre un efficace confronto tra la capacità di dare e di ricevere, di gestire il proprio e l'altrui spazio. Si comincia: chi affronta per la prima volta questa esperienza è nervoso, ansioso e quindi diventa rigido, fatica a tenere gli occhi chiusi, ha voglia di sbirciare per osservare cosa sta per capitargli e attrezzarsi a gestire quella che viene vissuta come un'esperienza invasiva. La scelta poi di iniziare come bambù piuttosto che intemperia, svela la condizione interiore di ognuno dei presenti ed è facile notare come i più "timorosi" scelgano di fare il bambù in un secondo momento per rendersi conto, osservando gli altri, cosa gli accadrà. Non sta meglio chi è chiamato ad "agire", prova imbarazzo, è incerto sul da farsi, non sa se, come e dove toccare. Il contatto fisico è un tabù ancestrale e rimane un agire proibito, finchè resta nello spazio della mente. Col passare dei minuti l'energia comincia a sbloccarsi, il tocco diventa più spontaneo, fluido, naturale, c'è fantasia, si osa di più, perché ci si accorge che si può toccare con amore e giocosità; ora c'è tenerezza, accoglienza, coccole. Ora il vento, la pioggia, gli uccelli, ogni sorta di elemento si sorprende del suo stesso agire, si rende conto che non accade nulla, non c'è giudizio o rimprovero. Per chi riceve c'è iniziale timore, insicurezza, sta fermo, rigido anche quando riceve vigorose spinte, dal vento; viceversa si muove seguendo la musica senza che nessuno lo solleciti. Poi, via via, la fiducia prevale e si apprezza la piacevolezza delle "attenzioni", la dolcezza del flettersi alla spinta del vento, il fremere al soffio delle brezze, i brividi provocati dalle carezze giocose. Ecco ora ci si può fidare! La fluidità dell'abbandono si accompagna al perfetto radicamento che rimanda quel senso di sicurezza che permette di sperimentare con totalità la miriade di sensazioni che arriva.

Al termine della sessione molti occhi sono lucidi, segno che ci si è letti, scrutati dentro, si conosce un po' di più la propria dimensione interiore, il proprio stato, la propria condizione, grazie alla disponibilità e alla fiducia dell'altro che ha fatto da specchio. "Il bambù cavo" lascia ancora una volta il segno!.

Proseguendo con la sperimentazione, che caratterizza il gruppo in quest'ultimo periodo, e in queste condizioni ideali ci si prepara ad affronta una meditazione inedita, "La paura"

In questa sessione non c'è nulla da spiegare, non ci sono istruzioni preliminari, ognuno assume la posizione più comoda possibile e poi si lascia guidare dalla voce che conduce per mano, passo dopo passo, verso la parte più intima e profonda di se. La meditazione dura circa 40 minuti, e via via si scende sempre più giù, si resta alla fine immobili in uno spazio di propria scelta, seduti a osservare tutto quello che accade al corpo e intorno, ai segnali che arrivano, siano pensieri o sensazioni, una vera celebrazione del testimone. In questo spazio di pace, di tranquillità e di silenzio ognuno crea il suo rifugio naturale e sicuro nel quale tornare ogni volta che occorre, ogni volta che qualcosa o qualcuno incombe, ogni volta che si ha paura.

"Non è possibile uccidere la paura, infatti, la paura racchiude in sé una particolare energia e nessuna energia può essere distrutta. Non puoi distruggere neppure una goccia d'acqua, puoi solo mutarla in ghiaccio, oppure farla evaporare, comunque essa permane. Permane da qualche altra parte, non può uscire dall'esistenza. Neppure la paura può essere distrutta. Ebbene cosa si deve fare? Occorre comprendere la paura. Cos'è, come sorge? Da dove nasce? Qual è il suo messaggio?. Scruta nella tua paura, senza esprimere alcun giudizio, solo così la puoi comprendere". Osho "La paura"

Il ritorno è lento, graduale, si riemerge nella coscienza vigile con cautela, la profondità raggiunta ha provocato il distacco dalla sensazione corporea e anche dalla sfera delle emozioni. Il rientro nel corpo è guidato da stiramenti e movimenti delle braccia, delle gambe, come quando ci si sveglia da un lungo sonno. Tutta l'esperienza è vissuta al buio e quando si riaccende la luce, si resta ancora un po' con gli occhi chiusi riaprendoli con cautela. I volti appaiono segnati dall'intensità dell'esperienza, in essi non si legge, però, alcuna emozione, la maschera è immobile, anche il corpo è fermo, seduto, non ci si guarda intorno, lo sguardo è fisso davanti a se, senza focalizzare alcun punto. Quando sento che tutti sono "rientrati", stimolo la condivisione, ma mi risponde il silenzio, nessuno sembra in grado di descrivere le proprie sensazioni. Passano i secondi, poi qualcuno rompe il ghiaccio, ma lo fa riferendosi all'esperienza delle altre due meditazioni. L'immersione profonda ha generato un diffuso stato di catatonia, che impedisce, a caldo, ogni tipo di espressione. Questo dà la misura di come si possa creare realmente il vuoto, l'assenza di pensieri, il silenzio, che si riflettono anche sulla coscienza vigile. Non c'è nulla da dire, nulla da descrivere. Si è il silenzio, il vuoto, il rilassamento, il testimone muto e vigile, nient'altro.